Capitolo Uno: Codice rosso.

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Hawkins, Febbraio 1985.

MIKE:
«Codice rosso! Mike chiama Lucas e Will! Codice rosso!» Sospirai. «Will? Lucas? C'è nessuno?»
Erano passati sicuramente venti minuti e di loro? Nessuna traccia. Ho atteso a lungo. Ho atteso una loro risposta impaziente. «Ma che stanno facendo di così importante? Il codice rosso nel gruppo è.. Appunto un codice rosso! Bisogna rispondere subito. È importante.»
Arrivai al punto di parlare ad alta voce, senza nemmeno accorgermene. Il mio codice rosso era ignorato ed ero sicuro, stavano facendo qualcosa dove loro non potevano smettere. Sì, ma cosa? O forse, sì, mi stavano ignorando per stare da soli e avere del tempo per loro.
Sbattevo il piede frenetico mentre attendevo per l'ennesima volta la risposta da loro due. Continuavo a chiamarli, ero insistente. Ma che mi stava prendendo? Non ero mai stato così. Era forse per il nervosismo perché oggi Will chiese a Lucas di invitarlo a casa e non a me, come sempre. Perché non era venuto da me? Non si trovava bene? Non gli ero più simpatico? Lucas era diventato migliore di me? Non riuscivo a pensarle quelle domande, anche se mi giravano in testa come un uragano e non mi lasciavano in pace. Le budella mi si attorcigliavano a solo pensare a loro, insieme.
«Ragazzi, so che siete lì!»
Ultimo tentativo. Lasciai passare cinque minuti. Ma ancora niente, nessuna risposta. Mi alzai dal letto senza batter ciglio, misi i compiti e ciò che mi ero portato da scuola nello zaino, aggiunsi qualche gadget e mi vestii con i miei abiti preferiti: la mia maglia a righe, una felpa blu a zip sopra, pantaloni neri e e le mie solite scarpe bianche con delle strisce blu. Uscii dalla mia stanza in silenzio, facendo attenzione a non svegliare nessuno. Se mai mi avessero beccato mi avrebbero spedito in stanza con qualche urlo di mamma che mi rimproverava. Per questo tutto era fatto con una lentezza minima, dovevo essere vigile.
Solo quando arrivai in cortile il mio passo si velocizzò, afferrai la mia bicicletta che era nel retro della casa, sfrecciai con tutta velocità verso casa di Lucas. Non era poi così tanto distante da casa mia, l'avrei raggiunta in breve tempo. Ma quel breve tempo mi aiutava a riflettere, a calmarmi. Almeno così speravo, non volevo arrivare a casa di Lucas e farmi notare indispettito da loro due.
Però la paura non aiutava, era molto buio ed era anche notte fonda, prima di uscire di casa guardai l'orologio, erano le: 23:30. Speravo solo che potessi coprire tutto con la scusa del freddo e dell'ansia del buio.
«No Mike! Non devi nemmeno pensarlo.» Mi dissi mentre pedalavo sempre più forte, finché, senza accorgermene, ecco casa di Lucas.

Lasciai la bicicletta a fianco alla casa di Lucas. Mentre camminavo verso la porta mi sentivo le gambe tremare e il cuore battere sempre più forte. Mi sentivo un imbecille, persino le mani iniziarono a tremare, tanto che dovetti mettere le mani nel giubbotto per evitare di farle notare.
Feci un respiro. Suonai.
Mi guardai attorno saltellando appena sul posto, sospirando e poi inspirando, sembrava come se non fossi mai andato a casa di Lucas. I miei pensieri si fecero spazio, anche se aspettavo da qualche minuto, quel minuto mi fece agitare. Forse, dormivano e per questo, per questo non mi rispondevano.

Era una voce familiare che interruppe quel silenzio straziante e la luce fioca, mi illuminava. Alzai lo sguardo, era Lucas con dietro Will che sorrideva, per un primo momento il mio sguardo si posò su Will.
«Mike?»
Riprovò ad attirare la mia attenzione, di nuovo, Lucas.
«Beh, perché vi ho cercato e non mi avete risposto! Non avevate sentito? Dicevo codice rosso.»
«Sì Mike, ti--»
«Stavamo creando un nuovo gioco, vuoi entrare a vederlo?»
«Un... nuovo gioco?»

Non so perché, ma mentre entravo in casa di Lucas, le parole di Will mi risuonavano in mente come se avesse detto qualcosa di male. Poteva esserlo? Non lo so perché, ma ero infastidito. Saltavo su un piede e l'altro. Mi guardavo attorno come se non avessi mai visto la casa di Lucas. Ma tutto ora catturava la mia attenzione, preferivo così, che guardare i due che per ora non riuscivo a sostenere lo sguardo. Io, Mike, il paladino del gruppo. Non riesco a sostenere lo sguardo del Saggio e del Ranger. Patetico.
Annuii solamente alle parole rivolte, chi le aveva capite? In quel momento avevo la confusione in testa e zitto, seguii i due in camera.
«Andiamo su, dai, sentiamo Dustin? E se dorme, facciamo altro.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 23, 2018 ⏰

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