~Capitolo 1~

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Pv. Natalia

«Vieni qui! Brutto monello che non sei altro!»
Sto inseguendo il mio, ormai fratellino Jeck, per tutta casa. Ogni volta la stessa storia, quando deve farsi il bagnio è sempre un impresa prenderlo.
«Non ci penso neanche»
«Ok. L' hai voluto tu. Amari estremi ed estremi rimedi»
Entro nella camera dei miei fratelli, nascondendomi sotto il terzo letto, che uso raramente quando mi chiedono di raccontargli una favola della buonanotte.
«Sono sicuro che non verrà mai a cercarmi qui! Ne sono sicuro!» dice entrando e chiudendo la porta a chiave.
Si abbassa per sbirciare dalla serratura della porta. Io ne approfitto per uscire dal mio nascondiglio ed avvicinarmi a lui di soppiatto.
«Ne sei pienamente sicuro!»
Così dicendo lo acchiappo per il costume da indiano ribelle e aprendo la porta lo porto in bagno.

Mezz'ora dopo
«Ti odio!»
«Ti voglio bene anche io Jeck!»
Siamo in salotto seduti sul grande tappeto davanti al camino, ad aspettare i nostri genitori che dovrebbero tornare a breve.
«Secondo te cosa ci devono dire mamma e papà?» mi chiede Cristopher.
«Sinceramente non lo so. Da quando sono qui non li ho mai visti così misteriosi»
«Io credo sia qualcosa di importante. Se fanno i misteriosi ci sarà pur un motivo no?» dice invece Jeck.
Annuisco e ci alziamo sentendo la serratura della porta scattare e successivamente aprirsi rivelando i nostri genitori ricoperti di soffici fiocchi di neve.
«Siamo tornati!» dice mio padre togliendosi il cappotto e appendendolo all'appendi abiti.
«Abbiamo una cosa per voi!» dice la mamma aprendo una parte del suo giaccone lungo, rivelando una bellissima batuffola bianca.
La fa scendere e subito la piccola viene verso di noi reclamando coccole. Io e i miei fratelli subito cominciamo ad accarezzarla e farle dei piccoli grattini un po' ovunque.
«È bellissima dove l'avete presa?» chiedo curiosa e felice.
«L'abbiamo trovata in mezzo alla neve abbiamo cercato un po' per vedere se fosse di qualcuno ma nessuno sembrava badare a lei così l'abbiamo presa noi per voi» spiega la mamma.
«Come la chiamiamo Nat?» mi chiedo Jeck.
«Che ne dite di Biancaneve?»
«È perfetto» dice Cristopher.

Sto per salire le scale e raggiungere i miei fratelli in camera, quando la mano di mamma mi ferma.
«Natalia! Tesoro dobbiamo dirti una cosa»
«È successo qualcosa Mamma?»
«No, no cara è solo che io e papà dobbiamo farti vedere una cosa che spero ti renderà felice»
«Cosa c'è di più bello del far parte della vostra famiglia?»
«Si ma non ufficialmente» dice papà sedendosi sulla sua poltrona.
«Cosa vuol dire?»
«Vuol dire che la cosa che stiamo per mostrarti è la cosa che ti rende ufficialmente e legalmente nostra figlia» spiega papà prendendo dalla tasca dei suoi pantaloni un foglio.
Mamma mi mette una mano sulla schiena e insieme ci avviciniamo a papà. Lui apre il foglio piegato in quattro e me lo porge. Lo prendo e la prima cosa che noto è la scritta grande "Documento di riconoscimento" e sotto il mio nome, il mio nuovo cognome ovvero Mc.Garden, la mia età e la mia data di nascita.
«È tipo una carta d'identità?»
«Esatto tesoro! Ora sei a tutti gli effetti nostra figlia!» dice mio padre.
Non mi capacito del perché ma comincio a piangere dalla gioia. 'Finalmente ho una famiglia. Una vera famiglia. Non ci credo'.
«Oh cara» dice in modo dolce mia madre, venendomi ad abbracciare insieme a mio padre.
«Grazie!»
«Di nulla tesoro, ti vogliamo bene!»
«Anche noi Nat!» dicono altre due voci che riconosco bene, unendosi all'abbraccio.
«Voi lo sapevate?»
«Certo e quando c'è l'hanno detto abbiamo fatto i salti di gioia. Noi ti vogliamo bene come se fossi nostra sorella naturale e ti vogliamo con noi» spiega Cristopher.
«Anche io! Vi voglio molto bene!»
Ci abbracciamo forte e poi diamo la buonanotte ai nostri genitori e scappiamo di sopra a giocare ai pirati contro indiani con la piccola Biancaneve.

È ora di dormire e sto finendo di raccontare una storia ai miei fratelli, seduta sulla poltrona accanto alla finestra, mentre la cagnolina è stata portata precedentemente di sotto dalla mamma. Cristopher e Jeck mi ascoltano, stando seduti con la schiena appoggiata alla testiera del letto, mentre le gambe erano coperte dal soffice piumone.
«E così Anastasia, ha potuto finalmente realizzare il suo sogno di cantare e ballare senza essere più giudicata dalle sue compagne, sentendosi finalmente se stessa. Fine!»
«Come mai le compagne le dicevano quelle cose?» chiede Jeck.
«Perché erano invidiose della sua bravura e della passione che metteva in ciò che faceva» «Come te!»
Rimasi stupita da quella affermazione. 'E devo ammettere che è vero. La ragazza della storia mi rispecchia veramente tanto. Io amavo, e amo cantare, ma tutte mi dicevano che era un talento sprecato il mio, solo perché amavo cantare canzoni per bambini oppure il genere che piace a me. Ma la signora Jefferson mi obbligò a cantare canzoni di chiesa liriche che chiedevano un grande sforzo per me'.
«Tutto bene Nat? Ho detto qualcosa di male?» mi chiede Jeck preoccupato.
«No Jeck, tranquillo è solo che…. mi sono ricordata di una cosa passata, niente di preoccupante!»
«A te piace cantare giusto?» mi chiede ancora cambiando discorso.
«Si! E molto anche!»
«Ci canti qualcosa?» chiedono in coro.
«Certo! A patto che dopo ci mettiamo a dormire. Ok?»
«Ok»
Penso a quale canzone scegliere e mi ricordo una particolare canzone che ho sentito diversi giorni fa.
« Mi ricordo qualche anno fa.
Tu che me l'ho ripetevi sempre.
'Tu puoi arrivare alla luna.
Tu poi arrivare alla luna'.
Quanto costa la felicità?
Si può essere felici senza.
Tu non avere paura.
Ti dico buona fortuna.
E allora buona fortuna.»
«Sei bravissima!» mi dicono entrambi i miei fratelli.
«Grazie! Ed ora a nanna forza!»
«Uffa!» sbuffano i due.
«Dai!»
«Ok! Buonanotte Nat!»
«Buonanotte ragazzi!»
Si mettono bene sotto le coperte e chiudendo gli occhi cadono nel mondo dei sogni. Sbadiglio stanca e decido di mettermi anche io nel mio letto, nella loro stanza. Quando credo di aver preso sonno un rumere come di qualcosa che sbatte e successivamente cadere, mi fa svegliare di scatto. Prima guardo i miei fratelli dormire beatamente e poi, girandomi sotto le comerte, mi sporgo dalla parte del letto dove metto i piedi e mi ritrovo davanti due occhi di un celeste magnifico, che mi fissano spaventati, ma curiosi allo stesso tempo.

~Peter Pan || A modo mio~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora