Capitolo 2

20 5 0
                                    

La mattina Anna si svegliò con un tremendo mal di testa, la fronte le scottava ~Oh no...~ pensò lei, se aveva la febbre avrebbe saltato un giorno di scuola e saltare un giorno di scuola significava perdere tutte le lezioni, beh almeno al venerdì erano meno pesanti.
Forse si era ammalata per colpa del freddo che c'era ieri e oltretutto era stata molto sotto la pioggia a congelare.
Vabbè, avrebbe avuto del tempo da dedicare al disegno a cui lavorava da tempo, raffigurava un paesaggio di campagna con una casa di fine 1800, per lei l'arte di quegli anni era la migliore.
Con fatica si alzò da letto e si diresse alla piccola scrivania davanti alla finestra di camera sua, tutti i libri di scuola erano spararsi per terra e sulla scrivania, c'erano anche fogli stappati tutt'intorno al cestino che era pieno fino all'orlo, dava l'impressione che stesse per esplodere. Si sedette con poco grazia sulla sedia e tirò furi da un piccolo astuccio verde una matita e riprese il disegno per poterlo continuare, per prima cosa sistemò l'erba giallastra della campagna, aveva intenzione di disegnare anche una scuderia con dei cavalli, lei adorava andare a cavallo, forse era l'unica attività tra quelle che era obbligata a fare che le piaceva. Il primo cavallo a cui diede vita con la matita (che in quel momento le parve una specie di bacchetta magica capace di animare le cose) era piccolo e tozzo, ma il muso era molto dolce, le ricordava il suo vecchio gatto, Pablo, era morto a pochi mesi perché la donna di servizio aveva lasciato aperta la porta finestra che dava al terrazzo e il piccolo gatto nero era caduto dal terzo piano, da quel episodio si trasferì con i suoi genitori in questo appartamento cercando di dimenticarsi di quel brutto episodio.
Guardò l'orologio appoggiato alla scrivania, segnava le 12:52, wow, era stata a disegnare per tutto questo tempo?!
Quando staccò gli occhi dal foglio si sentii frastornata da un acuto mal di testa era come se fosse entrata in un altra realtà, il silenzio la fece andare di matto, lei non era una persona moto loquace, ma in quel momento avrebbe fatto di tutto per avere un po' di compagnia, si sentiva così sola...
Andò in cucina e accese la macchina del caffè, le palpebre non le reggevano, riempii fino all'orlo la tazza e bevve tutto d'un fiato il caffè che essendo troppo caldo le bruciò tutta la gola, tossì qualche volta, ma in poco tempo il dolore passò.
Non sapendo come trascorrere il tempo, si mise sul divano e si mise a leggere Hunger Games, anche se di solito leggere era uno dei suoi ultimi passatempi, quel libro le piaceva particolarmente, il perché non lo sapeva bene neanche lei, in generale leggere la deprimeva, la sua prima lettura fu Peter Pan, le piacque molto solamente che poi realizzo che era tutto irreale e che se anche avrebbe sperato con tutto il cuore non avrebbe mai avuto un incontro con Peter Pan in persona, i libri le creavano false speranze, i libri non sono la vita vera, ti fanno illudere, bisogna vivere la propria vita e non immedesimarsi in personaggi inesistenti. Era questo ciò che pensava Anna, ma malgrado ciò, Hunger Games era il tipo di libro che avrebbe letto e riletto milioni di volte e neanche lei sapeva bene il perché.
Nel bel mezzo della lettura sentii un grande colpo proveniente dall'appartamento di sopra ~Spero che i nuovi vicini non abbiano combinato nulla di grave~ pensò Anna, forse sarebbe dovuta andare a controllare, ma non si sentiva fisicamente, era una strana sensazione quella di voler fare qualcosa, ma si è impediti dalla stanchezza è come saper di dover fare una cosa importante ma essere impediti dalla pigrizia e dalla malavoglia. Però lei non era mai stata pigra...forse era solo la febbre, si era decisamente la febbre che stava peggiorando e il mal di testa era diventato talmente forte da non farla riuscire a concentrare sul libro.
Decise di tornare a letto con l'intento di addormentarsi, ma tutto ciò fu inutile, non riusciva neppure a reggersi in piedi. Cosa le stava succedendo? Perché tutt'ad un tratto si sentiva così male?
I suoi genitori erano a lavoro e lei non sapeva che fare, neppure chi chiamare, forse doveva solo cercare di dormire, le avrebbe fatto bene e magari al risveglio sarebbe tutto passato, non fece in tempo a fare altre ipotesi che le palpebre le diventarono sempre più pesanti e non riuscii più a resistere al sonno.

Anna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora