Parte 3

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Parte 17 : Piani per il futuro

Non avrei mai creduto che la libertà fosse così meravigliosa. Anche se stavo solamente camminando, ero così tanto rilassata e mi sentivo cosi tanto leggera che sembra quasi che il mio spirito si fosse liberato di un peso che non avevo neanche realizzato di avere.

Quel pomeriggio avevo preso di nuovo una decisione di mia spontanea volontà, qualcosa che ormai sembrava al di fuori dalla mia portata. In quelle settimane di schiavitù non avevo fatto altro che affidarmi completamente a Megan ed ero presto diventata completamente dipendente da lei. Non avevo mai fatto niente senza il suo permesso e passavo tutto il tempo a chiedermi ansiosamente se stavo eseguendo i suoi ordini correttamente. La paura di disobbedire aveva rapidamente annientato la mia personalità e mentre continuavo ad allontanarmi a piedi da Thomas Manor, non potei fare a meno di pensare a quanto velocemente mi ero abituata a quella vita in catene.

Per un momento fui quasi grata a Charlotte per avermi finalmente aperto gli occhi, per avermi fatto capire con quel gesto così umiliante e degradante cosa sarei diventata se avessi continuato su quella strada. Prima o poi, infatti, anche Megan avrebbe iniziato ad usarmi in quel modo. Nelle ultime settimane lei si era divertita tanto ad umiliarmi con i suoi piedi, ad usarmi costantemente come uno zerbino, ma chi può dire quanto lontana si sarebbe spinta quando si sarebbe annoiata di vedermi annusare e leccare i suoi piedi.

Probabilmente in un futuro non troppo lontano non sarei stata in grado di opporre resistenza persino agli ordini più assurdi, con la mia forza di volontà ormai completamente distrutta. Mentre continuavo ad avanzare, un isolato dopo l'altro, non potei fare a meno di chiedermi se io fossi stata capace di reagire allo stesso modo se invece di Charlotte ci fosse stata Megan a mettermi quel pezzo di carta igienica in bocca.

Sarei fuggita lo stesso, stanca di essere trattata meno di un animale ? O avrei lasciato la mia migliore amica libera di infliggermi quella nuova e degradante umiliazione senza opporre nessuna resistenza ? Probabilmente sarei stata ancora una volta incapace di muovermi proprio come la ragazzina dai capelli biondi era rimasta inerme nella sua stessa camera da letto mentre la sua migliore amica si metteva lo smalto nelle unghia dei piedi, mettendo con arroganza i suoi piedi sulla faccia dell'amica come se fosse lei la vera padrona di casa. Cosa avrei fatto dunque ? Avrei masticato e assaporato quel pezzo di carta igienica facendo sbellicare Megan dalle risate, proprio come la ragazzina aveva fatto ridacchiare la sua amica annusandole tra le dita dei piedi ?

Inutile dire che non sapevo come rispondere a tutti quei interrogativi.



Non avevo denaro con me quindi continuai a camminare cercando di pianificare la mia prossima mossa, una piacevole brezza estiva lambiva delicatamente la mia pelle. Quando Megan mi aveva portato in quello studio legale e mi aveva fatto donare a lei tutti i miei averi, lei mi aveva fatto firmare anche un altro documento con cui mi concedeva un prestito di centomila dollari che avrei dovuto restituire entro tre anni, senza alcun interesse. Già allora mi ero chiesta perché lei avesse fatto quel gesto che io avevo interpretato come via di fuga che lei mi stava offrendo. Non potei fare a meno di chiedermi se adesso lei stesse rimpiangendo quel gesto, ora che non mi vedeva più come un'amica ma semplicemente come una schiava, un essere miserabile il cui unico scopo nella vita era servire la sua Padrona.

" Scommetto che ora strapperebbe volentieri quel contratto se solo potesse farlo" io dissi a me stessa ripensando alla mia violenta reazione che aveva rischiato di mandare Megan al pronto soccorso.

Mentre osservavo una ragazza di non più di sedici anni portare a spasso il suo barboncino, mi vennero subito in mente le decine di volte che Megan mi aveva portato in giro per la tenuta con il guinzaglio, proprio come faceva quella ragazzina con quel cane.

Con fatica cercai rimuovere quelle immagini umilianti dalla mia mente e di smettere di pensare a Megan

Mi stava aspettando un gruzzoletto di cento mila dollari e anche se avrei dovuto restituirli in tre anni, sarebbero stati più che sufficienti a permettermi di iniziare una nuova vita. Avevo già in mente l'idea di condividere una casa con altre ragazze e cercare un lavoro onesto che mi permettesse di pagare tutte le spese.
Certamente avrei dovuto avere uno stile di vita molto diverso da quello a cui era abituata la vecchia Victoria Thomas, perché non avrei certo potuto permettermi di sprecare il mio denaro, dovendo comunque restituire un importo così importante a Megan.

Ma tutto questo non mi spaventava e non poteva essere altrimenti dopo aver trascorso più di un mese in schiavitù, dormendo in una gabbia e trascorrendo il resto della giornata a sgobbare per la mia signora. Paradossalmente, gli unici momenti di "riposo" che mi erano concessi erano quando umiliavo me stessa ai piedi della mia vecchia amica e della mia ex domestica. Nella mia nuova vita potevo finalmente tornare a fare quello che volevo, senza che nessuno mi dicesse cosa fare, senza che Megan mi proibisse di fare qualcosa, anche una cosa semplice e scontata per un essere umano come indossare abiti.

C'era solo una cosa che era sfuggita al controllo di Megan nelle ultime settimane. Infatti, anche se mi aveva proibito di toccarmi senza il suo permesso, io avevo continuato ad avere un orgasmo dopo l'altro durante le mie notti nella gabbia. Inoltre, come potevo obbedire al suo ordine, se non mi aveva permesso di avere un orgasmo da più di un mese ? Come avrei mai potuto resistere se lei continuava a "sedurmi" tutto il giorno ?



Senza neanche accorgermene, arrivai davanti ad uno sportello automatico della mia banca. Con orrore vidi che nel mio portafoglio non c'era nessuna traccia della mia carta e dopo un attimo di panico, io ripresi il controllo e pensai che dopotutto non era un problema così grave. Sarebbe stato sufficiente entrare in banca e dire che avevo perso la mia carta, la cosa importante era che la mia carta d'identità fosse al sicuro nel mio portafogli e quando il cassiere mi avrebbe dato i miei soldi, avrei potuto immediatamente mettermi alla ricerca di un hotel economico dove passare in tutta sicurezza la notte, prima di iniziare a cercare la mia nuova casa.

Persa nei miei pensieri, avevo però perduto la cognizione del tempo ed il mio cuore sprofondò quando vidi che la banca era già chiusa.

"Dove passerò la notte ?" mi chiesi sentendomi sempre più smarrita.

Ero sola e senza un dollaro, indossando degli abiti leggeri che sicuramente non mi avrebbero tenuto al ripara dal freddo della notte, particolarmente intenso nonostante fosse ancora estate a causa della forte escursione termica, tipica della mia regione. Poi pensai con orrore che le strade buie di una città non erano di certo il posto più sicuro del mondo per una bella ragazza e che sarei potuta andare in contro a qualcosa di ben peggiore rispetto a quello che avevo subito nelle ultime settimane.
Quando lo scoraggiamento e la disperazione si erano ormai impossessati di me, io sentii una voce così stridula che era assolutamente impossibile non riconoscerla all'istante.

Roxanne Lebowski stava parlando animatamente al telefono mentre aspettava impazientemente alla fermata dell'autobus e, a giudicare dalle sue grida stridule, non era certo una conversazione piacevole. Sebbene lei fosse una donna molto minuta (1,50 m e forse meno) e avesse un'aspetto dolce e carino con dei lunghi capelli biondi e mossi, Roxanne si trasformava davvero quando si era arrabbiava e ricordavo molto bene quanto i ragazzi grandi e muscolosi della scuola sembrassero diventare piccoli e spaventati difronte ai suoi spaventosi scatti d'ira.

Avevo conosciuto Roxanne durante le ripetizioni di chimica che ero stata costretta a seguire dopo aver preso una F per due volte di fila. Roxanne era così brava in quella materia che il professore le aveva affidato il laboratorio senza alcuna esitazione ed era state lei a doversi occupare della mia totale incapacità in quella materia odiosa. Quando lei mi spiegava i vari legami chimici era molto gentile ed affettuosa, ma mi faceva quasi cadere dalla sedia ogni qual volta mi rimproverava dopo un errore. Nonostante la sua irascibilità, Roxanne era davvero una persona molto buona e grazie a lei ero riuscita a prendere un B alla fine dell'anno. Mentre la osservavo parlare al telefono io notai che vestiva come al solito, un piccolo cardigan, gonna floreale fino al ginocchio, calze di nylon e delle ballerine nere.

Quando lei terminò la sua chiamata, io mi avvicinai sperando che il nostro incontro fosse un segno del destino.

- Roxanne - dissi timidamente

- Victoria Thomas ? Cosa ci fai qui ? È passato molto tempo da quando ti ho visto l'ultima volta - lei mi disse

- È una lunga storia - io risposi, non sapendo proprio come chiedere il suo aiuto.

- Roxanne - balbettai alla fine - puoi farmi un favore ? Purtroppo per vari motivi sono qui in città da sola, senza soldi e nient'altro che quello che mi vedi indosso. Sono andata al bancomat per prelevare del denaro per pagare una camera in albergo ma ho perso la mia carta e la banca era già chiusa. Non so cosa fare e dove passare la notte - dissi quasi piangendo

La osservai che mi guardava attentamente con i suoi occhi azzurri coperti dalle lenti dei suoi occhiali con una montatura rosso fuoco.

- Non c'è nessun problema, puoi stare da me se vuoi - disse improvvisamente sorridendo

- Grazie mille, giuro che non ti creerò problemi e andrò via domani mattina per essere in banca non appena apre -

- Ma le banche sono chiuse domani - mi disse guardandomi con una strano espressione.

- Che cosa ? Perché ? - chiesi stupita.

- Domani è il 4 luglio, non ti ricordi? -

Il 4 luglio ? Erano passati più di due mesi dalla morte dei miei genitori, pochi giorni prima che Megan si trasferisse in casa mia, quasi due mesi da quando l'avevo supplicata di essere la sua schiava e le avevo permesso di prendere il mio posto nel mondo. E tutto questo solo per leccare quei piedi che mi avevano privato della ragione. La mia schiavitù mi aveva fatto perdere completamente la cognizione del tempo e l'unica cosa che mi aiutava a distinguere un giorno dall'altro era la presenza di Jane che lavorava a Thomas Manor il lunedì, il mercoledì ed il venerdì. L'arrivo del bus interruppe il silenzio imbarazzante che era calato fra di noi ed fui contenta di seguire Roxanne, senza rispondere ad altre domande sul mio recente passato.


Quando scendemmo ​​dall'autobus, Roxanne mi disse che avremmo dovuto camminare a piedi ancora un po' e lei obiettò con forza quando mi offrii di portare le sue buste della spesa.

- Ti prego, permettimi di aiutarti. Mi ha salvato oggi ed è giusto che ti aiuti in qualsiasi modo possibile - io le dissi con fervore, convincendola finalmente a lasciarmi portare alcune buste.



