1; tra passione e lacrime.

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Quella sera ero particolarmente fuori di me.

Avevo bevuto, ma non troppo.
La testa fra le nuvole, la voglia di una sigaretta, il desiderio di lui.
Luke Hemmings, meglio conosciuto come mio amico di letto da ormai un paio d'anni, ma migliore amico di tutta una vita.
Ci conoscevamo da quando eravamo soltanto due bambini ed ora, per qualche assurdo motivo, eravamo arrivati a percepire un'incontrollabile chimica sessuale.
«Ti prometto che questo Halloween non lo dimenticherai facilmente.» Mi sussurrò all'orecchio, cominciando a spogliarmi.
«Cos'hai in mente?» balbettai, lasciando che i miei jeans aderenti scivolassero a terra.
Li scalciai con le gambe, incurante di dove andassero a marcire.
Portai le mani sulle ampie spalle del ragazzo di fronte a me, lasciandomi trascinare sul mio letto.
Lui si stese su di me, poi ribaltai la situazione iniziando a gattonare sopra di lui, ancora in attesa di una sua risposta.
«Qualcosa di speciale» rispose tra un bacio e l'altro, «mi dispiace solo per i tuoi vicini, perché urlerai come mai prima d'ora.»
Sorrisi per poi far scivolare a terra anche i suoi pantaloni.
Luke ridacchiò beffardo e poi mi aiutò a sfilarmi la maglietta, prima di poggiare le labbra sul solco tra i miei seni ancora coperti.
Rabbrividii a quel gesto e inarcai la schiena, ansimando più forte quando lo sentii sganciarmi il reggiseno.
«Dio, le tue tette» sussurrò con una voce così rauca che sarebbe stata in grado di farmi venire in pochi secondi, «sono così perfette, non hai la più pallida idea di cosa vorrei farci adesso.»
«Beh, forse una minima idea ce l'ho» risi.
Senza rispondere, chiuse una mano intorno ad un mio seno, stuzzicandone il capezzolo con le dita.
Gemetti e aprii la bocca per il piacere, prima di sentire la sua calda lingua inumidire l'altro seno.
«Luke, porca miseria.» Approvai la sua sfacciataggine, continuando a lasciarmi torturare.
Quando terminò il suo lavoretto gli diedi una leggera spinta, facendolo ricadere nuovamente sul letto. Gli sfilai la t-shirt aderente, mettendo in bella vista il suo fisico scolpito al punto giusto, per poi lasciargli una serie di baci sul petto.
Alzai leggermente lo sguardo per incrociare i suoi occhi socchiusi dal piacere, fino a scendere verso l'ombelico.
Giocai un po' con l'elastico dei suoi boxer, poi decisi di farlo impazzire un altro po'.
Con la mano accarezzai la peluria sopra il suo membro già duro e compatto, sentendolo fremere d'eccitazione sotto di me.
«Veronica.» Mi supplicò di proseguire, ed io non potei fare a meno di sorridere.
Decisi di accontentarlo e così feci scivolare la mano dentro i suoi boxer, sfiorando delicatamente tutta la sua lunghezza.
«Non ce la faccio più, ti voglio adesso.» Disse, con voce spezzata e tremolante a causa del mio tocco.
«Sei impaziente, piccolo?» lo provocai, fino a sentirlo ridere.
«Saltiamo i preliminari, per una volta.» Disse, lasciandosi cadere i boxer lungo le gambe.
Mi soffermai per un attimo sulle dimensioni notevoli del suo pene a cui dovevo ancora abituarmi. Deglutii, cercando di calmare i miei ormoni, e mi lasciai stendere sotto di lui.
Luke portò le mani ai lati dei miei slip e non esitò neppure un secondo a sfilarli via, lasciandomi completamente nuda ai suoi occhi.
«Sei così bagnata, cazzo.» Ansimò, scrutando con attenzione ogni parte del mio corpo che, ormai, conosceva meglio delle sue tasche.
«Avanti, muoviti.» Sprofondai la testa nel cuscino, pronta all'atto finale.
Luke non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver posizionato il suo membro in corrispondenza della mia entrata, scivolò in me definitivamente.
Lo fece piano, per farmi sentire ogni centimetro della sua lunghezza.
Nonostante fossi già stata a letto con lui diverse volte, faceva ancora leggermente male sentirlo dentro.
«Luke, oh mio Dio» ansimai quando lo sentii fino in fondo, in profondità.
Mi aggrappai con le mani alle sue spalle possenti ed ammirai con estasi il suo viso e la sua fronte bagnata dal sudore.
«Cazzo, quanto mi piace sentirti senza barriere» approvò, «ricordati di prendere la pillola, però.»
«Certo» lo tranquillizzai con quel filo di voce che mi era rimasto, «a-adesso datti da fare.»
Il ragazzo sopra di me ubbidì e cominciò a spingere sempre più forte, desideroso di apportarmi piacere.
Feci scivolare le mie mani lungo la sua schiena, a tratti lasciandogli anche qualche graffio.
Mi sentivo in paradiso.
Quando, però, si fermò all'improvviso non mi trattenni dal mandarlo a quel paese.
«Che stai facendo?» balbettai, sorpresa.
Lui sorrise sghembo, inumidendosi le labbra, prima di uscire da me e stendendomi a pancia in giù sul letto. Si inginocchiò e mi costrinse ad affondare la faccia contro il cuscino, in modo che non vedessi nulla, con il seno schiacciato sul letto.
Lasciò una mia gamba stesa fino in fondo e l'altra me la piegò in avanti, fin sotto il torace.
Tornò quindi a riempirmi da dietro, in quella strana ma piacevole posizione.
«Meglio?» chiese, ed io fui avvolta da brividi a causa di quella voce e, allo stesso tempo, nel sentire il suo bacino spingere contro di me con una forza disumana.
«Luke! Luke, ah!» iniziai a gridare, il piacere mi stava divorando lo stomaco e sentirlo in quella posizione mi stava portando in un'altra dimensione.
Ero vicina all'orgasmo ma, ancora una volta, lui si bloccò prima che potessi raggiungerlo.
«Ssh, piccola, mi ringrazierai tra poco.» Disse, alzandosi in piedi e prendendomi in braccio. Liberò la mia scrivania, facendo cadere i libri che vi erano sopra, e mi stese lì sopra con delicatezza. La mia schiena fredda toccava il legno e le mie gambe erano avvolte dietro il bacino di Luke che, nel frattempo, si era posizionato in piedi di fronte a me.
Si portò le mie gambe sopra le spalle prima di entrare in me ancora una volta, facendomi gemere ulteriormente.
Strinsi i pugni attorno al bordo della scrivania e ansimai senza ritegno, sentendo il suo membro arrivare in profondità con una sola spinta. Merito della posizione, le mie gambe sollevate gli facilitavano il lavoro ed io stavo letteralmente morendo dentro.
Iniziò a spingere diverso volte, prima di portarsi entrambe le gambe sulla spalla destra in modo tale che il suo pene fosse più avvolto dalle mie pareti.
Riprese a sbattermi in fretta e in quel momento realizzai che quella fosse l'ultima tortura prima del piacere.
«Sei così stretta, dio!» ringhiò, tra una spinta e l'altra.
«Sei tu che sei troppo grosso» sorrisi e lui con me, «ah Luke, sì così, proprio lì!»
«Qui, piccolina?» mi chiese, provando a spingere nuovamente in quel punto che mi aveva fatto godere da matti.
«Ah sì, oddio!» approvai i suoi movimenti, sentendomi vicina al culmine.
«Porca puttana, sì!» finalmente gemette anche lui, ed ero felice di essere la causa del suo piacere.
Ancora qualche altra spinta prima di percepire il seme caldo di Luke avvolgere le mie pareti, che si contrassero intorno a lui.
Lui prese le mie gambe, ancora unite sulla sua spalla destra, prima di separarle lentamente e far uscire il suo membro da me.
Mugugnai qualcosa per il fastidio provato nel sentire un improvviso senso di vuoto, dovuto al fatto che Luke si era spostato.
Mi prese in braccio e mi adagiò a letto, per poi lasciarmi un veloce bacio sulle labbra.
Lui non si sdraiò accanto a me, riprese fiato in fretta e, dopo aver pompato su e giù il suo uccello per qualche secondo, si diresse verso il bagno.
Respirai con fatica, ancora scossa e sudata per quello che era appena successo, ma allo stesso tempo confusa e perplessa.
Luke uscì dal bagno ancora nudo e sorrise nel vedermi cercare di alzarmi, ma con difficoltà.
«Non riesci neanche a muoverti, eh?» mi prese in giro, afferrando i suoi boxer dal pavimento e cominciando a rivestirsi.
«Mi hai sfondato, Hemmings» sbuffai.
«Beh, sono fiero di me» curvò le labbra in un adorabile sorrisetto, mentre si allacciava la cintura dei jeans.
«Dove vai?» gli chiesi, avvolgendomi con il lenzuolo.
«Ho un impegno adesso» rispose vago, infilandosi in fretta anche la maglia.
«Pensavo che saresti rimasto a dormire qui» mormorai, delusa.
«Mi dispiace, piccola» alzò le spalle, «ci sentiamo presto.»
Si avvicinò per stamparmi un bacio sulla fronte e, dopo essersi infilato anche le scarpe, uscì dal mio appartamento.
Mi guardai intorno, ancora scossa per il forte mal di testa dovuto probabilmente all'alcool, e mi sentii talmente stupida al punto di scoppiare a piangere.
La verità era che a Luke non importava niente di me, nonostante fossimo amici da anni e andavamo praticamente a letto insieme ogni weekend.
Per lui ero soltanto un passa tempo, un divertimento, e mi maledii mentalmente perché, dannazione, avrei voluto provare le stesse cose anch'io.
Ma, per quanto mi impegnassi, Luke era diventato fin troppo importante per me ed io provavo qualcosa di importante per lui.
Qualcosa che cercavo di negare a me stessa e di nascondere a lui ogni volta che facevamo sesso.
Mi comportavo in maniera sfacciata, menefreghista e divertente in sua presenza, solo per nascondere i miei veri sentimenti.
Veronica Hood, sei solo una stupida. 


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Spazio autrice:

Salve, bella gente!
Questo è il primo capitolo di una storia che scrissi tempo fa,
su Luke, per cui ho da sempre una cotta storica, come Veronica lol
Spero che questo breve inizio vi abbia incuriosito(:
Un bacio, e a presto!


amici di letto // luke hemmings ♡Where stories live. Discover now