Incubo

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- Lord Magor, è ancora viva... - esordì Armageddon entrando nella sala che ospitava l'imponente trono del Signore del Male.
Assieme allo Stregone di Fuoco c'erano anche i generali di alto rango e Prilla abbassò lo sguardo.
- Come è possibile? Mi ero personalmente accertato che non respirasse! - sentì dire dalla voce quasi furiosa di Obscurio. Era la voce di colui che aveva ucciso il suo migliore amico. Fino a quel giorno non lo aveva mai visto uccidere ma ora tutto era diverso.
- Non trovi che questa sia un'occasione magnifica Obscurio? Puoi torturarla ancora in questo modo, dopotutto la morte segna la fine, ora hai a disposizione la sua eternità. - disse Magor. Il tono da lui utilizzato non fu affatto rassicurante e appena la fata alzò lo sguardo se lo ritrovò davanti. La creatura di fuoco sogghignava mentre la osservava scrutandola in ogni suo punto.
- Mi fai quasi pena, penso che se si fosse trattato di qualcun altro l'avrei ucciso subito. Ma visto che sei tu...
Con un sorriso derisorio Magor la afferrò strappandola dalle mani dei Mangialava attraverso un incantesimo e la tenne sospesa in aria per mostrarla a tutti.
- Visto chi sei mi sembra giusto considerarti bottino di guerra.
Non riusciva a muoversi né ad opporsi e vide attorno a sé quei gormiti che erano stati artefici della distruzione di Gorm: Magmion, fiero di aver finalmente combinato qualcosa; Lavion, pieno di sé col petto gonfio di ego; Obscurio, irrequieto e agitato, dal suo sguardo proveniva rabbia; infine Armageddon, il più dignitoso e umile che quasi si differenziava dal gruppo di mostri a cui apparteneva.
- Direi che, tenendo conto di tutto, spetti al Primo Ufficiale nonché secondo in comando averti. Avrà pure diritto alla vendetta che gli spetta, infondo lo hai fatto penare per anni!
Prilla si accorse appena del fatto che l'incantesimo di Magor l'avesse liberata che si trovò a terra ai piedi di Obscurio. Non ebbe il tempo di rialzarsi che un nuovo incantesimo la avviluppò sollevandola nuovamente.
Obscurio si inginocchiò davanti al suo maestro ringraziandolo per la ricompensa appena ricevuta.

Fu lasciata cadere a terra accanto a quella che sembrava essere una vasca termale. Altre gormite erano in quell'ambiente e tutte guardavano preoccupate verso Obscurio.
- Evomenos! Occupati di lei! - ordinò il Signore delle Tenebre lasciando poi la stanza.
La fata indietreggiò verso la porta. Era pieno di volti nuovi, tutte donne di varie età e varii popoli anche se prevalentemente si trattava di aeree e vulcaniche, qualche terricola e quasi nessuna di acqua e foresta.
Una donna sulla tarda trentina si fece avanti separandosi dal gruppo, sul suo volto il sorriso di chi è fiero di sé e ha il comando.
- Tsk, non pensavo fossimo diventate anche delle bambinaie!
Prilla la guardò interrogativa. Si trattava di una gormita del vulcano dal corpo ben fatto e armonioso, la sua corazza lasciava ben poco di coperto mostrando generosamente un seno florido. Notò che anche le altre erano vestite con poco e nei loro sguardi mancava qualcosa.
Riportò l'attenzione su quella davanti a lei che ancora la guardava con disprezzo muovendo i suoi sottili occhi lungo la figura di Prilla, ancora rannicchiata in sé.
- Sporca come sei insozzerai tutta l'acqua, ugh, e che tanfo insopportabile!
Le parole dure di quella vulcanica, Evomenos, la ferirono e si guardò le mani luride di sangue raffermo. Sentì lo stomaco saltare dentro di lei e le venne da vomitare. Riversò sul pavimento acido e liquidi rossastri, tossendo e piangendo per il bruciore che ora, oltre che da fuori, proveniva anche da dentro di lei.
- Sei proprio un'animale! - disse stizzita Evomenos per poi rivolgersi alle altre donne: - Portatemi qualcosa da metterle dopo!
Girò di nuovo la testa in direzione di Prilla che ancora tossiva tenendosi le membra nel tentativo disperato di controllarsi. La bella vulcanica non esitò un momento e le diede uno spintone gettandola nella vasca. Prilla annaspò a fatica sputando acqua e tornò a galla, davvero non si era aspettata un gesto simile. Le ferite tornarono a bruciarle come mille fuochi sparsi sul suo corpo.
- Piuttosto, di' un po', hai forse perso la voce? Ti hanno strappato le corde vocali? Da quel che ricordo era una che parlava molto, o meglio, farfugliavi discorsi... tutti inutili visto che ora sei qui.
Prilla si morse il labbro per non rispondere. Aveva deciso che non avrebbe più parlato. Che diritto aveva lei di parlare ora che Luke non avrebbe più potuto farlo?
Evomenos sbuffò sprezzante e disse ancora: - Ho capito che intenzioni hai piccoletta ma sappi che qui fare la vittima non attacca. E' anche colpa tua se molte di noi sono qui quindi non aspettarti trattamenti speciali.
Prilla percepì odio negli sguardi di molte delle presenti ma anche delusione, spavento, tristezza...
- Muoviti a lavarti e levati di dosso quei cenci. Vediamo di renderti presentabile.
Dopo che la fata ebbe fatto come le era stato detto iniziò a lavarsi via il sangue di dosso non senza continuare a singhiozzare tremante. Il solo ricordo di quell'orrore la faceva stare male.
- Avanti, datti una mossa, non abbiamo mica tutta la giornata! - iniziò a dire la vulcanica quando la porta fu aperta all'improvviso.
- Evomenos! A che punto sei? - domandò la figura di Obscurio dritta sulla soglia.
- In alto mare mio Signore, come potete ben vedere. - borbottò quella con tranquillità indicando la vasca con un cenno del capo.
Prilla si spaventò a vederlo così all'improvviso e si coprì il petto nudo indietreggiando nella vasca. Quando Obscurio posò lo sguardo su di lei non lasciò trasparire emozioni sul suo volto spigoloso che rimase duro ed impassibile, si limitò a dire: - Vedete di muovervi!
Evomenos annuì ossequiosa e poi si avvicinò al secondo di Magor per sussurrargli delle rapide parole all'orecchio. Sul volto del gormita si dipinse un'espressione di rabbia.
- Vedremo... - disse a denti stretti guardando ancora in direzione di Prilla. Lasciò la stanza con grandi passi pesanti che fecero tremare tutto.
- Eh eh! E ora è tempo di fare miracoli, non ho mai avuto tra le mani una della tua specie: sarà divertente! - disse Evomenos con cattiveria nella voce, era voglia di riscatto.

