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Ermal fu il primo a svegliarsi. Si stiracchiò e rimase qualche minuto a fissare il soffitto per poi spostare lo sguardo su Fabrizio a pochi centimetri da lui che dormiva beatamente. Era la prima volta che lo osservava per così tanto tempo senza distogliere lo sguardo. Doveva svegliarlo e si sentiva in colpa ma l'ultima importante intervista prima della partenza di entrambi li aspettava.

La partenza. Non si era mai soffermato su di essa nei giorni scorsi, un po' per lo stress delle esibizioni, un po' perché forse si era abituato alla compagnia di Fabrizio. Un velo di tristezza si posò sul suo viso al pensiero che sarebbero passati forse mesi prima che i due si sarebbero rivisti. Un'amara verità. Quante cose sarebbero cambiate? Sarebbero cambiati anche i suo sentimenti? Non aveva la consapevolezza di quello che gli stesse accadendo, gli bastò guardare Fabrizio per provare uno strano dolore allo stomaco, non era dolore fisico, l'aveva provata solo poche volte quella sensazione.

Prese il cellulare dal comodino vicino "8:45". Si girò dal lato opposto e si trovò di fronte il viso di Fabrizio. Doveva svegliarlo ma non poté resistere dall'infastidirlo: iniziò a toccargli il viso con l'indice. Non riusciva a trattenere delle risate mentre l'altro iniziò a sbattere le palpebre confuso.

«Ermal?»

«Sì..?»

«Cos'è che stai facendo?»

«Ti sto svegliando» disse Ermal sorridendo.

«E' già mattina?»

«A quanto pare. Manca un quarto alle nove.»

«Ma è presto! Lasciami dormire, mi preparo dopo. Farò presto.»

Ermal lo fissò in silenzio e capì che qualsiasi cosa sarebbe inutile tanto non si sarebbe alzato.

«Ti pago la colazione se ti alzi.» scherzò Ermal.

«Non ho fame, grazie.» sorrise Fabrizio.

«Va bene.» Ermal rise. Si alzò e passò una mano tra i capelli di Fabrizio che finse di avere gli occhi chiusi solo per osservalo entrare in bagno.

Aveva deciso di rimanere a letto per poter immaginare ancora un po' Ermal al suo fianco. Si sentiva protetto e l'idea di lasciarlo andare il giorno dopo lo infastidiva. Vorrebbe tanto dirgli non lasciarlo perché gli sarebbe mancato. Ma cosa avrebbe pensato Ermal? Quest'esperienza li ha legati più di quanto potessero immaginare però Fabrizio non poteva sapere la reazione del ragazzo a tale affermazione. Di sicuro non l'avrebbe condannato, sapeva che anche ad Ermal sarebbe mancato. Quindi perché tormentarsi così?

Iniziò a canticchiare..

Ma va bè però tutto si aggiusta

qualche volta stiamo male qualche volta stiamo bene

prendo l'auto per raggiungerti anche dieci volte al mese faccio il pieno in vaticano per non essere scortese

ma tu mi continui a dire

che così non può durare

che le storie sono piante

e che le devi coltivare

io non posso darti torto

se ti scordi che non sono un giardiniere

per lo meno ti ricordi che ti amo

anche se sei di Milano

soprattutto io ti amo anche se sei di Milano

Era una delle canzoni che amava di più e riusciva sempre a calmarlo.

Ebbe giusto il tempo di prepararsi i vestiti che Ermal uscì dal bagno.

«Beh finalmente! Ce l'hai fatta.» scherzò Fabrizio.

«Guarda sarà meglio per te che tu non ci metta tanto. Siamo in ritardo.»

«Ciccio, io ti sto aspettando tra circa mezz'ora!»

«Bugiardo. Ti ho sentito, stavi cantando e lo fai quando sei nervoso. Che hai?»

Fabrizio si avvicinò alla porta del bagno senza dir nulla. Aveva dimenticato che Ermal era sempre attento ad ogni suo cambio d'umore. «Ma no tranquillo! Stavo solo cantando per ingannare l'attesa.»

«Sei sicuro?»

«Assolutamente.»

«Okay. Ora muoviti, grazie.»

«Mamma mia quanta fretta.» Fabrizio alzò gli occhi al cielo perché sapeva che Ermal lo stava guardando e si lasciò uscire un sospiro misto ad una risata.

«Oh Fabrì, aspetta.»

Fabrizio girò solo il viso «Che c'è?»

«Che canzone era?»

Ermal voleva solo una conferma. Conosceva benissimo quella canzone e la scelta non era casuale. Gli è capitato spesso durante quelle settimane assieme di sentire Fabrizio canticchiarla e solitamente succedeva prima di interviste importanti o esibizioni. Era uno scaccia stress. Aveva imparato tanto su Fabrizio e neanche se n'era reso conto.

«Ti amo anche se sei di Milano. Credevo la conoscessi.»

«Si infatti la conosco. Volevo esserne sicuro.» Ermal gli sorrise «quindi mi ami anche se sono di Milano?» 

Ma cosa diavolo ho appena detto? pensò. Il numero di battiti aumentò tanto che dovette appoggiarsi una mano sul petto per la paura che potesse uscirgli il cuore. Si voltò a guardare Fabrizio che era di spalle con una mano poggiata sulla maniglia pronto ad entrare in bagno

Scoppiò a ridere tutto d'un tratto. Ermal non capiva.

«P..perché ridi?»

«Ti prego guardati. Sei sbiancato.»

«Ma perché eri lì immobile. Ero spaventato.» buttò fuori una scusa imbarazzante, sapeva che non ci avrebbe mai creduto.

Fabrizio lo guardò per un attimo in silenzio. «Dai sto scherzando. E' tardissimo, vado a preparmi.» e si chiuse in bagno lasciando Ermal che non riuscì ad aprire bocca per poter giustificarsi in qualche altro modo.

Una fitta attraversò il petto di Fabrizio che non dava una spiegazione a quella domanda. Perché era così serio se stava scherzando? Nulla aveva senso, eppure cercava di trovarlo. Si spogliò per poter finalmente fare una doccia e togliere via tutta la tensione, si girò per trovarsi di fronte la porta chiusa ed era come se potesse vedere Ermal dall'altro lato e anche se sapeva che non l'avrebbe ascoltato, sussurrando rispose alla domanda «soprattutto io ti amo anche se sei di Milano..».


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sempre molto soft io, un bacino spero vi piaccia. ♡

Raro | MetamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora