Capitolo 3

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Anna fu svegliata da un brivido freddo che le attraversò la schiena. Sì avvolse maggiormente nelle coperte, ma il freddo che provava non cessava, si alzò dal letto e si diresse ad una cassettiera che era in camera sua, iniziò a frugarci dentro, ma trovò solo dei cerotti e delle strane medicine, le serviva assolutamente un aspirina, ma dove poteva andare a cercarla il quel momento?
Prese una decisone, si mise un paio di pantaloni, un maglione pesante e un paio di scarpe da ginnastica, si precipitò in bagno e si fece una coda alta, per nascondere i capelli sporchi. Uscii di casa e si diresse all'appartamento dei nuovi vicini, andò li perché non si sentiva di disturbare gli anziani al piano di sotto, suonò il campanello e in men che non si dica, sulla soglia della porta spuntò una donna, era alta, magra e aveva lunghi capelli neri che le ricadevano sotto le spalle, indossava una camicia da notte bianca che le arrivava fin al ginocchio, in quel momento, la donna, ricordò ad Anna, Audrey Hepburn in colazione da Tiffany.
-Cosa posso fare per te?- chiese la donna
-Vede, mi sento poco bene e a casa mia sono finite le aspirine, se lei ne ha qualcuna potrebbe darmela?-
La donna sfoderò un sorriso dolce come il miele
-Certo, entra pure-
La ragazza varcò la soglia dell'appartamento, il salone dove la donna la fece accomodare era luminosissimo grazie alla gigante porta finestra che si affacciava ad un terrazzo, Anna si accomodò su un morbidissimo divano bianco che si trovava in mezzo alla sala, tutt'intorno era ricoperto di scatoloni chi più grandi chi più piccoli.
La donna si mise in ginocchio e iniziò a frugare in una scatola di cartone, dopo un po' iniziò a controllarne un altra e poi un altra ancora
-Accidenti, non le trovo...-
-Non si preoccupi, non intendevo disturbarla così-
-Tesoro non ti preoccupare, si vede che stai poco bene, sai dovresti...- in quel momento smise di parlare e si precipitò in un altra stanza, dopo un po' tornò, teneva in mano una scatolina bianca e aveva stampato sulla faccia un sorriso trionfante.
-Ho trovato le aspirine! Mi sono ricordata che erano in bagno-
Le porse alla ragazza
-Grazie mille-
La donna si accasciò sul divano vicino ad Anna
-Scusa tanto per il disordine, ma mi sono trasferita qui con mio figlio da poco-
-Oh, non si preoccupi-
-Dammi pure del tu. Gradisci una tazza di tè?
Così magari potremmo chiacchierare un po'- le sorrise
-Certo!-
-Ah tesoro, puoi chiamarmi Charlotte- urlò la donna da quella che doveva essere la cucina
-E io sono Anna- disse invece la ragazza.
Dalla cucina iniziò a provenire un forte profumo di miele e limone e dopo poco Charlotte arrivò nella sala con un piccolo vassoio di ceramica in mano.
Si sedette e appoggiò il vassoio sul tavolino ai piedi del divano, Anna prese per il manico una tazza di tè bollente, la donna fece lo stesso.
-Allora dimmi...quanti anni hai?-
-Dodici- rispose immediatamente la ragazza
-Ah...non l'avrei mai detto, pensavo avessi quindici anni come mio figlio, beh sembri molto più grande di dodici anni-
-Grazie- disse Anna sorridendo ~Ah...suo figlio doveva essere il biondo ossigenato di ieri sera~ pensò la ragazza. Mentre Charlotte iniziò a parlare di tutti i tipi di tè possibili e immaginabili, Anna continuò a rigirarsi tra le mani un piccolo ciondolo appeso ad una collana d'argento, era come un tic nervoso, il ciondolo raffigurava una luna nera, la ragazza non aveva mai capito perché la madre le avesse regalato un ciondolo di quel colore, era così triste, ma ci era affezionata.
In quel momento la porta si spalancò ed entrò il ragazzo dai capelli ossigenati, era molto diverso da sua mamma, l'unica cosa che aveva in comune era il fisico pazzesco e l'elevata altezza.
Gli occhi azzurri del ragazzo iniziarono a fissare con stupore Anna poi però il suo sguardo si spostò sulla madre
-Ciao mamma-
-Ciao Jacopo, lei è Anna diciamo che è venuta a trovarmi- disse Charlotte
La ragazza si alzò dal candido e soffice divano
-Grazie di tutto Charlotte, ora devo proprio andare- prese dal tavolino l'aspirine
-Certo e mi raccomando, vienimi a trovare quando vuoi- la accompagno alla porta, prima che la porta di chiudesse sentii dire da una voce maschile
-Ci si vede Anna-
Non fece in tempo a rispondere che la porta le se chiuse davanti.
Sospirò e scese le scale fino al suo appartamento, appena entrò in casa prese le aspirine in fretta e furia, si sentii subito meglio.
Poco dopo il campanello di casa sua suonò, Anna cercò di afferrare il ciondolo a forma di luna, ma non lo trovò, le venne un colpo al cuore, sperava di non averlo perso, il suo prezioso ciondolo...
Andò ad aprire la porta, davanti si trovò Jacopo che la fissava con quei suoi occhi celesti
-Hai dimenticato questa- aprii il pungo che poco prima teneva stretto lungo il fianco, eccola! La sua preziosa luna nera, senza pensarci due volte Anna la prese dalla mano del ragazzo e iniziò a rigirarsela tra le dita
-Grazie- disse lei
-Di niente- rispose l'ossigenato le rivolse un ultimo sorriso poi risalii le scale, lasciando Anna sola sulla soglia della porta.

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