Capitolo 1.

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15 Novembre 2017

Le foglie dipingevano il sentiero con colori caldi come se non vedessero l'ora di essere calpestate per infuocare la suola delle mie scarpe.

Gli alberi intorno a me erano già spogli del loro manto, che li lasciava nudi al freddo autunnale.

Inspirai profondamente mentre l'aria cristallizzava ogni minima cellula del mio corpo, ma poi entrai subito in apnea accorgendomi che le mie dita erano pervase da un formicolio ormai familiare.

Mi misi velocemente i guanti di lana bianchi e strofinai le mani per infondermi calore, sbuffando e riprendendo a respirare moderatamente.

Puntai lo sguardo di fronte a me e feci una smorfia insofferente: un edificio giallognolo si stagliava imponente tra tutti quegli alberi, pieno di finestre sbarrate.

Essendo un ex manicomio, adesso una scuola, non aveva un aspetto confortante e nemmeno un'ubicazione molto rassicurante.

Ogni mattina sembrava andare incontro ad una punizione crudele: scontare ore scolastiche in un posto lugubre mentre il meteo si prendeva costantemente gioco di noi giovani.

Ritrovarsi a percorrere quel sentiero e stare rinchiusi in un edificio del genere mentre il tempo orchestrava un continuo alternarsi di lampi, tuoni, fulmini e folate di vento non era di certo il massimo. Era tutto abbastanza inquietante molto spesso, soprattutto quando il vento giocava brutti scherzi e brividi leggeri ti percorrevano la schiena, come se qualcuno ti fosse passato accanto senza che tu te ne potessi accorgere.

I giorni soleggiati invece non facevano altro che ridere di te e farti sognare di uscire da quel posto e viaggiare per mari e monti senza pensare ai test di diritto, economia, inglese e di tutto il resto delle materie scolastiche.

<<Non penso che continuare a fissare in quel modo scuola la faccia sprofondare, andare in fiamme o tutto quello che la tua mente stia architettando Cass.>>

Una voce familiare frenò per un istante il flusso di pensieri, facendomi tornare alla realtà.

Con un ampio sorriso mi girai verso la ragazza che si era appena presa gioco di me e, incrociando le braccia al petto, le diedi il buongiorno.

<<Beh, piccola Twinky non sai ancora di cosa sono capace. Domani potresti pure ritrovare quell'edificio sottosopra.>>

E per dare enfasi alle mie parole cominciai ad imitare le pose di tutti quei ragazzi super muscolosi.

Imbronciata mi diede un colpo di anca e si incamminò verso la scuola con me al suo fianco.

<<Odio quando mi chiami con quel soprannome. Ha cominciato ad usarlo pure Daniel per infastidirmi. I teletubbies sono istruttivi e bellissimi, soprattutto Tinky Winky... >>

Alzai gli occhi al cielo e cominciai a non ascoltarla più visto che aveva intenzione di ricominciare il suo lungo monologo sul perché amava il grande omino viola con l'antenna triangolare del suo programma infantile preferito. Mi piaceva punzecchiare Norah usando quel nomignolo. Ormai era diventato il suo soprannome da quando ci eravamo conosciute e non riusciva a farsene ancora una ragione.

Sospirai per poi varcare il portone della scuola.

<<Mi stai ascoltando Cass? >> mi chiese spazientita mentre cercavo nella borsa il codice del mio armadietto per prendere i libri di biologia.

Annuii per farle capire che avevo capito tutto ciò che mi aveva detto per poi urlare trionfante un "Trovato!!"sorridendo e mostrando il foglio di carta con una sfilza di numeri scritti sopra.

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