Prologo

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Non v'era che l'oscurità a riflettersi in quello specchio dall'argentea cornice finemente lavorata. Quegli intarsi, quelle figure ora indistinte, ella le aveva già vedute tempo addietro. Non era altro che una bambina, curiosa e fin troppo vivace, pronta a tuffarsi senza esitazione in qualunque strano progetto ella desiderasse perseguire; troppo testarda per ascoltare realmente e con attenzione ciò che gli adulti le chiedevano di fare. Accarezzò con la mano destra le antiche rifiniture, constatando il come, nonostante il tempo, quell'oggetto avesse mantenuto un aspetto impeccabile. Lì, tra le pieghe del tempo e della memoria, la giovane dal passato incerto si rivide. Avventurosa bambina, attratta da ciò che non poteva essere spiegato.


"Il cigolare dei cardini accompagnò la piccola monella in ogni tentativo di spalancare la pesante porta, risultando talmente assordante in quel tetro silenzio, da farle battere così forte il cuore che per un istante, credette d'esser stata scoperta. Quale nuovo mondo si sarebbe in seguito schiuso davanti ai suoi occhi di bambina? Quali meraviglie avrebbe ella trovato in quella soffitta dove l'era vietato entrare? Tali prospettive la incitavano a continuare, e muovendo un passo dopo l'altro, giunse infine al termine di quella ripida scalinata. Una miriade d'oggetti fecero luccicare i suoi occhi furbetti, portandola a chiedersi cosa ella avrebbe potuto tenere con sé. Forse la nonna avrebbe mostrato clemenza, concedendole il beneficio di qualche piccolo ed insignificante oggetto. Fu un candido telo ad attirarne l'attenzione. La forma ch'esso s'apprestava a celare ella non riusciva a coglierla. La mano paffuta si mosse allora verso di esso, reso ormai appiccicoso dalla polvere che di quel luogo aveva con prepotenza preso possesso. Un semplice movimento, seguito da un frusciare di stoffa, e lo specchio fu finalmente visibile. Nera superficie colse allora il suo sguardo, e le iridi azzurre cercarono a lungo di risolvere quel rompicapo. Qualcosa si mosse in quell'universo oscuro, e le lucide scarpette indietreggiarono. Si ritrovò a combattere contro una forza sconosciuta, e la malsana idea d'avanzare...«Raezel!» sobbalzò nel sentir pronunciare il suo nome, mentre una magra figura di donna faceva la sua comparsa nella stanza. «M'è sembrato d'esser stata chiara. La soffitta non è luogo per una bambina» gli occhi grigi della donna si posarono poi sullo specchio alle sue spalle, e l'espressione bonaria - fino a quel momento presente sul volto ormai solcato dai segni del tempo - scomparve, lasciando posto alla rabbia ed all'orrore. «Fuori di qui! Subito!» e la piccola monella si sentì in colpa per aver infranto quella promessa, così attratta dal mistero che avvolgeva quel luogo, da andare contro ciò che con severità l'era stato insegnato. Avrebbe voluto scusarsi, ma la donna si mosse rapida prima che una sola parola potesse realmente affacciarsi alle sue labbra, e recuperando il telo coprì lo specchio"'

Magico'. Un aggettivo al quale si attribuivano molteplici significati, facendo storcere il naso a coloro i quali venivano definiti razionali. Il primo che, sulla soglia dei suoi otto anni, le aveva sfiorato la mente facendole battere il cuore in preda ad un'eccitazione crescente. Un dito si posò allora sulla nera superficie. Era calda. Persino pulsante. Forse talmente malleabile che credette - perché la fantasia d'un bambino poteva esser più forte di qualunque altra cosa - di poterlo attraversare. Dapprima un dito. E questo, piccolo e sottile sparì dietro la nera superficie, costringendola a ritrarsi di scatto, timorosa sì ma estremamente curiosa. Doveva assolutamente scoprire quale assurdo mistero si celasse dietro quell'oggetto antico ma estremamente comune. E con il classico slancio che accomunava tutti i bambini di quell'età s'immerse completamente nelle tenebre dello specchio...

In the mirrorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora