Torno a casa soddisfatto della giornata di oggi.
Mia madre mi chiede come ogni volta com'è andata a scuola ma mi limito a dire 'bene', anche se dentro di me ero euforico.
Salgo le scale di casa e mi chiudo in camera a meditare su alcune cose. Per prima cosa tiro fuori la mia chitarra elettrica da dentro l'armadio (una Fender nera con qualche adesivo dei Nirvana), poi riprendo a suonarla.
Attacco il cavo all'amplificatore e provo a fare qualche accordo.
Vedo che non emette alcun suono.
Sistemo bene il cavo, lo stacco e lo riattacco ma niente.
Cazzo.
Tiro un colpo forte all'amplificatore e come per magia funziona. Prima o poi lo cambierò, questo catorcio. Me l'aveva comprato mio padre assieme alla mia prima chitarra, sarà costato sui 30 euro, di certo non è professionale.
Riprendo in mano la Fender e comincio a suonare qualche canzone, come ad esempio 'Basket Case' dei Green Day e 'Fuck You' dei Bad Religion.
Dopo un po' che strimpello non penso più alle note che sto suonando, la mia testa va altrove, pensa ad una cover da suonare per cominciare a farci una reputazione. Cosi prendo il cellulare e cerco sulla mia libreria musicale qualcosa di molto semplice da preparare. Vedo canzoni dei Sum 41, dei Blink-182, ma mi sembrano ancora canzoni di alto livello per noi. Poi però ne trovo una, 'I Hate Music' dei Replacement.
La ascolto.
È quella giusta, penso.
Due-tre accordi, ritmo semplicissimo, voce consumata e non troppo melodica e una durata di quasi 2 minuti.
La mando nel gruppo della band scrivendo semplicemente di impararsi quei pochi accordi, perchè sarà la nostra prima cover che aprirà ogni nostra esibizione, ogni nostro concerto...ok sto immaginando troppo.
Dopo una decina di minuti tutti mi rispondono che sono d'accordo con il brano e che vorrebbero impararla il prima possibile, cosi Ale ad un certo punto scrive: "ma se domani saltassimo scuola?"
Io sono il primo a rispondere di si, senza stare a pensarci troppo, gli altri ci pensano su un attimo poi Lollo aggiunge: "Dove andiamo a provare?"
"Conosco una sala prove poco fuori dal centro della città, un tempo era un ritrovo degli anarchici, adesso ne becchi ancora qualcuno che si aggira lì. Il posto è nella cantina di un appartamento. Vi ci porto io."
Peter e Lollo si fanno convincere e accettano.
Io nel frattempo avverto Fabio che domani non potrò prendere con lui il pullman per andare a scuola.La serata si conclude in modo tranquillo, dopo tutte le cose che abbiamo 'pianificato' di fare, cosi vado a farmi una doccia calda, faccio cena e mi ficco sotto le coperte del letto. Sto a guardare il soffitto per un po' prima di addormentarmi e penso al mio sogno che sta per avverarsi.
Il mattino dopo mi sveglio come ogni volta, mi vesto frettolosamente per far capire ai miei di star facendo tardi a scuola, poi sporgo leggermente la mia chitarra fuori dalla finestra, esco di casa, faccio il giro del cortile, la prendo al volo e mi allontano il più veloce possibile.
Con tutti gli altri devo incontrarmi in una piazza molto conosciuta e sopratutto usata spesso come luogo di ritrovo, da cui partono diverse strade per il centro città; perciò prendo il pullman che passa più vicino a dove abito io e impiego circa 15 minuti ad arrivare lì.
Dopo un po' di attesa arrivano gli altri e cominciamo ad avviarci verso la sala prove; ognuno ha con sè il proprio strumento, Lollo invece ha portato con sè le sue bacchette "porta fortuna", le chiama cosi perchè quando andammo al concerto dei Sum 41, il batterista Frank Zummo, dopo aver concluso l'esibizione, lanciò le sue bacchette verso il pubblico e Lollo ebbe la fortuna di prenderle al volo (grazie anche all'aiuto mio e di Ale che lo alzammo nonostante la sua statura poco più bassa di noi).
Da quel giorno, quando le provò sulla sua batteria, il suono per lui risultava più divino, e raramente sbagliava il ritmo, cosi furono il suo portafortuna.Dopo esserci incontrati in piazza, saliamo su un altro pullman che ci porta davanti alla sala.
All'esterno appare come un semplice condominio, con un grande portone davanti a noi; Ale fa che suonare al citofono ad un nome sbiadito coperto da un etichetta con su scritto 'garage'.
Nessuno risponde, ci aprono semplicemente il portone e noi entriamo.
Un lungo corridoio si apre davanti a noi, alla sinistra ci troviamo una porta di vetro che porta ai vari appartamenti, ma a noi non interessa entrare, cosi proseguiamo dritto e in fondo troviamo un'altra porta. La apriamo e scendiamo le scale.
Si sente già qualche rumore provenire da sotto e che fa vibrare gli scalini.
Ci ritroviamo subito in una stanza, tipo una sala d'attesa, ma con i divanetti al posto delle sedie, poster di band appesi ovunque, un bancone ed una ragazza sui 19 anni, dai capelli colorati di azzurro e vestiti dark che ci saluta amichevolmente.
"Uh, ciao" risponde dimo guardandosi un po' attorno: "volevamo chiedere se ci fosse una sala libera dove poter suonare."
"Siete arrivati nell'orario perfetto, a quest'ora non c'è ancora nessuno, sceglietene pure una." Ribatte la ragazza.
Cosi entriamo nella prima che ci capita, non è tanto grande ma per cominciare è perfetta; è ricoperta di pannelli insonorizzati e al centro è posizionata una batteria, mentre ai lati ci sono diversi amplificatori con tutti i cavi che possono servire.
Togliamo gli strumenti dalle loro custodie, li indossiamo e ci mettiamo al lavoro.
Prima di cominciare però, è il momento di dare un nome alla band.
"Io direi di chiamarci i Black Boys" osserva Ale, "perchè vestiamo sempre con qualcosa di nero, che siano i pantaloni o le giacche."
"Nah troppo banale come significato" ribatte Peter, "chiamiamoci Blood Chains".
"Mi pare più adatto per una band metal." Rispondo io.
Poi ci penso un attimo ed ecco che tiro fuori una frase perfetta per il nome della band: "secondo me dovremmo chiamarci 'Broken Radio', perchè il nostro stile rockeggiante deve essere cosi potente da spaccare qualsiasi cosa e deve farsi sentire più forte delle canzoni commerciali alla radio, tanto da creare interferenze per far spazio alla nostra voce! Al nostro messaggio che vorremo condividere col mondo!"
"Sii!" Un grido di vittoria si fa sentire da Ale, Lollo e Peter, seguito da un grande applauso.
"Okay ora possiamo cominciare la nostra prima cover." Calmo la situazione.
Ognuno di noi si impara per bene 'I Hate Music' e dopo qualche ora sembra essere quasi tutto pronto. Come ho detto prima, gli accordi e il ritmo sono molto semplici, stessa cosa anche con il testo.
"Siamo pronti?" dice Ale preparandosi per cominciare il pezzo con il suo basso.
"Vai" risponde Lollo che dovrà partire anche lui con la batteria qualche secondo dopo.
Ed ecco che inizia.
Subito dopo ci aggiungiamo anche io (voce e chitarra) e Peter (chitarra).
Parto con la mia voce bella aggressiva:
"I hate music!!
Sometimes i don't!
I hate music
It's got too many notes!"Concludiamo il brano.
Direi che è perfetta.
Nell'ora seguente ci mettiamo a riprovare ancora un paio di volte e riguardiamo un po' tutti gli accordi per prepararci alle prossime canzoni.
Lollo dopo un po' esce dalla stanza e va a prendersi qualcosa da bere alle macchinette vicino al bancone.
Come il suo solito comincia a flirtare con la tipa dai capelli azzurri di prima.
"Vi ho sentiti suonare da qui e siete forti! Quel pezzo era vostro?"
"In parte si, ci stiamo lavorando su." Risponde Lollo, che è un genio nel raccontare balle.
Mentre i due piccioncini parlano ancora, io cerco con Ale e Peter le altre canzoni da poter suonare.
"Io direi di fare King Of Contraddiction dei Sum 41, è un pezzo molto corto ma è puro casino." Propone Peter.
Gliela approvo.
Inoltre aggiungiamo ancora Rape Me dei Nirvana, I Fought The Law dei Clash e Let Yourself Go dei Green Day.
Penso che per ora possa bastare, magari più avanti aggiungeremo un pezzo acustico e sopratutto una canzone tutta nostra."Va bene ragazzi" dico, "per oggi può andar bene cosi, abbiamo imparato una canzone e il compito che voglio darvi è quello di imparare anche le altre che abbiamo elencato. Oggi siamo stati grandi."
Peter va a chiamare Lollo e ripeto la stessa cosa a lui.
Poi usciamo e andiamo a pagare.
"Volete prenotare una sala anche nei prossimi giorni?" Ci chiede la ragazza dai capelli azzurri.
Noi ci guardiamo per qualche secondo poi accettiamo.
"Allora stasera dobbiamo festeggiare per questo nostro piccolo traguardo!" Dice Ale.
"Beh direi proprio di si" rispondo io.
"Perfetto! 21.30 da me."
E con questo ci salutiamo e ognuno torna a casa.Mentre aspetto il pullman alla fermata guardo l'ora nel telefono: è già mezzogiorno. Tra qualche ora devo essere già a casa cosi i miei non sospetteranno di nulla per oggi, ma calcolando il tempo che ci impiegherò penso di arrivare in perfetto orario.
Mi metto le cuffie e mi lascio trasportare dalla buona musica rock.
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The Broken Radio: la strada verso il successo
Teen FictionMi chiamo Dado e questa che sto per raccontarvi è la storia della mia band, i Broken Radio. Come ogni gruppo siamo partiti da zero, abbiamo cominciato a suonare nelle scuole, nei locali, nei posti più illegali della città, fino ad accumulare un po'...