Gli ultimi dettagli

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Per sostenermi una stellina mi farebbe più che piacere!!! Grazie se lo farete, beh iniziamo con la storia.

—Ho paura di non essere abbastanza per questa vita, ho paura di non farcela— dicevo sempre a mia mamma con le lacrime agli occhi.

—Se sei stata scelta per questa vita, vuol dire che sei in grado di affrontarla— questa era la sua risposta ogni volta che glielo dicevo.
Ad oggi sento molto la sua mancanza ma conservo queste parole nel mio cuore. Siamo solo elementi di transizione, prima o poi tutti dovremo morire ma avrei preferito che la sua morte fosse stata diversa. È brutta da dire ma avrei preferito che fosse morta subito, senza soffrire. Ma lei no, ha voluto restare con me finché a potuto, ha deciso di lottare. Posso solo stimare una persona come lei e invidio papá per averla conosciuto.
Sono queste parole che porterò con me alla mia prima vacanza studio a Londra.
Preparo le ultime cose da mettere in valigia e nello zainetto e, mentre stavo cercando il portafogli, trova nel mio comodino la foto di mia mamma plasticata. Per un secondo rivivo alcuni ricordi che avevo con lei, dopo ciò mi brillano gli occhi. Stringo a me la foto e la metto nel portafoglio. Mamma viene con me questo è poco ma sicuro.
—Mariasole ha detto papà che dobbiamo andare— urla la mia piccola sorellina Cecilia. Già vero, mi dimenticavo della mia sorellina. So che mi mancherà. Sul mio comodino trovo uno scatto rubato di me e di mia sorella alle giostre con lo zucchero filato in mano e la metto anche questa nel portafogli. Infilo il portafogli nel mio piccolo zainetto rosa di Breshka preso di fretta il giorno prima della partenza e sono pronta a imbarcarmi, ma mia sorella mi blocca.
Si avvicina a me con un foglietto piegattato in quattro. —Tieni—. È un suo disegno.
—È il tuo disegno preferito questo, sei sicura di volermelo dare?— È un disegno tanto semplice e banale, ma per l'età che ha, è davvero bellissimo. Ci siamo io e mia sorella raffigurate con due corone sopra la testa. Dentro la corona ci sono diversi diamanti che brillano e non sono gli unici a splendere, infatti nel cielo ci sono diverse stelle che spiccano nel disegno. Questa sua ammirazione per le stelle è nata da me. Io ne sono praticamente ossessionata e le ho passato questa mia piccola passione che coltivo da quando avevo più o meno la sua età.
—Sì, voglio essere lì con te in un certo senso. Papá ha detto che vai lontano, ma quanto lontano?—
—Ei Ceci, ci vediamo presto okay?— annuisce.
—Dai aiutami a mettere il disegno nello zainetto—
I bagagli sono pronti ma non so se posso dire lo stesso di me. Tutte le paure scivolano via non appena poggio gli auricolari nelle mie orecchie e schiaccio play alla canzone "sunset lover". La macchina parte e un sole splendente promette bene la giornata ma chissà se sarà lo stesso lì a Londra.

Il mio telefono poggiato sulla macchina inizia a vibrare e cade.
-Tesoro chi è?- chiede mio papà mentre sto prendendo il cellulare. Fortunatamente lo zaino ha attutito un po' la caduta e il telefono non sembra avere subito danni.
-Aurora... è Aurora- mi starà chiamando perché non mi vede. Non credo di essere in ritardo. Guardo l'orario e mi rendo conto di esserlo un pelino.
-Pronto Auri, lo so, lo so, lo so che sono in ritardo. Scusami davvero. Sto arrivando- Le dico con una velocità che non credevo di avere.
-No Mery tranquilla. Non sei in ritardo, qui manca ancora tanta gente. Incontro è previsto per le nove e mezza e non per le nove- Mi sento sollevata a sentirglielo dire. Mi stavo già facendo venire mille paranoie. Non voglio arrivare in ritardo il giorno della partenza, che figura di merda ci farei e che etichetta darei di me agli altri perché si sa che è la prima impressione che terranno conto.
-Non ti vedevo e mi chiedevo come mai. Credevo non venissi più- Conoscendola chissà cos'avrá pensato del mio ritardo. Magari credeva fossi malata o magari credeva che il mio treno preso il giorno prima da Napoli fosse deragliato addirittura.
-Mery ma ti rendi conto stiamo per andare per la prima volta all'estero e cosa più importante insieme. Stiamo per affrontare il nostro secondo viaggio insieme- È vero, è il nostro secondo viaggio. Il primo era stato a Cesenatico al mare. Tra due nuotate e qualche figura di merda quando provavano a parlare con i polacchi ci siamo imparate a conoscere, perché come ho detto "provavamo" a parlarci. Ma in fin dei conti cosa ne potevano sapere due ragazzine di tredici anni dell'inglese. Sapevo a malapena dire il nostro nome e ci bastava per presentarci ma nel momento in cui ci chiedevano qualcosa trovavamo sempre una scusa per andarcene.
-Lo so, sono straemozianata e felice. È tutto così nuovo e non so davvero cosa mi aspetta. L'unica certezza è che sarà sicuramente meglio della nostra prima-
Non è di certo difficile superare la nostra permanenza a Cesenatico, il programma era abbastanza noioso e ripetivo. Mare la mattina e pineta il pomeriggio ogni singola giorno e viceversa. Poi c'erano i giorni in cui eri più fortunata dove c'era qualche attività serale con quiz e volte anche in una discoteca adattata per noi "piccoli".
-Già, mi stanno chiamando. Devo posare la valigia. Ci si vede tra poco. Ciao- non sono sicura di aver sentito bene, c'era un po' di casino tra voci che si sovrapponevano e rumore di valige, ma se veramente avessi capito bene devo muovermi.
-Papa, Ceci corriamo stanno già mettendo i bagagli in aereo- papà inizia a cacciare le valigie dalla macchina e ci dirigiamo a passo veloce verso il nostro punto di incontro.
Siamo arrivati e la prima cosa che salta sull'occhio per me, che non ho mai preso l'aereo, è la confusione e le corse per prendere il proprio volo. Mi soffermo sui volti della gente e si legge chiaramente la loro espressione preoccupata, nel frattempo tocca al telefono di mio padre squillare.
-Chi è Pa?-
-Numero sconosciuto- mi risponde.
-Pronto- pronuncia mentre mette in vivavoce la telefonata per sentire meglio. L'aeroporto è un luogo molto caotico, insomma è un po' un caos. Un po' come nella mia mente adesso. È tutto un grande caos che in un certo senso mi ritrovo. È in mezzo a questo casino che mia sorella riconosce da dove proviene la voce nel telefono.
-Papà, papà guarda- si spinge nella folla per seguire Cecilia e così facciamo lo stesso io e mia mamma.
-Signor Stella, siamo pronti manca solo sua figlia...- Mio papà stacca il telefono e saluta l'educatrice. Ci avvisa che dobbiamo posare sia il bagaglio a stiva sia quello a mano poiché sarebbe solo un ostacolo. Così facciamo ma prima di farlo prendiamo una felpa perché farà freddo lì.
Saluto la mia famiglia e con loro abbandono anche quella sensazione di casa che mi davano. Ed è qui e così che inizia la mia prima vera esperienza.

IL MIO ARCOBALENO DOPO LA TEMPESTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora