Flusso di coscienza -3

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Scuola.
Liceo classico.
Ultimo banco a sinistra.
Ora di italiano.
Finestra.
Bel tempo.

Analizzo tutto quello che mi sta attorno, con occhi sospettosi e selettivi.

-...Quindi il flusso di coscienza, o stream of consciousness, in origine era per gli scrittori ottocenteschi un'analisi psicologica fatta dal personaggio stesso. Un susseguirsi di pensieri, pochi eventi esterni, tante cose che succedono dentro...-

Potrei fare anche io uno stream of consciousness, ho pensato. (Oltre ad aver pensato che il mio prof di Italiano ha una cadenza ritmica della voce veramente soporifera).

Io sono in una sorta di crisi mistica, limbo psicologico, smarrimento, una selva oscura Dantesca.... come posso definire qualcosa che nemmeno vedo?

Mi sembra di stare immersa nella nebbia.
Non sono triste, sono solo confusa.
Non capisco più quali sono gli amici, non capisco chi sono io.

Chi sono io senza la malattia?
Chi sono io senza quella vocina che mi muove come un burattino?
Ma soprattutto
Esiste Elena senza Anoressia?

Forse è proprio lei che mi annulla, in senso fisico e spirituale.

Mi fa sparire dal mondo, chilo dopo chilo, mi fa sparire dal mondo, rifiuto dopo rifiuto.

E io mi lascio usare. La lascio fare.
Perchè forse sparire è meglio di affrontare?
Perchè restare bambina, monodimensionale, è meglio di crescere e diventar donna?

Avrei bisogno di grandi mani. Grandi mani calde.
Mani Che mi sollevino da terra, mi portino via da questa classe, da questa scuola, da questa città, lontano da tutti.
Mani che mi facciano sentire leggera come mai mi sono sentita prima.
Mani che fermino le mie, mentre tiro sempre di più la corda che mi stringe, annientadomi.
Ma nessuno ha mani cosí forti.
Se anche ci fosse la persona con le mani più grandi e belle di tutte.... chi sono io per meritarmi che le usi per me?
Non ne valgo la pena.
Perchè io peso. Peso di un peso diverso da quello legato alla gravità.

"Attenta che cadi, La testa pesa più del corpo!"

Mi diceva sempre la nonna quando mi sporgevo troppo dalla finestra, per guardare il cielo.

E aveva ragione.

La testa pesa troppo, più del corpo, non  è soggetta alla forza di gravità.
Va per i fatti suoi e, semplicemente, pesa, e questo peso mi schiaccia.
Spinge i miei piedi ad attaccarsi al terreno, invece che saltare, per librarmi in aria, leggera, senza età e senza chili.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 12, 2018 ⏰

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