La svolta - Viviana e Andrea

32 4 0
                                    

Ennesimo 18 anni della classe, questa volta si trattava di Gianna. Era il 20 luglio e il tutto si sarebbe svolto in un locale molto chic in riva al mare. C'erano 47 invitati di cui 24 ragazzi, ma tutto ciò che gli occhi di Viviana riuscivano a vedere, era una sola persona, un solo ragazzo, il cui nome provocava in lei tanti sentimenti differenti: Andrea. Quella sera Viviana si sentiva sicura di sè, forse per la pelle abbronzata, i capelli schiariti dal sole, il vestito che le faceva risaltare le forme, e perchè no, forse anche grazie ad uno sforzo mentale degno di nota. Viviana aveva deciso che sarebbe stata la sua serata, il momento della svolta, avrebbe colto l'occasione, senza badare alle conseguenze. 


 Ore 1.30, Viviana ancora non aveva trovato il momento adatto per fare la propria mossa. Gli amici di Andrea non l'avevano lasciato solo neanche per qualche minuto e Viviana preferiva mantenere un minimo di dignità. 

 Ore 2.00, ormai il padre di Viviana era arrivato, il momento giusto invece no. Aveva perso la sua occasione. Non salutò nessuno prima di andarsene, neanche la povera Gianna. Si diresse da sola al guardaroba, con le lacrime che minacciavano di riversarsi copiosamente sulle sue guance e la voglia matta di prendere a calci la sua insicurezza. "Non sarò mai come le altre", si ripeteva mentre con molta calma raccoglieva le sue cose. Un leggero giacchino di jeans le copriva le spalle, in quella secca e stranamente fredda, giornata d'estate. La sua borsetta rosa nella mano destra, coordinata al vestito lungo. Niente tacchi per la serata, scatenarsi era l'imperativo. Era... Viviana aveva perso la sua occasione. Altrettanto lentamente iniziò ad avviarsi alla macchina, obbligandosi di non far trasparire il minimo turbamento. Pensava in positivo, alla fine era stata una bella serata, aveva ballato con le sue amiche, visto un video molto imbarazzante di Gianna, rivisto i suoi amici di classe. Eppure, il suo piano era fallito, la sua timidezza aveva vinto, e il suo Andrea non sarebbe mai stato suo. Meglio così, in fondo, chi ha bisogno di un ragazzo? Soprattutto di un ragazzo come Andrea, un permaloso, pignolo, menefreghista... Poteva vivere benissimo senza, o forse sarebbe stata solo sopravvivenza? Quando si destò dalla confusione della sua mente, notò di aver sbagliato strada. Si guardò attorno e vide il nulla, buio pesto, la sabbia sotto i suoi piedi e le stelle sulla sua testa. Forse non era poi così male tutto ciò. Il rumore del mare era una dolce ninna nanna. Decise di sedersi un attimo e godersi quella fetta di paradiso, cercando di allontanare il caos dalla sua testa. "Il mondo è una macchina perfetta", constatò, "tutto funziona nel verso giusto e tutte le componenti sono perfettamente in sintonia". Lo stesso non poteva dire del corpo umano. La mente tentava costantemente di ricondurla sulla via della razionalità, spesso facendole perdere occasioni. E invece il cuore, povero cuore, così poco ascoltato, anestetizzato dalla ragione. Si possono ignorare i sentimenti? Si può vivere di ragione? L'apatia. L'apatia era la risposta di Viviana al dolore. Non superava il dolore, non ci riusciva mai. Lo neutralizzava. E il rumore delle onde del mare sul bagnasciuga, la flebile luce della luna calante, l'umidità della sabbia, stavano neutralizzando il dolore. Controllò l'orario, era passata un'ora. Non le importava. L'apatia. Tentò di ritrovare la strada facendosi luce con la torcia del telefono. Sul suo telefono 9 chiamate perse, 8 da "papi", vittima innocente di un piano fallito, e una da...no, Viviana non poteva crederci, doveva esserci un errore. Controllò, ricontrollò, meditò, ragionò. Si può vivere di ragione? Si possono anestetizzare i sentimenti? Fu il cuore a rispondere questa volta, fece la voce grossa e riuscì a placare le lamentele del cervello. Viviana decise di seguire quell'organo che si dimenava nel suo petto, ma senza ignorare le raccomandazioni del cervello. Spinse su "richiama", attese 3 squilli e alla fine... 

"Dove sei? Non hai salutato, sei andata via, ma tuo padre è ancora qui ad aspettarti" Disse tutto d'un fiato il suo interlocutore. Lei non sapeva bene come rispondere, le parole non riuscivano ad uscire, e il cervello non riusciva ad elaborare. La sua macchina imperfetta, dimostrava la sua imperfezione. Ha risposto impulsivamente alla fine. "Non so dove sono, mi sono persa". Andrea soffocò una risatina, ma poi decise di andare a cercarla, seguendo le indicazioni che lei gli dava tramite telefono. Lui la raggiunse. La fetta di paradiso le sembrò ora un vero e proprio paradiso sulla terra. Lei fu imbarazzata, ma per fortuna il buio mascherò le sue guance rosse. Lui sembrava sicurò di sè, accennò una corsetta e la abbracciò. La macchina imperfetta dava segni di perfezione. Tutte le sue componenti in armonia. Il cuore e il cervello facevano la pace. Fu un abbraccio saldo, deciso, senza timidezza. Sembrava che 18 anni di esistenza fossero stati solo una preparazione a questo evento. Viviana trovò il suo posto nel mondo che non era un punto sul mappamondo. Trovò la sua casa, che non era fatta di mattoni, e neanche di cemento, non una casa di legno e neanche di plastica. Una casa in carne ed ossa, due braccia con un cuore. Nessuno dei due seppe con certezza quanto durò quell'abbraccio, ma sembrava che fosse una boccata d'aria fresca, una salvezza. Senza dire niente, tornarono alla festa. Lui le prese la mano, durante il tragitto. Le loro dita intrecciate, i loro cuori palpitanti, niente più apatia, niente più dolore, niente più passato. Solo il presente, fatto di attimi, di momenti da cogliere. Arrivarono alla festa, niente più paradiso. Il padre di Viviana era al centro del locale, sbraitava frasi illogiche, intrise di parolacce. Tutti gli invitati rimasti e i parenti, attorno a lui senza parole. Il padre di Gianna al telefono, denunciava la scomparsa di una ragazza. La madre era stesa su una sdraio, con il viso cadaverico. I due spasimanti arrivarono, non ancora consci di ciò che avevano provocato. Il resto della sala li vide. Un attimo di silenzio causato dallo stupore. Il padre di Viviana si ricompose, prese la figlia, la portò in macchina, sbattè lo sportello. Lei non si oppose. Il padre tornò nel locale, si scusò con il resto degli invitati e con il padre di Gianna. Ritirò la denuncia di scomparsa e tornò in macchina, dove iniziò un discorso che Viviana non riuscì bene a capire. Si scusò per ciò che aveva fatto, capì l'errore. Non spiegò la motivazione, aveva conosciuto il paradiso, ma era il SUO paradiso personale, nessun altro avrebbe compreso. Andrea rimase lì, immobile, impietrito, in silenzio. Gli chiesero spiegazioni, lo sgridarono, tentarono di smuoverlo da quello stato di trance. Lui alla fine sorrise, guardò negli occhi ognuno degli invitati e disse "è sempre stata lei".

#scenedivitaquotidianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora