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«Tra quanto si mangia?» domandai affamato.

«Se tua sorella ci degnasse della sua presenza, presto» rispose mia madre infastidita.

«Le mando un sms» dissi prendendo il cellulare.

"Dove sei? Sono le 20:30"

Dopo qualche minuto ricevetti un messaggio: "cinque minuti e arrivo".

«Sara è per strada, puoi iniziare a scaldare la cena» annunciai.

«Se non si sbriga, mangerà freddo!»

Mentre io e mia madre discutevamo, Paola si mise ad apparecchiare.

Quando ormai era tutto pronto, mia sorella suonò alla porta.

«Giusto in tempo» le dissi vedendola.

«Ti pare questa l'ora di rientrare?» le brontolò nostra madre.

«Scusa mamma, stavamo studiando e non ci siamo accorte dell'ora».

«Ora vatti a cambiare!» esclamò contrariata.

Per nostra madre la cena era sacra ed ogni inconveniente veniva considerato come una vera e propria catastrofe.

In un batter d'occhio mia sorella tornò di sotto e ci mettemmo a mangiare in armonia.

«Che cosa c'era di così importante per stare fuori tutto il pomeriggio ed arrivare addirittura in ritardo?» riprese a discutere mia madre.

«Dovevamo studiare assieme, domani la prof ci interroga di storia».

«Non potevi guardare l'ora?» domandò ancora infuriata.

«L'ho fatto, ma il tempo passa in fretta e quindi...»

«Dai voi due, smettetela» placò gli animi mio padre.

Entrambe abbassarono lo sguardo e si zittirono.

«Voi invece domani avete qualcosa?» chiese mio padre.

«Spero di no» risposi semplicemente.

«Io forse sì, tuttavia è solo una possibilità» disse Paola inventando tutto.

«Un'interrogazione?» intervenne mia madre curiosa.

«Sì, di latino».

«Andrai di certo benissimo, non sei un asino come nostro figlio» affermò rincuorandola.

«Perché in questa famiglia sono sempre io l'asino? Se non sono portato per lo studio, non ci posso fare niente» ribattei.

«Calmati, stavo scherzando».

«Ah...» bisbigliai.

«Siamo un po' suscettibili oggi?» disse mia sorella.

«Non è vero! Sono solo stanco».

«Siamo tutti stanchi» ammise mio padre sconsolato.

«Comunque tu Antonio ormai sei guarito» sostenne mia madre cambiando discorso.

«A quanto pare le costole non mi fanno più male, ma ancora ho diversi lividi».

«Puoi riprendere a lavorare duramente».

«Come se avessi smesso!» risposi ripensando ai giorni precedenti.

«Guarda Cristina che oggi il ragazzo si è fatto in quattro, non l'avevo mai visto così preso, così volenteroso» intervenne mio padre.

«Se è così ti meriti una doppia porzione!» esclamò mia madre contenta.

«Anch'io ho faticato molto, non merito anch'io un premio?» chiese mia sorella gelosa.

Perché LeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora