Are you okay?

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Il resto del tragitto fu del tutto silenzioso dato che preferì non dir parola, ancora turbata e sconvolta da ciò che era accaduto poco prima.
Shawn di tanto in tanto tossiva ma quando gli chiedevo se fosse  tutto okay lui rispondeva di sì, anche se non ci credeva nemmeno lui.

Arrivata a scuola iniziai ad andare nel panico, non avevo idea di come fare per passare inosservata. Però per mia fortuna, quel giorno oltre alle lezioni gli studenti avrebbero dovuto tenere un corso di accoglienza da parte dei ragazzi del quinto anno, per quelli di prima.

Cazzo, le lezioni..

Era solo il secondo giorno e già avevo saltato delle lezioni, perfetto. Cosa mi sarei inventata con quella vipera della professoressa?
Ma in quel momento neanche mi interessava più di tanto, il mio unico pensiero andava al ragazzo sdraiato sui sedili anteriori della mia macchina. Diedi una rapida occhiata a lui attraverso lo specchietto anteriore della macchina: avevo una mano poggiata sullo stomaco e l'altra che penzolava dai sedili, la bocca e il naso ancora sporchi di sangue e il contorno occhi leggermente bagnato.

Avrà pianto?

La mia solita empatia mi portava a pensare a quanto lui potesse starci male e a quanto i suoi pensieri in quel momento fossero più pesanti del suo corpo stesso. Sospirai, pensando a cosa dire una volta che ci saremo ritrovati da soli in camera.

Come suggerito da Ryan, parcheggiai l'auto nei garage messi a disposizione per un numero limitato di studenti che, per mia fortuna, avevano ancora una decina di posti liberi.
Scesi dall'auto e mi assicurai che non ci fosse nessuno, prima di far scendere anche Shawn. Cercai di aiutarlo a camminare ma lui si riufiutò, dicendo di sentirsi meglio e che non c'è n'era bisogno.

Tentennai, era evidente la sua debolezza ma andargli contro non era la cosa più indicata da fare in quel momento.
Mentre camminavamo verso i dormitori femminili sembravamo dei ladri attenti a non farsi scoprire da nessuno e a non perdere il loro bottino.

-Da questa parte.- sussurrai, svoltando a destra per poi aprire la porta in mogano della mia stanza.

Quando imparerà Seph a chiudere la porta a chiave? Pensai tra me e me.

-Puoi metterti comodo, arrivo subito.- dissi, indicandogli il mio letto su cui potersi sedere.

Shawn evitò ancora di parlarmi o di avere qualsiasi contatto con me. Non mi guardava neanche e questa cosa iniziò a diventare insopportabile. Okay che la situazione era difficile ma almeno un "hey, scusa se stavo perdendo sangue nel retro della tua auto"? Certo, non avevo bisogno di scuse, ma almeno sarebbe stato un inizio per parlare.

Andai in bagno e aprii la cassetta di emergenza, prendendo dell'acqua ossigenata e della fascette per curargli le ferite per poi ritornare da lui con tutto l'occorrente.
Lo trovai seduto sul letto, con la schiena poggiata al muro e lo sguardo perso nel vuoto del soffitto. Mi dispiaceva così tanto per lui..
Mi avvicinai, posando delicatamente le dita sul suo mento così da rivolgere la parte ferita del suo viso verso di me e curarla. Dopo il contatto delle mie dita sulla sua pelle il suo sguardo si posò sui miei occhi e io non riuscii a non fare lo stesso. Le sue iridi erano più scure del solito e sentì una valanga di emozioni strane quando i nostri sguardi si posarono gli uni negli altri.

Spostai la mia attenzione sulla sua ferita, imbarazzata. E bagnando un po' di stoffa con dell'acqua ossigenata iniziai a tamponare sulle ferite che aveva sul viso.
Lui chiuse di istinto gli occhi, per il bruciore e mi afferrò il braccio. Mi venne da ridere alla scena che ai miei occhi appariva come quella di una mamma che medicava suo figlio per via delle ginocchia sbucciate dopo una caduta dallo skate.

-Ride di me, signorina Werth?- sorrise, guardandomi dritta negli occhi.

-Assolutamente no, signorino Hill. Non era mia intenzione, vorrei solo medicarlo a dovere.- accettai quello scambio di sorrisi e sguardi, sentendomi stranamente risollevata da tutto ciò che era successo poco prima.

I've made changes for you.||Shawn Mendes||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora