capitolo 2

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Si, son sempre io. So di essere scocciante e pesante. Anche lui me lo diceva. A volte, se non fosse per la mia famiglia, per lui, mi lascerei morire.

Oramai vado avanti con la convinzione che forse, un giorno, potrò essere felice.

È da giorni che faccio lo stesso sogno, sogno lui. Lui che intreccia le dita alle mie, che mi sorride, che mi dice che è con me e che posso contare su di lui.

Ogni volta che riesco a prendere coscienza di star sognando, tento inutilmente di afferrarlo, come Orfeo fece con Euridice, sua amata, per tenerla con sè e non farla andare via.

Ma come lo sfortunato cantore, tento di afferrare il fumo...io lo vedo dissolversi.

Almeno vorrei essere felice con lui nei sogni. Lo vedo sempre come un angelo. Il mio angelo. Ogni volta le sue ali sono spiegate, candide e grandi, l'occhio angelico è bianco.

Un miscuglio, un miscuglio di dolcezza è peccato. Dopotutto lui è questo, no? Non è come gli altri. Non è come Lucifero, non è come Lucio, non è nemmeno come me, se è per questo. Lui è là fuori, a combattere contro Gaalb e Lili, è sfuggito alla Morte, è stato graziato ed è riuscito a convincere quasi un esercito di demoni comuni.

Ha fatto cose straordinarie, è dotato di una forza e determinazione pazzesca. Mentre io sono qui, qui a crogiolarmi nella nullafacenza, ad accasciarmi su me stesso e a scrivere pagine su pagine di questo diario, a disperarmi per un amore sprecato, come una ragazzina farebbe durante l'adolescenza.

È ovvio che lui abbia un compito ben preciso, queste non sono semplici coincidenze.

Certo, ogni giorno sento il mio lato demoniaco bilanciarsi un po' di più con quello angelico, poco alla volta.

Un paio di giorni fa stava per accadere, avevo ucciso un angelo per rabbia e nervosismo.

È spuntato Uriel, aspettava. Aspettava come un avvoltoio con un animale in fin di vita, aspettava che il lato demoniaco e quello angelico si bilanciassero del tutto.

Mio nonno è riuscito in tempo a colpire Uriel, non uccidendolo ovviamente, ma mettendolo KO per un bel po' di tempo.

Mi aveva porso una strana chiave, era dorata e al centro aveva una pietra verde, uno smeraldo.

L'aveva spacciata per chiave dei Vitrei Cancelli del Paradiso, ed io come un ingenuo la stavo per afferrare, sarei diventato il Destino.

Mio nonno mi ha fatto bere il suo sangue per rallentare il processo. Mio padre invece ha detto che molto probabilmente anche a Luxifer sarà capitata la stessa cosa.

È da giorni che sono preoccupato, continuo a pensare a lui, a ripetermi che va tutto bene e che se fosse diventato la Morte automaticamente anche io sarei stato obbligato a prendere il posto di Uriel, ma rimango comunque preoccupato per lui.

L'altro giorno è venuto Lucifero, potreste solo immaginare la reazione di mio nonno e degli angeli. L'ex re degli Inferi era abbastanza innervosito, e ha detto che presto ritornerà.

Vuole parlare con mio nonno, magari si è deciso a voler fare un'alleanza. Ha offerto il proprio sangue a mio nonno, che ha amabilmente rifiutato fino a quando non è stato obbligato da Lucifero stesso e dopo essere stato minacciato. Credo che l'incontro tra Lucifero e Michele sia stato di grande aiuto, mio nonno adesso è più forte e riesce a trattenere meglio la barriera, insieme all'aiuto di mio padre e mio.

Qualche giorno dopo.

È tornato. Non ho tantissima voglia di uscire, anche perché dopotutto lui voleva parlare con mio nonno e basta.
*****
Si sporse per vedere fuori a che punto fossero i due. Il cuore smise per un attimo di battere. Poi riprese, ma in modo irregolare, all'impazzata.

Non credeva ai suoi occhi, per un attimo credette di avere un'allucinazione:
"Sono pazzo"

"Sto sicuramente impazzendo, non può essere lui"

Sbatte più volte le palpebre, strofinò le mani sugli occhi e si diede leggeri schiaffetti, ma lui era ancora lì, in piedi accanto a Lucifero.

Rimase a contemplarlo qualche minuto buono, maledicendo il fatto di essere fin troppo in alto per poter scorgere i tratti del suo viso, il suo fisico, tutto.

Di certo era cambiato molto dall'ultima volta in cui si erano visti, era molto più snello e i capelli erano più lunghi, ma a parere del principe Mikail, il demone pareva anche più bello di com'era abituato a vedere.

Il demone, sentendosi osservato alzò lo sguardo incontrando quello di Mikail che sussultò sentendosi colto sul fatto, le guance che si imporporavano di un delizioso color cremisi.

A quella vista Luxifer sorrise. Un sorriso sincero dopo molto tempo, un sorriso che fece perdere un battito al cuore del biondo.

A Luxifer gli era mancato terribilmente, e provava gelosia nel sapere che per tutto questo tempo la piccola Eris gli era sempre stato intorno.

Ma in quel momento nulla contava per i due ormai. Buttati indietro tutti litigi, bisticci, lotte e provocazioni.

Il moro era perso nei suoi occhi. Pensava:

"Sono così blu... Così intensi, così meravigliosi. Come potrei non ammaliarmi di essi? Non volermi perdere in quelle sfumature grigiastre, come potrei rimanere indifferente a ciò che emanano?"

Come una falena con la luce, come una nave guidata dal faro la notte nel mare, come un marinaio che si tuffa in acqua per continuare ad ascoltare il dolce canto delle sirene.

Gli sguardi rimasero incastrati tra loro per un po' di tempo, fino a quando il principe Mikail non decise di spezzare il contatto per scendere velocemente le scale, quasi rischiando di inciampare e scontrarsi con qualche angelo di passaggio, per uscire da quella dannata torre in cui era stato letteralmente rinchiuso per tanto, troppo tempo.

Superò la barriera che li separava. Gli sguardi si incrociarono nuovamente, altri brividi si irradiarono dolcemente per il ventre dei due, rendendo loro le gambe molli e incapaci di trattenere il peso del corpo.

Altro ghiaccio, altro mare, altro bronzo fuso. Luxifer per un attimo esitò, non sapendo cosa fare e continuare a fissarsi in quel modo non gli pareva un modo normale di rivedersi, fino a quando non si ritrovò l'angelo tra le braccia, che aveva abilmente nascosto il viso nell'incavo del suo collo per non mostrarsi all'altro.

Al demone si formò un sorriso sulle labbra sentendosi avvolgere dal dolce odore di gelsomini in fiore che aveva l'angelo, decidendo alla fine di ricambiare la stretta, azione che provocò sorpresa e speranza nel cuore del dolce Principe dei Cieli.

Speranza di essere amato da colui per cui aveva sempre sofferto. D'altro canto, Luxifer era davvero felice di aver ricevuto un abbraccio così... Così dolce, così nostalgico, così pieno d'amore dal proprio opposto.

Sentì di nuovo gli effetti di quell'amore proibito, ma non ebbe tempo di gustarsi a pieno il momento, perché il biondo si staccò di scatto e senza preavviso, più rosso di prima e cominciava a blaterare frasi senza senso e a chiedere più volte scusa.

Scocciato di quella situazione e dell'essere perennemente logorroico e insicuro da parte dell'angelo, il principe degli Inferi lo ritirò a se abbracciandolo.

Mikail rimase qualche secondo immobile cercando di realizzare cosa era appena successo, prima di abbandonarsi tra le braccia del principe e sussurrare flebimente contro la sua pelle un "Mi sei mancato così tanto", sentendosi intontito dall'odore che emanava l'altro che, intenerito dalla dolcezza in cui quella frase era stata pronunciata, rispose con un "Anche tu".

Lucifero tossì rumorosamente per attirare l'attenzione, e i due rendendosi conto della situazione in cui si erano cacciati e che tutti gli angeli e i due nonni li stavano guardando, si staccarono imbarazzati, borbottando frasi per giustificarsi.

A quel punto Lucifero li guardò scettico, alzando il sopracciglio mentre Michele osservava divertito il tutto, ricordando di quando anche lui e l'ex re degli Inferi facevano lo stesso quando avevano la loro età.

Mikail si guardava intorno imbarazzato mentre Luxifer aveva infilato le mani in tasca, ritornando con l'espressione indifferente che lo ha sempre caratterizzato prima della guerra.

Imbarazzante quanto dolce situazione, non credete?

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