Quando Prilla fu completamente asciutta due aeree le si avvicinarono ed iniziarono a medicarle le ferite. La fata notò con la coda dell'occhio che entrambe avevano le ali tarpate. Un pensiero andò anche alle sue di ali che mai più l'avrebbero potuta sollevare in cielo né avrebbero brillato nella notte confortandola. Ora sulla schiena aveva solo brandelli di quelle che una volta erano state le sue ali di carta velina.
Venendo cosparse di pomate le ferite si richiudevano in fretta lasciando una crosta sulla pelle arrossata e lentigginosa. Una volta fatto ciò le si avvicinarono una terricola ed una vulcanica che avevano in mano dei pezzi di stoffa che la giovane pensò essere bende, scoprì poi che si trattava di quello che sarebbe stato il suo vestiario da quel momento in poi. Non erano altro che ritagli di stoffa ad imitare le corazze che quelle gormite indossavano.
Fu vestita ma non cambiò molto dalla sua precedente situazione di nudità: quelle stoffe erano leggere ed erano appena sufficienti a coprirle il petto e i fianchi.
- E ora vediamo di sistemare quella roba che hai in testa. - disse Evomenos tirando alcune ciocche dei capelli riccioluti che le coprivano la testa. Prilla assecondò il tirare prepotente pur mostrando sul volto quanto poco le piacesse che si usassero i suoi capelli come i fili di una marionetta.
Quando Evomenos potè ritenersi soddisfatta del suo lavoro allora la lasciò stare. Guardò quasi con ammirazione il lavoro che aveva appena completato sulla fata che ora se ne stava in un angolo rannicchiata su sé stessa.
- Tsk, da tutta la grinta che ti attribuivano pensavo che fossi almeno una di carattere, non una piccola mocciosa che non fa altro che piangere.
Le parole di Evomenos la colpirono con forza ma non poteva replicare: se lo era imposto.
Le altre donne presenti nella stanza cercavano di tenere le distanze dalla vulcanica, di certo si trattava di una sorta di leader tra di loro.
Vedendo però che la fata non replicasse minimamente ai suoi affronti, la vulcanica si arrabbiò ancor di più.
- Ora fai tanto così ma vedi che ti basterà una notte per cambiare! - le fischiò.
Prilla si strinse ancor di più nelle spalle e rimase rannicchiata a terra nascondendo la testa tra le gambe portate al petto. Non seppe per quanto rimase in quella posizione perché il sonno la raggiunse, seppur tormentato. Dopo tutto quello che era successo era quasi scontato che avesse un incubo. Si agitò molto nel sonno ma non fu abbastanza per svegliarla: il suo corpo ne aveva troppo bisogno.

N.A.
Il disegno è piuttosto datato ma ho comunque voluto metterlo.

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