Capitolo Due

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Non ricordo con precisione da quanto si conoscesse la mia famiglia e quella di Federico, sicuramente da parecchi anni dato che mio nonno più di cinquant'anni fa lavorava per loro e subito dopo mio padre. Mio padre erano quasi 28 anni che era alle dipendenze della famiglia Ranieri, aveva visto crescere Federico e sua sorella maggiore Lavinia.

Rivederlo dopo più di sei anni mi ha fatto un certo effetto, dico più di 6 anni poiché Federico sei anni prima era partito per approfondire i propri studi di architettura in America, a New York precisamente. Era partito con la sua fidanzata storica, Melania figlia del sindaco del paesino qui accanto. Da piccola ero tremendamente gelosa di lei, era bella, alta, ricca e bionda, ma soprattutto aveva Federico, oggetto delle mie fantasie, che restavano solo fantasie in quanto Federico ha 13 anni in più di me. Con la testa piena di questi pensieri arrivo a casa, giusto in tempo per l'ora di pranzo.

"Mamma sono a casa" dissi chiudendo la porta alle mie spalle.

"Oh sei qui, vieni ch'è tutto pronto" disse mia madre con un canovaccio tra le mani

La tavola era già tutta apparecchiata, con tanto di piatti già pronti petto di pollo arrosto con contorno di insalata di pomodori.

Prendo le mie porzioni di carne e pomodori ed inizio a mangiare

"Reina, prendi anche il pane" mi ammonì mia madre.

"Mamma non pressarmi sto apposto così"

"Non voglio pressarti, ma ti vedo ancor più sciupata rispetto all'ultima volta che ti ho vista" disse riferendosi di quando venne a Madrid a giugno, per la mia laurea.

"Non preoccuparti mamma, sul serio" dissi cercando di rassicurarla e mi parve di riuscirci dato che annuì, anche se poco convinta.

"Hai portato il cellulare e le chiavi a tuo padre?" disse cercando di sviare il discorso

"Si, subito dopo aver accompagnato Giulia a casa, a proposito mi sa che oggi mi tocca fare il giro di saluto ai parenti" dissi sbuffando

"Dai che sarà divertente" disse mia madre ironica.

"Si mamma, ma non adiamo da Zia Titina o altro, solo i più stretti" dissi alludendo a le infinità di zii e zie di mio padre

"Ho capito, andiamo solo da quelli che sanno pronunciare correttamente il tuo nome" disse sorridendo

"Ecco" dissi io mista tra il divertito e l'imbronciato.

E così passai il pomeriggio tra parenti, strizzate di guancia e frasi continue di "come sei dimagrita", "Ma nu va buonn a zij accusì, sij troppa secca, Nannì 'rincell pur tu!"* e così via.

Arrivai a casa giusto per sederci a tavola e cenare, ma stavolta in tre, c'era anche papà con noi. Dopo aver mangiato sparecchiato e rassettato la cucina mi catapultai a letto, troppo stanca per fare qualsiasi cosa.

La mattina dopo fui svegliata da mia madre, erano intorno alle 8:30 mi chiedeva se volessi andare al mercato con lei, anche se mezza addormentata accettai, dovevamo recuperare un bel po' di tempo.

Mi precipitai in doccia e cercai di fare il più presto possibile, so che mia madre quando aspetta per molto diventa molto irritante. Una volta uscita misi gli stessi short che avevo ieri con una semplice maglia bianca infilata dentro e ai piedi le mie vans bianche e nere, non avevo voglia di truccarmi così raggiunsi subito mia madre all'ingresso. Salimmo sulla sua Fiat 500 bianca, uno dei migliori acquisti fatti da mio padre dato che la pagò ad un prezzo stracciato poiché Lavinia, la figlia dei Ranieri, doveva togliersela in quanto con due bambini piccoli non sapeva dove mettere seggiolino e passeggino e quindi aveva optato per prendere un fuoristrada.

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