What if?
E se Prilla fosse stata sconfitta? E se Obscurio si fosse impossessato dell'Occhio della Vita? E Magor avesse ottenuto il controllo su Gorm?
Questo è ciò che ne è uscito fuori...Prilla stava rannicchiata in un angolo, affamata, impaurita, disperata. Non sapeva che fare, non trovava vie d'uscite, non gliene avevano lasciate. Si strinse ancora di più nelle spalle graffiate e rimase in silenzio cercando di prepararsi a tutto. L'avevano allontanata dai compagni, dai suoi amici e le uniche cose che era riuscita a capire in quella confusione era che i gormiti del Vulcano si stessero preparando ad un grande evento, una manifestazione che avrebbe di sicuro segnato Gorm.
Luke era stato preso, i Lord con lui e molti dei capi tribù erano stati condotti via in catene. Gorm bruciava.Dei catenacci risuonarono nel caldo vulcano e la porta della cella dove la fata era stata gettata si aprì. Entrarono dei Mangialava ma Prilla non vide quella figura che mai avrebbe ammesso di aver sperato vedere.
I soldati la presero di peso e la trascinarono via. Non oppose resistenza e si lasciò condurre dovunque questi la stessero portando. Ai fianchi dei corridoi si aprivano celle e da ovunque Prilla poteva sentire lamenti, chi la chiamava, chi la implorava di fare qualcosa... ma cosa?
Era finita ormai, non poteva più nulla, avevano perso. Il Vecchio Saggio era morto, era stato il primo a cadere, l'Occhio della Vita era ormai in mani nemiche e Gorm era condannata.
I Mangialava la spinsero dentro un nuovo stanzino ma questa volta l'atmosfera era diversa: era più tesa. C'erano altre figure all'interno dell'ambiente ma con il buio Prilla non riusciva a distinguerle. Oltre la parete di fondo si sentivano urla, grida, tutte affievolite dalla presenza di quella roccia che Prilla sapeva separarli dall'arena.
I Mangialava che l'avevano scortata uscirono non prima di averla spinta a terra e calpestata con disprezzo. Quando se ne furono andati la fata si rialzò e cercò di ricomporsi il più possibile nonostante il suo corpo tremasse e le lacrime scendessero lungo le sue guance. Rimase in un angolo a testa bassa, rannicchiata: non voleva guardare negli occhi quei gormiti che avevano riposto in lei tante speranze, ormai lontani ricordi, vane.
Si sentì abbracciare, tante braccia che riconobbe.
- Non ti preoccupare, siamo ancora insieme. Non è finita, noi ti proteggeremo.
Quella voce amica la fece crollare.
- Agrom! Non posso più aiutarvi! Ho fallito! Abbiamo perso! - pianse la giovane avvolta negli abbracci dei quattro Lord, anche loro prigionieri come lei.
- Prilla! Rimarremo assieme fino alla fine, ricordi? Ce lo eravamo promesso! - disse Noctis.
La fata scosse la testa: - Voi avete fatto tanto per me ma io mi sono lasciata imbrogliare così! Non merito nulla da voi, per favore, salvatevi!
Le sue implorazioni furono interrotte dallo sferragliare di meccanismi che permettevano di sollevare la roccia che ostruiva il passaggio verso l'arena mentre la parete di fondo spingeva tutti i presenti fuori dalla stanza verso quella luce soffusa che proveniva dalla nuova apertura.
I Lord così come Prilla e gli altri gormiti furono spinti nella roccia polverosa della pavimentazione dell'arena.
Orde di gormiti del Vulcano gremivano gli spalti, urlavano, gridavano, esultavano ed insultavano lanciando ogni sorta di oggetti sui nemici catturati.
Un gesto di Magor catturò l'attenzione di tutti e il silenzio calò nell'anfiteatro.
Prilla si ritrovò circondata dai Lord e tutti gli altri prigionieri le fecero da scudo. Vide attorno a lei Nadar il padre di Noctis, non aveva più la sua corona. Vide Deron, era gravemente ferito ad una spalla. C'era Petrifus tenuto in braccio da Kondo che aveva un occhio nero ed il suo sguardo strabico si perdeva nell'espressione dura del volto. C'era Rocciatauro le cui corna di roccia erano ormai spezzate nonostante la sua postura rimanesse eretta e fiera.
- Perché vi siete messi così? - domandò la fata non capendo.
- Sei tu il loro obiettivo, dobbiamo ancora proteggerti, non è finita... - le rispose Piron stringendole una mano. Quel semplice gesto ebbe la capacità di terrorizzarla e tranquillizzarla allo stesso tempo.
La voce di Magor tuonò sul bisbiglio in cui l'arena era calata.
- Oggi è un grande giorno per il Popolo del Vulcano! Oggi celebriamo la nostra vittoria su Gorm! - esclamò lo Stregone di Fuoco suscitando nuovamente le grida esultanti delle masse.
- Oggi è il giorno in cui otteniamo il controllo totale, oggi è il giorno in cui vedremo crollare i "grandi eroi"!
Il tono falso e derisorio utilizzato suscitò risate malvagie tra la folla.
Nell'arena atterrarono molti soldati del Vulcano, tutti quelli più in vista, generali compresi ma Prilla ancora non ne vedeva uno.
- Oggi è il giorno in cui otteniamo ciò che è nostro!
L'ultima frase riecheggiò sommersa dal boato di quei violenti spettatori. Piron strinse ancora di più la mano di Prilla tirandola a sé. La terra tremò ed uno squarcio si aperse davanti ai loro piedi facendo strabordare della focosa lava che si fermò poco distante dai loro piedi.
- Diamo inizio ai giochi, ma prima, avete delle ultime parole? - chiese Magor falsamente interessato ai prigionieri.
La fata si sentì tutti ancora più addosso, le tremavano le gambe.
- Potete finire noi oggi ma domani ci sarà qualcun altro a lottare per Gorm libera! - gridò Noctis facendo un passo avanti fuori dal gruppo. Subito fu colpito da una saetta di lava e il suo grido atroce si levò dalla sporca sabbia.
Magor sorrise maliziosamente assottigliando i suoi occhi vermigli su quelli che dalla sua posizione elevata sembravano solo insulse formiche. Disse semplicemente: - Non ci sarà un domani. Uccideteli, uccideteli tutti!
All'ordine dello stregone tutti i vulcanici scesi nell'arena si gettarono sui prigionieri che si difesero con ogni loro mezzo ma l'imparità era fin troppo evidente: erano due giorni che non mangiavano e le ripetute percosse avevano gravato sulla loro condizione fisica non avendo nemmeno potuto curare quelle ferite che solcavano i corpi stanchi.
Il primo a cadere senza più rialzasi fu Petrifus. L'anziano gormita era già stremato dai gironi passati che reggere più a lungo nell'arena gli sarebbe stato impossibile. Il pianto di Tasaru fu coperto dalle grida di Noctis colpito mentre tentava di difendere re Nadar, nobile padre.
Agrom, Piron e Deron ancora tentavano assieme a Rocciatauro di mantenere un cerchio difensivo attorno a Prilla.
La fata vedeva morire accanto a sé tutti coloro che avevano combattuto al suo fianco, tutti quegli amici che avevano riso con lei... la testa le si faceva sempre più pesante.
Si riscosse violentemente solo quando le urla vicinissime di Piron non martellarono le sue orecchie e anche lei fu sbalzata via ritrovandosi coperta dai suoi compagni.
Con orrore constatò che quelli che una volta erano gli occhi azzurri di Agrom ora erano orbite spente, rosse e senza vita.
Gridò e pianse cercando di proteggere il cadavere dell'amico dai vulcanici che arrivavano ad orde non tenendo conto neanche dei morti.
Quando le furono davanti però non attaccarono come avevano fatto con gli altri bensì si limitarono a circondarla con dei ghigni sadici impressi nei volti infervorati dalla sete di sangue e vendetta, bramosi di riscatto, animaleschi.
Si fece avanti Aracno il Crudele che la immobilizzò lanciandole contro le sue ragnatele acide e appiccicose che le corruppero le vesti, Orrore la afferrò e si sollevò in volo trascinandola su un palchetto proprio davanti a quello dove si trovava Magor.
Lo Stregone di Fuoco mise a tacere la folla con un semplice gesto della mano dalle dita acuminate e poi esordì dicendo a gran voce: - Vulcanici! Voi tutti conoscete la Fata delle Leggende, vero?
Dagli spalti risposero con fischi ed insulti diretti alla giovane che rimaneva a testa bassa incapace di pensare, solo il rosso del sangue caldo passava davanti ai suoi occhi, inginocchiata ed incapace di opporsi.
- Vulcanici, ecco a voi la Fata! Sono finiti i suoi giorni di gloria e io dico che ora è il momento che senta anche l'inferno, quello che ha fatto patire a noi! - esclamò Magor aizzando la folla.
Prilla tenne lo sguardo fisso davanti a lei, non osava guardare il fautore, il macchinatore della sua disfatta. Tentava di trattenere le calde lacrime salate e impregnate di sangue, non sapeva nemmeno se fosse suo.
Il suolo sotto di lei tremò facendola sussultare e una grande mano la costrinse in piedi ed una voce fin troppo familiare le sussurrò: - Guarda giù fatina, guarda quanti fieri soldati aspettano questo momento.
- Vulcanici, a voi la scelta: procediamo? - gridò ancora Magor con soddisfazione. Urla esplosero dagli spalti e l'anfiteatro si illuminò di fiamme prodotte dagli spettatori a quel macabro evento. Da delle porte che si aprivano pesanti sulla sabbia impastata di dolore entrarono alcuni trascinandosi dietro una figura ben minuta ed insignificante.
Ciò che Prilla vide la lasciò muta ed incapace di emettere suoni: Luke, ricoperto di ferite e logoro, i vestiti lacerati e intrisi di sangue, avanzava spintonato e sollecitato dai suoi carcerieri.
Fu un attimo.
- Luke! - gridò Prilla con quanta aria aveva nei polmoni cercando di liberarsi dalla stretta prepotente di Obscurio. - Lasciatelo! E' me che volete! Non è nemmeno un gormita!!
Le bruciava la gola.
- Nemmeno tu lo sei fatina, o sbaglio? - le disse Obscurio rafforzando la presa sulla sua testa, minuscola al confronto.
Il dolore fu tanto e lancinante e quando fu lasciata si accasciò a terra stringendo le membra a sé, raccolte attorno al piccolo petto.
Obscurio la liberò dalle ragnatele che la stringevano arrossandole la pelle e, con un calcio, la lanciò giù da quella piattaforma facendola cadere nell'arena ai piedi di Luke. Con un tonfo sordo atterrò su un braccio procurandosi una slogatura. Rantolò dal dolore ma tentò di rialzarsi il più in fretta possibile. Anche Luke fu spinto a terra accanto a lei e i due furono legati assieme per un braccio.
- E ora, che si dia inizio alla seconda parte dei giochi. - annunciò Magor con fierezza nella voce.
I Mangialava costrinsero entrambi in ginocchio e legarono le mani che ancora avevano libere a degli anelli di lava creati sul momento. Non venne lasciata loro possibilità di movimento se non quel minimo necessario per stare in ginocchio.
Atterrò dietro di loro una cupa figura che proiettò su di loro una nera ombra ottenebrandoli prima di lasciarsi andare in profonde risate maligne.
- Aspettavo da tempo questo momento! - disse prima di abbassare le mani sulla schiena di Luke. I ruvidi artigli di Obscurio incontrarono le delicate ali del folletto. Non fu dato ai due il tempo di comprendere che quando realizzarono l'accaduto quelle belle ali opaline erano brandelli sollevati dal calore dell'arena, coriandoli lacerati.
Luke non sentì alcun dolore, dopotutto le ali di quelli della sua specie erano insensibili, ma si disperò quando si scontrò contro la dura verità.
- No! Fermi! - gridò Prilla tirando le catene che li imprigionavano.
- Tranquilla fatina, dopo tocca anche a te. Ma tu sai come sono le tue ali, no? - le disse Obscurio passando un dito sull'arco dell'ala di lei.
Prilla tremava, lo sentiva, lo sapeva ma tutto andava contro di lei e non riusciva a controllarsi. Tentò con tutte le sue forze di fare da scudo a Luke ma ottenne solo di rovinarsi i polsi facendoli sanguinare.
Obscurio non tenne conto di quei gesti inutili a suo dire e, stavolta, mirò alle ali del folletto con l'intento di ferirlo. Prese quelli che ormai erano filamenti e li tirò con forza colpendo l'attaccatura con la schiena. Luke gridò. Gridò anche Prilla: chiedeva che solo lei fosse torturata e che nessun altro soffrisse a causa sua. Il boato frastornante degli spettatori coprì il dolore dei due nell'arena. Dalla schiena del folletto colò sangue che, scorrendo in colonnine, percorse la magra schiena finendo gocciolante a terra.
Obscurio mostrò all'arena il macabro trofeo che iniziava un'insolita quanto singolare trasformazione: quelle ali di cartavelina andavano ricostituendosi tra le sue mani mutando in cristallo e pietre preziose, gemme di ogni forma e colore che riflettevano ovunque la rossa luce calda.
- Questo si che è un magnifico souvenir! - ghignò Obscurio consegnando quello splendore a Magor in un profondo e reverenziale inchino.
Il Signore delle Tenebre si riavvicinò poi ai due e prese Prilla liberandola dalle catene e gettandola a terra.
- Ora tocca a te fatina, vediamo che gioielli escono fuori. - le disse senza neanche darle il tempo di rialzarsi. Le fu sopra e, avendola afferrata per le ali, la trascinò per qualche passo. Lei non si divincolò piuttosto assecondò lo strattonare cercando di zampettare dietro al gormita e di contenere il dolore già forte che provava.
Fu portata nuovamente sulla piattaforma di fronte a Magor. Lo Stregone di Fuoco la guardava dall'alto osservando la scena dal suo comodo trono, superiorità nei suoi occhi, mentre gli venivano serviti cibo e bevande come se si trovasse ad un vero e proprio spettacolo.
Con un gesto della mano permise ad Obscurio di procedere, un semplice cenno.
Il gormita afferrò così la fata per le ali sollevandola da terra e, facendo in modo che tutti la vedessero, iniziò il suo divertimento: rese brandelli quelle ali tra i pianti e gli strilli della giovane fata. Arrivò alla radice, nel punto in cui si congiungevano al corpo già segnato di lei e rise con sadismo quando graffiò la carne tirando via quel poco che era rimasto lasciandole solo dei filamenti opachi sulla schiena rossa.
Prilla non potè fare a meno di gridare e contorcersi a causa del dolore immenso che stava provando. Dal suo corpo proveniva dolore e solo dolore, non riusciva a focalizzarsi su altro. Neanche quando Obscurio la lasciò e cadde sentì più di quanto non facesse già.
Venne spinta giù dalla piattaforma ma non cadde: venne presa prima di impattare col suolo dalle braccia di qualcuno per poi essere lasciata a terra. Mise a fuoco per qualche istante la figura di Armageddon, estremamente seria, poi la vista le si offuscò e le gambe le cedettero.
Svenne sentendo le urla di Luke e risate scomposte.
Sperò di non riaprire più gli occhi, sperò di non sentire più nulla, di dimenticare tutto, di non dover più assistere alla guerra, alla morte.
Non fu così.
Continuò a vivere, sentire, piangere.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una cella, al buio, bagnata e ricoperta di un qualcosa di appiccicoso e odoroso. Si guardò le mani per poi urlare dall'orrore.
Era sangue. Fluidi vitali.
Non appena i suoi occhi ripresero a distinguere nel buio ciò che ci fosse attorno a lei si rese conto della situazione in cui era capitata.
Il pesante odore che impregnava l'aria era quello dei cadaveri che giacevano attorno a lei. Nessuno dei corpi che aveva attorno conservava quel soffio di vita che fino a poche ore prima li aveva caratterizzati. Aveva davanti i suoi amici o quello che restava di loro.
Il corpo di Tasaru presentava i danni maggiori: era bruciato e del volto ridente del Signore della Foresta non rimaneva che un nero ceppo. Si potevano a malapena distinguere gli incavi degli occhi e un'espressione di dolore contraeva la sua bocca spalancata e carbonizzata.
A Noctis mancavano le sue belle ali piumate strappate e gettate in un angolo, lontano dal corpo. La schiena nera di sangue dava mostra di un profondo squarcio, forse era stato proprio quello la causa della morte.
Vide poco lontano i corpi di Rocciatauro ed Agrom e notò con orrore che ad entrambi mancava la testa.
Non riusciva a piangere o a muoversi: tutto ciò che faceva era girare la testa dando un nome a quei cadaveri martoriati.
Quello che una volta era il fiero re Nadar ora aveva il becco mutilato e lo scontroso ma saggio Petrifus era privo della sua legnosa corazza giacendo nudo, riverso in un lago di plasma che proveniva dai corpi immobili di Piron e Deron. I due gemelli erano in posizione fetale, l'uno accanto all'altro, come a voler disperatamente richiamare l'utero materno anziché la cruda morte. Il volto di Piron era solcato dalle lacrime e quello che una volta era stato il fiero condottiero del Popolo dell'Acqua stringeva i pugni al petto. Quei pugni che tanto amava sollevare per incitare alla battaglia.
A nulla serviva scuoterli, chiamarli, piangerli... erano tutti morti... nessuno le sarebbe più stato restituito.
Un pensiero di un secondo la riportò tra i vivi: dov'era Luke?!
Guardò ancora, cercò invano, Luke non c'era.
Che fosse ancora vivo?!
Forzò inimmaginabilmente le gambe per riuscire ad alzarsi ed arrancò verso la porta della cella, barcollando instabile.
Lo spioncino era troppo in alto affinché lei potesse arrivarvici e le toccò ingegnarsi non poco per riuscire a sporgere la testa dalla feritoia. Davanti a lei si apriva un corridoio altrettanto buio illuminato solo da pochi Mangialava che rischiaravano l'ambiente con le loro fiamme.
Provò a chiamarli ma le bastò poco più di un fiato per farne accorrere un paio in gran fretta. Sui loro volti c'era paura e stupore e nei loro movimenti vigeva diffidenza. Non dissero nulla e uno di quelli corse via in gran fretta senza pronunciare una parola.
Le fu intimato di allontanarsi dalla porta che si aprì mostrando una grande figura sulla soglia: Armageddon.
- Seguimi. - le disse.
Prilla rimase immobile ben salda sui piedi non muovendo un passo ma non perché non volesse obbedire, piuttosto perché il suo corpo tutto rimase fermo, come pietrificato.
Armageddon lasciò andare un sottile sospiro che gli gonfiò il petto.
- Non ti toccherò con un dito, non sono io quello di cui ti devi preoccupare.
- Dov'è Luke? - domandò lei in risposta, con voce flebile e spezzata.
Il generale parve stupito da quella domanda e scelse con cautela le sue parole.
- Non ricordi? - domandò quasi apprensivo.
Prilla si spaventò e lo guardò interrogativa, temeva per la risposta che sarebbe arrivata. Non voleva crederci!
- Una parte del sangue che hai addosso è sua... Obscurio lo ha ucciso, in verità pensava di aver ucciso anche te con quel colpo, non dovresti essere viva.
La calma apparente con la quale vennero pronunciate quelle parole la colpì ancor più duramente.
- M-morto?
Ripetere quella parola le mise un peso sull'anima, una sofferenza interiore. Scoppiò a piangere tutte quelle emozioni che le erano rimaste intrappolate nella gola.
- Ehi, smettila! - la rimproverò Armageddon.
Ma la fata non riuscì a frenare quel fiume violento di disperazione e si accasciò a terra, cadde sulle ginocchia graffiate e nude sulla roccia ruvida del pavimento. Pianse fino a che non uscirono più lacrime dai suoi occhi gonfi e stanchi.
Armageddon rimase in silenzio. Distolse lo sguardo e la lasciò fare. Quando ritenne che si fosse calmata abbastanza decise di proseguire.
- Basta piangere, non li riporterà in vita, dovresti piuttosto pensare a te: sei viva e questo non era previsto.
Armageddon fece un cenno ai Mangialava che erano rimasti in scorte e questi sollevarono la fata. Uscirono dalle prigioni senza guardarsi indietro.
Fu l'ultima volta che Prilla vedeva i suoi amici. Luke non lo vide mai.
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What if?
FantasyE se Prilla fosse stata sconfitta? E se Obscurio si fosse impossessato dell'Occhio della Vita? E Magor avesse ottenuto il controllo su Gorm? Questo è ciò che ne uscito fuori... Attenzione! Sono presenti scene forti e violente. Ho voluto essere cruda...