weak

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Black Angel
         -weak


Mi sentii cadere, il suo sguardo era puntato sul mio braccio.
Feci qualche passo indietro e toccai il muro, mi lasciai cadere sul pavimento e lasciai che le lacrime cadessero sul mio volto.
In quel momento avrei voluto essere pesante come la palla di un cannone, avrei voluto distruggermi mentre distruggevo tutto quello che mi stava intorno.
Tutto ma non jamie, lui meritava di vivere.
Quando alzai gli occhi vidi la sua figura con le ali spalancate davanti a me.
Mi tese la mano, la guardai un attimo ma non la presi.
Jamie mise le mani sui miei fianchi facendomi sbarrare gli occhi e mi alzò da terra.
Mi portò al lavandino e fece scorrere l'acqua sul mio polso, prese una garza dal armadietto sopra al lavandino e l'avvolse intorno al polso che non sanguinava, il sangue era troppo poco e non si mischiò all'acqua.
Avevo deluso lui e non avevo ottenuto niente.
Sembravo una bambina viziata in cerca di attenzioni ai suoi occhi.
-Ora ti senti meglio?- disse prendendomi in braccio.
Non risposi, riconoscevo il suo sarcasmo e avrei solo pianto alla fine di quella conversazione.
Mi fece sedere sul letto e tirò fuori dal suo armadio due valige, prese i suoi vestiti e li buttò dentro e poi fece lo stesso con i miei.
Mi fece alzare e posò le due valige sul pavimento di fianco a lui.
Con una mossa abile mi strinse tra le sue braccia e proprio in quel momento sentii il pavimento scomparire sotto ai nostri piedi, la sensazione di cadere avvolse il mio corpo e poco dopo sentii un tonfo. 
Jamie respirò profondamente e mi liberò.
Mi inginocchiai in parte a lui che era steso a terra.
-Ti sei fatto male?- chiesi cercando qualche livido.
-Eccoci a Londra- disse ignorando la mia domanda.
-Anzi, molto vicini a Londra- disse sorridendo e alzandosi da terra. Mi prese la mano e mi fece alzare.
Le due valige erano buttate a terra e davanti a noi una vetrata si alzava mostrandoci una vista particolare sulla città.
Jamie strinse di più la mia mano e attraversò insieme a me la vetrata.
Mi prese in braccio e spalancò le grandi ali nere.
Iniziò a volare sopra la città, mi sorrise mentre il vento freddo mi pungeva le guance e poi si fermò.
Mi posò sul pavimento invisibile dal quale ero caduta l'ultima volta e mi prese la mano.
-Faresti un giro con me?- chiese guardandosi in giro.
Sorrisi e tenendoci per mano iniziammo a camminare. 
Mi indicò vari edifici, mi disse il nome di molte strade e poi tornammo a casa.
Le valige erano disfatte e guardai jamie incredula. I suoi occhi sembravano felici.
-Mamma?- urló qualche secondo dopo vedendo una donna sull'entrata della porta. 
La donna sussultò e corse tra le braccia del figlio.
Jamie la strinse e lei ricambiò.
Si guardavano come se si fossero ritrovati dopo anni e anni di solitudine.
-Tesoro, mi sei mancato- disse la donna portando una mano sul volto del figlio mentre una lacrima le rigava il volto.
L'unica cosa che mia madre avrebbe detto sarebbe stata: "la puttana si è fatta viva. Ora ti insegno a non sparire".
Questa frase l'avrebbe detta con così tanto veleno che mi sarei vergognata.
-Anche tu mamma- disse jamie lasciandole un bacio sulla guancia. Guardava sua madre come se lei fosse stata una stella luminosa.
-Piacere, sono la madre di james- disse la donna in maniera garbata avvicinandosi a me con una mano tesa e riportandomi alla realtá.
-Piacere, sono...- dissi guardando jamie interrogativa, cosa ero io per jamie?
-La mia ragazza, quella di cui ti ho parlato- disse jamie sorridendomi.
La donna sussultò.
-Vorrei conoscere i tuoi genitori cara, james mi ha parlato molto di te- disse con lo sguardo basso.
Jamie parlava di me con sua madre.
-Vedi mamma, i suoi genitori...- disse jamie con lo sguardo fisso sul pavimento.
-oh no james. Dimmi che non...- sussultó la donna guardandomi.
-Non si preoccupi, erano cattive persone- dissi in difesa di jamie.
-Nemmeno la più cattiva delle persone merita di morire uccisa, cara- disse con tale amarezza nella voce che avrei voluto raccontarle tutto quello che ho passato. Mi prese la mano e mi fece sedere sul letto.
-james, potresti portarci del succo di frutta?- disse la donna con un gesto ampio delle mani.
Jamie mi guardò e quando sorrisi varcó la porta per andare nell'altra stanza.
-Tesoro, io non voglio metterti paura o ansia, avresti voglia di raccontarmi qualcosa sui tuoi genitori?- disse prendendomi una mano.
Sussultai piano e spostai lo sguardo sul muro.
-Erano delle persone che si completavano, erano entrambi diversi ma odiavano tutte le altre persone- feci un respiro.
-Mi trattavano male e quando il mio fratellino morì a soli 3 anni, diedero la colpa a me- mi bloccai quando jamie entró nella stanza con due bicchieri pieni di succo d'arancia, lui sorrise e mi diede uno dei bicchieri, lo presi e sorrisi.
-Lo sai che i corpi dei tuoi genitori sono già spariti?- mi chiese piano, quasi spaventata. Rimasi in silenzio e poi scossi la testa.
Jamie mi prese le mani.
-Tutti si dimenticheranno della loro esistenza- 
Sussultai e strinsi le sue mani, avevo bisogno di lui, non dei miei genitori.
Guardai la madre di jamie che cercava di essere invisibile.
Non sapevo cosa provavo, sentivo un dolore al petto ma anche una sensazione di leggerezza come essersi tolti un peso. 
Sentii una scossa attraversarmi tutto il corpo ed ebbi un conato di vomito.
Mi alzai subito dal letto e corsi in bagno dove mi gettai sulla tazza del wc.
La testa mi scoppiava.
Sentii delle voci: 'avete fatto l'amore, james?'
'senza precauzioni?' 
'lo sai, è un problema' 
Sentii un rumore di vetri rotti.
Mi lavai le mani e i denti.
Guardai il mio riflesso nello specchio, cercai di sorridere.
Mi precipitai da jamie e sua madre.
-Che succede cara?- chiese la donna prendendomi la mano.
-Non si preoccupi, avró mangiato qualcosa di non buono-
-Oh cara, ci hai sentiti?-
Feci una smorfia spontanea e jamie rise.
-Potresti fare il test?- chiese la donna guardando jamie.
-Oh certo, mi dispiace- dissi diventando rossa.
-Oh cara, scusami- disse fissando jamie.
Guardai il biondo che mi fissava speranzoso.
-Mi scusi, perchè?- chiesi rendendomi conto di essere l'unica dei tre a non sapere niente.
-James, potresti portarmi il test?- sbarrai gli occhi, o quella donna prevedeva il futuro o io ero rimasta fuori da tutto.
Vidi jamie scomparire e la donna lasció la stanza.
Mi sedetti sul letto e scossi il capo.
Mi ritrovai jamie vicino che mi tendeva l'affare, anche chiamato test di gravidanza.
-Ma io non so usarlo- dissi diventando rossa.
-Credo che serva solo la tua..-
-ok, ok- dissi mentre jamie rideva.
Mi precipitai in bagno.
Qualche minuto dopo guardai il test.
Aspettai, finchè non vidi due linee rosse: aspettavo un bambino.
Tremai e lasciai cadere il test, scivolai sulle gambe.
Cosa avrei detto a jamie? E a sua madre?
Sentii bussare e poco dopo jamie era seduto vicino a me.
Guardó il test e poi le istruzioni.
Mise una mano tremante sulla mia.
-Mi dispiace- disse mentre una lacrima rigava il suo volto.
-Io tengo il bambino- dissi alzandomi in piedi.
-Lasciami, fai quello che ti pare ma io...- non mi lasció finire, si alzó e mi strinse in vita.
-Come potrei solo pensare di lasciarti?- disse mentre le lacrime blu scuro scendevano sul suo volto.
-Come puoi solo pensare di ucciderlo?- urlai mentre mi allontanavo da lui.
Jamie rise poi diede un pugno allo specchio che si frantumó in mille pezzi sotto i suoi occhi.
Il sangue scorreva sul pugno ancora chiuso, gli occhi che esprimevano un vortice di emozioni.
-Come puoi pensare che io voglia uccidere nostro figlio? Il nostro amore?- Urló senza guardarmi.
-Spiegami cosa sta succedendo- 
dissi con una mano sul ventre. Da quanto stavamo insieme? Un mese? Non sapevo niente. Ero morta, sospesa su un pavimento troppo fragile.
-Nostro figlio nascerà morto- disse sferrando un altro pugno al muro. Mi sentii tremare.
Le lacrime pungevano i miei occhi.
-Non è vero!- urlai correndo verso jamie.
-Non è vero, jamie, non è vero!- urlai ancora sferrando dei pugni contro il suo petto.
Le sue ali si strinsero sul mio corpo e mi strinse così forte da lasciarmi senza fiato.
-Io non lo so- disse baciandomi la fronte.
-Dimmi che non è vero- dissi tra i singhiozzi, il gusto salato delle lacrime e il ritmo crescente dei battiti del cuore.
-Ti prego jamie- continuai facendomi piccola tra le sue braccia.
Sentii un sobbalzo, così inquetante. Jamie era così fragile.
-Scusatemi ragazzi- disse la madre di jamie entrando con molta cautela.
-Io vado, vi lascio soli- continuó facendo un segno con la mano mentre mi staccavo dalle braccia di jamie.
Vidi un sorriso fragile sulle sue labbra prima che mi prendesse ancora tra le sue braccia.
Tentai di uscire da quella prigione, tentai di fermare le lacrime, tentai di stare lontana da quello che stava per succedere.
-Non possiamo fare niente?- chiesi balbettando.
-Una sola cosa- disse piano.
-Sfidare Lucifero- disse sussultando.
-Tu lo faresti per noi?- chiesi con la paura che sentivo nelle vene. Tremai, scossa da mille brividi.
-Io sì, ma tu? Tu lo faresti per noi?- chiese stringendomi le braccia.
Respirai e sorrisi.
-Abbiamo una probabilità su mille di vincere- disse chiudendo gli occhi.
Presi la sua mano.
-Ti stancherai? Ti stancherai di combattere per una nullità come me?- chiesi con il fiato corto.

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