Capitolo Tre

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Ntalie sbatté le mani sullo specchio del bagno di casa.
Fissò il movimento continuo dei suoi occhi.

"Io non sento il dolore come gli altri... io sono forte!"

Prese un ago e un filo nero in mano.

"È inutile, non aiuta."

Provava una strana sensazione nel suo subconscio.
Ridacchiò.

"No... lo sto facendo perché lo voglio." Sollevò l'ago col filo e sorrise.

"Il tempo è scaduto."

Pezzo dopo pezzo, taglio dopo taglio. Anche se il dolore in realtà era insopportabile lei non piangeva. Ormai non c'erano più lacrime da versare.
Il sorriso si era stampato sulla sua faccia.
Il sangue fuoriusciva... scorreva e bagnava il lavandino.
Quando ebbe finito, si alzò e ammirò la sua opera.
Accarezzò i punti ai lati della bocca, che formavano un lungo e orrendo sorriso.
Sentì il sangue caldo sulle dita e lo leccò delicatamente, gustandolo con piacere...
Si fermò quando vide il riflesso di sua madre sullo specchio.

Si voltò bruscamente.

Vide gli occhi disperati della madre mentre guardava le dita insanguinate della figlia.
Natalie sentì improvvisamente dolore ed iniziò a piangere.

"Mamma..."

Non si era mai sentita così confusa... ma cosa aveva appena fatto?

Sua madre le prenotò una terapia. Natalie non voleva togliere la cucitura dal suo volto per timore del dolore.
Decise di portare il cappuccio per non permettere a nessuno di vederle.

Natalie si sedette su un sedile di cuoio e fissò la donna bionda di fronte a lei in silenzio.

"Il tuo nome è Natalie, vero?
Sono Debera, e sono qui per aiutarti. Ora dimmi, quali sono stati i tuoi problemi di recente?"

Natalie la fissò.

"Il tempo."

Debera le rivolse uno sguardo confuso.

"Come cara?"

Natalie stingeva forte le sue mani sul sedile duro.

"Tutto.
Tutto vive attraverso esso, procedendo lentamente con la vita, che viene controllata da esso solo per essere torturata senza fine, fino a quando non si capisce di non avere più uno scopo.
Quel cerchio... non rallenta, non accelera...
Sì... è molto violento.
Fa vivere attraverso la tortura più e più volte, incapace di avanzare, a partire da esso."

Natalie davvero non aveva idea di quello che aveva appena detto.
Si sentiva come se non fosse più se stessa.

Questo potrebbe essere a causa di tutte quegli avvenimenti orribili che ha vissuto?
No, è impossibile...
Ma per qualche strana ragione a lei piacque.
La terapeuta si avvicinò.

"Tesoro, voglio che tu mi dica cosa ti è successo."

Natalie ancora la fissava.

Ci fu una lunga pausa.
Lei sorrise leggermente e le sue cuciture si aprirono...

Debera si infastidì:

"Non posso aiutarti se non mi dici cosa c'è che non va, Natalie."

Le sue dita cominciarono a strappare la pelle dura della sedia.

"Natalie non è più qui."

Con questo, gli occhi di Debera si spalancarono.

Si alzò.

"Torno subito.
Per favore resta qui."

Uscì, lasciando sola Natalie.

Forse... lei non era più sana di mente.

[...]

"Sono obbligata a darvi una notizia orribile..."

Natalie, in quella stanza deserta e buia, non si mosse.
Sedeva perfettamente immobile, perfettamente silenziosa e perfettamente calma.
Dopo un po' poté finalmente uscire, felice di andarsene, ma notò gli sguardi dei genitori.
Anche suo padre aveva una strana espressione sul volto.
La sua confusione aumentò.
Nessuno diceva niente.
Li seguì fino alla macchina, lungo la strada che riportava a casa.

Quella notte, sentì una voce che parlava in sogno.
Sembrava se stessa, facendo eco nell'oscurità eterna.

"Il tuo tempo è scaduto."

Si risvegliò completamente sudata. Non era a casa.
Non era in macchina.
Era in un letto... bianco, in una stanza bianca.
Guardò al suo fianco: era collegata ad un monitor cardiaco.
Si alzò, ma i suoi piedi rimasero incollati a terra.

Venne presa dal panico.
Iniziò a lottare, ma si fermò quasi immediatamente sentendo una porta alla sua sinistra aprirsi.
Un uomo in camice bianco la guardò, tenendo incrociate le mani dietro la schiena.
Sembrava uno scienziato.

"Devi essere molto confusa in questo momento, posso immaginare.
Ma io sono qui solo per aiutarti.
I tuoi genitori hanno deciso di firmare un contratto per sottoporti ad alcuni farmaci mentali per aiutare il tuo stato d'animo"

Aprì la bocca per protestare, ma fu rapidamente messa a tacere.

" Non hai bisogno di preoccuparti. Tornerai alla normalità in poco tempo.
Basta cercare di rilassarsi"

Si avvicinò a lei.
Natalie cercò di mandarlo via, ma non ci riuscì a causa delle cinghie di cuoio intorno ai suoi polsi e alle sue gambe. L'uomo prese una maschera e la mise, coprendosi bocca e naso.
Lei ostinatamente cercò di farla saltare via, ma sotto l'effetto di quella specie di gas, lentamente, chiuse gli occhi.

Improvvisamente si svegliò.
Non riusciva a capire cosa diavolo stesse vedendo.
Sembrava l'avessero riempita di iniezioni: la sua pelle era stata completamente sfregata... si sentiva stordita, ma era consapevole di quello che era successo.

Adesso capiva cosa fosse il dolore:bsi era svegliata nel bel mezzo di un'operazione chirurgica.

Vide i medici al lavoro.
Poteva sentire il dolore.
Il suo cervello si era risvegliato completamente e la frequenza cardiaca sul monitor iniziò ad accelerare.
I medici si agitarono.
Iniziarono ad urlare, non si riusciva a capire cosa stessero dicendo, ma lei sentì improvvisamente una scarica di adrenalina.
Cominciò a scuotersi violentemente. Uno dei medici cercava di tenerla giù, ma era inutile... il suo stato mentale si era risvegliato completamente diverso.
Era completamente cambiata.
I medici indietreggiarono.

Si sedette sul bordo del letto, strappò via la maschera e i collegamenti dalle sue braccia, si alzò e cominciò ad agitarsi.
Sembrava impazzita: inciampava, si sbatteva contro le pareti... la sua vista era sfocata.
Rideva forte.
Ma improvvisamente sentì un dolore lancinante al petto.
Si mise la mano sul cuore e si mise in ginocchio.
Tossì sangue e successivamente cadde al suolo.
Tutto era diventato nero.

Clockwork- Your Time Is Up [Ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora