Capitolo primo

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"Apro gli occhi, sono sudata ma ho freddo, i muscoli delle braccia e delle gambe mi fanno male per la tensione a cui sono stati sottoposti durante il sonno, digrigno i denti ed ho la vista annebbiata.
Scatto su, mi guardo intorno. È la mia stanza, non c'è niente che non vada, le lenzuola sono stropicciate e non profumano più di pulito, ma un bel sole s'infiltra dolcemente tra le tende.
Respiro con calma, muovo il collo e distendo le braccia all'indietro. Che ore sono? Mi volto, la sveglia sul comodino segna le 9:08.
Il mio battito cardiaco è ritornato alla normalità, ho smesso di avere freddo ed anche di sudare ma la canotta è fradicia ed inizio a sentire il fastidio del tessuto appiccicaticcio sulla pelle.
Non il massimo come risveglio, ma mi convinco che non sia nemmeno la cosa peggiore. Quando mi sveglio non riesco mai ad alzarmi subito, per questo non amo i posti di lavoro tradizionali: faticare per svegliarsi presto, faticare per alzarsi, uscire di casa affaticata non sono la maniera migliore di vivere. Non possono rendere felice una persona come me.
Mi ributto indietro sul letto e prendo in mano il cellulare: è certo che non mi alzerò prima delle 9:30, nonostante il fastidio sempre maggiore della canotta bagnata. Qualche notifica, un paio di email promozionali da Amazon, un paio di commenti a qualche foto su Instagram. E, come ogni giorno, il buongiorno di mia madre. Cazzeggio, guardo le foto dei miei amici, leggo ciò che scrivono su Facebook, sorrido a qualche immagine stupida trovata sul web.
Alle 9:35 mi sento finalmente pronta ad alzarmi, infilo le pantofole al contrario e vado in cucina a cercare qualcosa da sgranocchiare; non ho molta fame ma preferisco evitare di rimanere completamente a stomaco vuoto.
Un attimo dopo sono già seduta sul divano, yogurt in una mano e telecomando nell'altra non mi importa delle news e dei telegiornali, metto i cartoni animati e faccio colazione in tutta calma.
Oggi mi sento un po' meglio rispetto al solito, quindi penso a come occupare la giornata in modo non distruttivo. Innanzitutto, mi serve una doccia. Le mattonelle del bagno sono di un azzurro intenso e profondo che mi ha sempre fatta impazzire, e mentre mi lavo i denti mi concentro sui piccoli intarsi dorati che le decorano e sui riflessi di luce che ne derivano. Al mattino, la luce che entra dalla finestra del bagno sbatte direttamente contro il muro su cui si trova il lavabo, te la puoi godere da ogni singolo angolo della stanza. Ma forse queste piccolezze importano solo a me. La doccia è molto ampia, va benissimo per due persone, infatti quando mi lavo mi sento sempre come se mancasse qualcosa. Ho deciso di fare installare un soffione direttamente sul soffitto perché utilizzare il microfono a muro mi porta ad avere sempre freddo quando impiego più di due minuti a lavarmi, il che succede sempre.
Esco dalla doccia e mi avvolgo in un asciugamano morbido e caldo, poi mi pettino i capelli. Alle 10:34 sono pronta ad uscire. Ho una maglietta bianca leggermente larga con le maniche corte parzialmente infilata nei blue jeans, una borsetta e un paio di scarpette marrone chiaro. Il trucco non fa per me, mi limito a mettere un filo di mascara sulle ciglia e un velo sottile di rossetto rosso scuro. Ho un orologio, un braccialetto anonimo e la mia fedele collanina.
E, ovviamente, un paio di occhiali da sole che potrebbero essere considerati esagerati per qualsiasi occasione. Mi piace il mio stile, normale, quasi anonimo ma sempre con un tocco di stravaganza estrema.
Ho deciso di andare in palestra e di andarci a piedi, ma per strada mi faccio distrarre dalle vetrine dei negozi e dai bar. Infatti, alle 10:43 sono seduta a un caffè che aspetto un dolce alla vaniglia. Tiro fuori il cellulare dalla borsa e chiamo Tania.

"Lilly? Che cazzo vuoi?"
"Good morning sunshine! Sono al Casquet, vieni a fare colazione? Ti ho già ordinato un cappuccino con doppio cacao."
"...Non ti sopporto, dammi 10 minuti e ci sono."

Lascio il telefono sul tavolo e mi avvicino al bancone per ordinare effettivamente il cappuccino. Tania dorme sempre almeno fino alle 11, fuma un sacco di erba ed esce tutte le sere a bersi i soldi dei genitori. A loro insaputa, ovviamente.
A volte penso a come sarà il giorno in cui si renderanno conto di aver pagato una retta universitaria a vuoto per anni, ma so che Tania non sarà qui per vederlo. Nell'attesa ordino anche un biscotto.

"Sapevi che stavo dormendo, perché mi hai causato disturbo?"
"Scusami principessa, stavo andando in palestra ma questo cupcake mi ha distolta dall'intento e non avevo voglia di stare da sola. Puoi perdonarmi?"
"Per questa volta..." Il modo in cui muove le labbra subito dopo aver bevuto qualcosa mi manda completamente in palla.
"Programmi per la giornata?"
"Nulla, e tu? A parte la palestra mancata, si intende."
"Nulla, facciamoci una passeggiata e offrimi una sigaretta, per favore."

Oggi, come sempre, Tania è bellissima. Nessuno potrà mai convincermi del contrario. È uscita in infradito, pantaloni della tuta e maglietta sporca, credo si tratti di una macchia d'olio.
Accende una sigaretta e me la passa, poi ne accende un'altra per sé stessa."

Questo, cari lettori, è ciò a cui penso quando mi sveglio ogni mattina. Un periodo della mia vita in cui tutto doveva ancora svilupparsi e tutto doveva ancora morire. Ogni dettaglio di quella giornata è rimasto intrappolato all'interno delle mie palpebre e continua a ripetersi ogni volta che chiudo gli occhi. Perché proprio quella giornata, vi chiedete? Beh, la risposta è semplice: quello è stato il giorno in cui ho deciso di prendere in mano la mia vita e di cominciare a lottare per ciò che volevo piuttosto che accettare passivamente il mio destino. Sono sempre stata un'insoddisfatta cronica, nella vita ho fatto molte cose ma posso dire di non essermene goduta quasi nessuna. Semplicemente, c'erano cose che non mi piacevano ed altre che mi erano indifferenti. Questo finche' non ho conosciuto Tania, ovviamente.
C'è sempre un momento nelle nostre vite in cui ci rendiamo conto che qualcosa è cambiato e che da quel momento saremo attanagliati dal bisogno di ottenere ciò che desideriamo. Non è facile trovare il coraggio per farlo, ma prima o poi anche quello arriva.
Il mio era arrivato proprio quel giorno, il 25 giugno.

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