🎡𝐃𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐡𝐚𝐢 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚? - ʏᴏᴏɴɢɪ🎡

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Ero sul mio letto, distesa, in cerca di qualcosa che mi avrebbe tenuto impegnata per i prossimi trenta minuti a seguire. La mia migliore amica sarebbe dovuta venire da li a poco. Il perché della sua visita?
Non lo sapevo neanche io. Però vederla ogni tanto, al di fuori della scuola, non guastava.
Mi stavo concentrando sul vetro della finestra di camera mia. C'era davvero un forte temporale li fuori, era da pazzi voler venire fin qui solo per vedermi. La trovavo una cosa estremamente folle e dolce allo stesso tempo.
Le gocce iniziarono a battere sempre più forte sulla vetrata fino raggiungere l'effetto di un continuo bussare, provocato dallo spostamento delle goccioline mischiate al forte vento. Però non mi dava fastidio, anzi era quasi piacevole.
La pioggia per me era come uno stato d'animo, mi colmava il cuore di tristezza e mi dava un forte senso di nausea. Succede spesso che le mie emozioni vengano controllate dalle condizioni metereologiche. Quando c'è il sole tutte le cose brutte spariscono e dò priorità solo a quelle più belle, quando è nuvoloso, invece, inizio a sentirmi un pochino più triste, e così via. È come se, una volta arrivata la pioggia, all'improvviso il mio corpo non rispondesse più alle sue azioni ma iniziasse a incupirsi. Sento ogni volta di ritrovarmi immersa nel buio più totale, dove tutte le mie paure più grandi e le mie insicurezze saltano fuori. Ogni volta che succede mi ritrovo a piangere all'improvviso mentre ripenso a quanto non potessi valere nulla, a tutte le amicizie perdute, a tutti i miei dispiaceri più interni che quasi mai saltavano fuori.
Non so perché, ma quella volta non fu proprio così. Avevo un pensiero fisso in testa, e quel pensiero era rivolto a Min Yoongi. Adesso, io non sapevo chi fosse realmente questo Min Yoongi, era solo un ragazzo che frequentava la mia stessa scuola che aveva lasciato per sbaglio il suo quaderno di Biologia su uno dei tanti tavoli della biblioteca.
Non che io lo stessi spiando, ero solo incuriosita da lui. Perché quasi mai nessuno gli parlava? Perché era quasi sempre solo? Questo io non lo sapevo, però avevo davvero troppa voglia di saperlo e non potevo di certo andare a chiederglielo così all'improvviso senza neanche conoscerlo, perciò, l'aver trovato il suo quaderno mi permetteva di rivolgergli almeno la parola. L'unica cosa che non tornava, però, era il perchè io volessi diventargli così amica, insomma l'avrò visto due o tre volte in vita mia, eppure qualcosa di lui mi catturava.
Saranno i suoi capelli color menta?

Fu il rumore della porta della mia camera sbattere ad attirare la mia attenzione, era la mia migliore amica con un enorme scatolone di pizza in mano.
Si avvicinò verso di me in modo buffo per poi emettere un sonoro 'ehiii' e mi raggiunse sul letto sedendosi con me e poggiando la pizza su di esso.
"Ti ha aperto mia madre?" gli chiesi prima di darle un abbraccio.
Lei annuì per poi aprire lo scatolo della pizza e estrarne una fetta.
"Come mai sei venuta? Sta piovendo fortissimo" chiesi dopo aver preso anch'io uno spicchio della pizza.
"Avevo voglia di vederti e poi non c'è alcun problema, mi ha portato mio padre fin qui con la sua auto" disse con la bocca piena.
"Va bene, ma non strozzati adesso" dissi per poi mettere in bocca un pezzo della mia pizza.
Dopo aver finito tutta la pizza tra interruzioni e risatine mi confessa che sarebbe rimasta con me per tutta la notte.
"Ti fermi davvero qui?" chiesi incredula, e lei mi rispose dicendo "Certo, ho anche già parlato con i miei e con tua madre".
"Fantasticooo" urlai per poi tirargli un cuscino in faccia.
"Ehiii" disse facendo finta di essersela presa, poi riprese "lotta di cuscini?" "Lotta di cuscini".

La serata passò molto in fretta, talmente veloce che quasi non me ne accorsi. Erano verso le tre di notte, quando lei si girò verso di me per rivolgermi una domanda. Era talmente curiosa che quasi non riuscivo a seguirla.
"Di che cosa hai paura?" disse con una scioltezza tale che mi face pensare a una domanda seria.
La guardai per qualche secondo per poi rifletterci sopra. Cosa mi faceva paura? Beh, era semplice. Tante cose mi facevano paura. Ad esempio il buio, i ragni, i fantasmi, le relazioni.
Non le relazioni d'amore, ma quelle che ho con le persone. Non ho bellissime esperienze per quanto riguarda il campo "amicizia" e forse era per questo che l'unica amica rimasta si trovava adesso affianco a me.
Posso paragonare tutte le mie relazioni di amicizia a delle piccole foglioline appese a un albero poco robusto. Queste foglioline cresceranno molto durante la primavera e in estate se ne staranno li attaccate sempre al loro albero. Poi, però, in autunno inizierano ad appassire e diventeranno così fragili che basterebbe poco ad allontanarle dal loro albero. Ed era così, sarebbe bastata anche una sola folata di vento che l'avrebbe portate via. E una volta che se ne sarebbero andate? Si sarebbero spezzate e l'albero sarebbe rimasto più spoglio, si poteva intravedere, in ognuno dei suoi rami, un foglia mancante. Alcune avevano lasciato un segno, perchè un tempo erano più forti e robuste, alcune erano talmente fragili che non avevano fruttato nulla. Si sa, le foglie d'autunno sono molto più fragili e insabili. Dopo una folata di vento si posano sul suolo dove basterà solo il passo di una persona per poterle distruggere. E l'albero? L'albero resterà solo. Anche se in primavera rinasceranno nuove foglie sui suoi rami, alla fine resterà sempre solo.
Ed era così che mi sentivo, come l'albero. E avevo paura. Paura di essere come l'albero. Però questo non lo dissi alla mia migliore amica, si era già addormentata.

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