"Oddio, scusami tanto" urlai all'unisono cadendo.
Un braccio troppo familiare mi aiutò ad alzarmi. Era come un dejavu. Almeno questo è quello che pensai fino a quando non rividi quegli occhi. Wow quegli occhi... Era di nuovo lui. Questa volta era anche vestito, e devo dire anche molto bene: il suo fisico scolpito era coperto da una camicia button-up bianca e sopra ai suoi capelli color caffè si appoggiava una bombetta nera.
"Oh... Tu sei la ragazza che sta mattina andava tanto di fretta!"
"Colpevole" ammisi imbarazzata.
Fece un sorriso bianchissimo a 32 denti -- bello quasi quanto il suo sguardo.
"Sei qui da sola?"
"No mi ha trascinata qui la mia migliore amica, ma sembra sparita" dissi sorridendo.
*Dov'è finita Jenny? Oddio ho bisogno di lei...ORA!*
Passó qualche minuto prima che mi chiedesse di ballare, a dirla tutta era praticamente costretto essendo gli unici a non ballare in quel salotto pieno di gente. Quando mi mise le mani sui fianchi pensai che sarebbero, per pura casualità, scivolate sulle mie natiche e che io sarei stata costretta a dargli uno schiaffo sul suo splendido viso. Ma, con mia sorpresa, non accadde. Questo mi stupì positivamente. Da quel momento capì che era diverso dai ragazzi che avevo conosciuto in passato, peccato che non l'avrei più rivisto.
Ballammo per un bel po' e Jenny non si era ancora fatta vedere. All'inizio mi preoccupai però quando mi imbattei, per quella che credevo fosse la 100esima volta, in quello sguardo tutte le mie paranoie scomparvero.Ci dirigemmo verso lo spazioso giardino della casa di Matthew che era seminato qua e là dagli invitati. Ci accomodammo su una panchina accanto ad una siepe.
"Non sei di qui vero? Hai un accento strano" dissi io curiosa dell'essere misterioso con cui mi ero divertita per tutta la sera. Dove ci eravamo seduti si sentiva solo il debole rimbombo della musica all'interno e il piccolo rumore del vento, quindi era più facile parlare.
"Si, hai ragione." disse lui ridacchiando "Io e miei fratelli ci siamo trasferiti qui da Firenze, proprio ieri abbiamo finito di portare tutte le cose."
Firenze era la città dei miei sogni. Sin da piccola avevo sempre sognato che ci sarei andata per studiare arte dopo aver finito il liceo. In fondo non mancava molto, il giorno seguente avrei iniziato il quarto e ultimo anno alla Lincoln Park High School. Non potevo credere che fosse passato già così tanto tempo.
"Wow, Firenze! Conosci per caso L'Accademia delle Belle Arti?"
"Certo! Il mio..."
Una Jenny ubriaca che correva verso di me interruppe la sua voce e ancora una volta non finì la frase. Guardai l'orario sul mio cellulare: erano le 00:45. L'indomani ci saremmo entrambe dovuto svegliare presto, quindi dovevo riportare a casa quella ragazzina che si era ormai accoccolata con la testa sulle mie gambe. Per quanto ero concentrata nel tenere dritta Jenny per non farla cadere, non ricordo se salutai quel giovane ancora senza nome.
Questa volta, ovviamente, guidai io lo scooter della mia amica. Durante tutto il viaggio mi domandai se avrei mai rivisto gli occhi di ghiaccio di ragazzo italiano.Tornata a casa trovai mia mamma sul divano ad attendermi. Adoravo quando mi aspettava dopo le feste, nonostante si addormantasse a volte. Era fantastica. Presi una coperta di pile a scacchi blu e rossi e la appoggiai sul suo corpo dormiente, le tolsi gli occhiali neri che usava per leggere e glieli misi sul piccolo tavolino accanto al divano insieme al libro che aveva posato sul grembo. Presi uno dei nostri post-it gialli, ci scrissi: 《Grazie per avermi aspettata!
Mi sono divertita tantissimo sta sera. TI VOGLIO BENE <3》
e lo attaccai sull'isola in cucina.
Salì le scale silenziosamente per non svegliare nessuno e mi diressi nella mia camera da letto dove avrei "dormito" quelle poche ore che rimanevano._________________
Al suono della sveglia la mia routine scolastica era ufficialmente ricominciata: ore 6:30 sveglia, dalle 6:30 alle 6:45 doccia, dalle 6:45 alle 7:15 mi dovevo vestire truccare e preparare la borsa, dalle 7:15 alle 7:30 colazione, dalle 7:30 alle 7:35 lavare i denti e alle 7:40 uscita da casa diretta verso la fermata della metro (10 min) per prenderla alle 8:10.
Per la scuola ero organizzatissima, riuscivo a rispettare tutto di quell'elenco. Quella mattina feci esattamente come scritto nella lista. Scelsi un paio di jeans Levis chiari a vita alta, un crop top nero, una giacca di jeans e un paio di converse bianche basse. Prima di uscire salutai Robert, che era in cucina a preparare il caffè, e mamma con una bacio sulla guancia.
"Non ho mai visto una ragazza adolescente così tanto felice di andare a scuola" disse Robert meravigliato dall'allegria che avevo quella mattina.
Mi era sempre piaciuto andare a scuola, non tanto per quello che imparavo ma perché mi piaceva stare in compagnia dei miei amici e delle persone in generale. Soprattutto quelli che durante l'estate non riuscivo ad incontrare perché partivano per chissà dove.
"Tranquillo Robert, questo è l'ultimo anno. L'ultimo anno per i club pomeridiani, corsi aggiuntivi, e tutte le cose che mi riempiono i pomeriggi di solito. Da giugno mi avrete in mezzo ai piedi tutti i giorni per tutto il giorno. A meno che non vada a Firenze, a quel punto vi libererete davvero di me. Ciao Ciao!" ribattei usciendo dalla porta ridendo.
Avevo parlato di quell'accademia d'arte un sacco di volte ai miei, ma non ne sembravano molto entusiasti. Probabilmente erano preoccupati che, se mi fosse successo qualcosa di brutto, loro non avrebbero potuto aiutarmi da così lontano. Di questo avevo un po' paura anche io, ma non sarei potuta mai crescere se fossi rimasta sotto le loro ali.Alle 8:30, come previsto, arrivai a scuola. Le foglie fine dei maestosi alberi del campus filtravano i raggi splendenti del sole. Mi mancava come quei piccoli fili di sole e il profumo delle querce mi svegliavano ogni mattina.
"Hey straniera" sentì una voce familiare provenire dalle mie spalle
"Ciaoo Rose! Da quanto tempo...com'è andata a Barcellona?" risposi abbracciandola.
Rose aveva origini spagnole e ogni anno passava tutta l'estate a Barcellona a fare compagnia alla nonna. Insieme a Jenny, Rose era mia amica dall'infanzia. Abbiamo fatto le elementari, le medie e il liceo tutte tre insieme, ci eravamo promesse che anche dopo il diploma saremmo rimaste insieme.
"Pronta per ricominciare?" esclamai con un sorriso a 32 denti.
"Anne, sul serio non so come fai. Ogni anno la stessa storia: io e Jenny con una faccia da cadavere e tu che sprizzi gioia da tutti i pori. La devi smettere!" concluse Rose con il broncio.
Aspettammo una decina di minuti Jenny fuori dal cancello. Poi, al suono della campanella, entrammo pronte per l'inizio del nostro ultimo anno.

STAI LEGGENDO
Solo tu ed io.
Storie d'amoreAnne è una ragazza 17enne che vive una vita precisa e organizzata tra famiglia, amici, feste, scuola. Ha un rapporto molto stretto con la sua famiglia, soprattutto con la madre. Ma l'arrivo di una persona in città scombussolerà le cose...