L'appartamento rifletteva perfettamente il suo proprietario, era molto piccolo ma carino. C'era solo una camera da letto, ma il divano nel piccolo salotto sembrava davvero confortevole. Quando Roxanne si scusò per la mancanza di un altro letto io la rassicurai e le dissi che avrei dormito senza problemi sul divano. Mi chiesi cosa avrebbe pensato la ragazza se le avessi detto che per due mesi avevo trascorso la notte chiusa in una gabbia, nuda, con un mucchio di mutandine sporche e le calze di un'altra ragazza a farmi da cuscino.

Poco dopo mi offrii di cucinare la cena e lei questa volta accettò subito dicendo che era una pessima cuoca, cosa che mi lasciò un po' perplessa perché avevo sempre creduto che ci fossero molte similitudini tra la chimica e la cucina. Quando la cena fu pronta, andai a chiamare Roxanne che si stava rilassando sul divano, le gambe distese su un basso tavolino di vetro. Non potei fare a meno di guardare i suoi piccoli piedi racchiusi nelle calze di nylon, paralizzandomi per qualche secondo.

- La cena è pronta ? - lei mi chiese. La sua voce stridula mi riportò alla realtà e mi sforzai di guardare il suo viso mentre le rispondevo affermativamente.





- Non ti siedi ? - mi chiese Roxanne e all'improvviso mi resi conto che ero rimasta in piedi al suo fianco dopo aver servito la cena, come una cameriera in attesa di un ordine.

Con imbarazzo mi sedetti nella sedia difronte, pensando che quella era la prima volta da due mesi che stavo mangiando seduta a tavola come una persona normale. Di solito durante la cena il mio posto era sotto il tavolo con i piedi di Megan sul mio viso, aspettando che la mia signora finisse di mangiare la cena che avevo preparato per lei. Solo quando la mia padrona aveva terminato mi era permesso mangiare il mio pasto ormai freddo, ma non potevo certo farlo a tavola. Di solito ero costretto a mangiare in piedi mentre lavavo i piatti sporchi per perdere meno tempo possibile e tornare presto ai piedi della mia signora. Altre volte, Megan voleva vedermi mangiare come un cane, così metteva il mio piatto sul pavimento e mi costringeva a mangiare senza l'aiuto delle mani. La prima volta feci un disastro e fui costretta a leccare il pavimento che avevo sporcato. Inoltre, ogni volta che preparavo una zuppa, Megan si divertiva a mettere i suoi piedi dentro la mia ciotola ed io potevo mangiare la zuppa solo leccandola e succhiandola dalle sue dita.

- È una specie di collana ? - chiese Roxanne, indicando il pezzo di metallo che era il mio collare.

- Sì. È un dono - io balbettai, cercando di rimuovere l'immagine di quelle vecchie umiliazioni dalla mia mente

- Il regalo di un ragazzo ? - lei mi chiese con un sorriso malizioso

- Di un'amica - io risposi, accarezzando delicatamente il mio collare, il simbolo della mia schiavitù.


Prima di andare a dormire Roxanne mi diede uno dei suoi vecchi pigiami e mise delle lenzuola sul divano.

- Buona notte - mi disse, consegnandomi un cuscino

- Buona notte - le dissi a mia volta, osservandola attentamente mentre se ne andava nella sua camera con indosso un bel pigiama rosa che la faceva quasi apparire come un Barbie.


Mi distesi sul divano, gemendo di piacere quando sentii come era morbido e pensando che la mia gabbia era ormai solo un brutto ricordo. Stavo per addormentarmi quando qualcosa catturò la mia attenzione. Le ballerine nere di Roxanne erano rimaste sul pavimento accanto al tavolo di vetro su cui la ragazza aveva posto i piedi prima della cena. Mi voltai verso l'altro lato del divano e cercai di addormentarmi, ma fu inutile. La vista delle sue scarpe aveva acceso un fuoco dentro di me e riuscii a resistere solo due minuti, poi allungai le braccia ed afferrai le ballerine, portandole al mio viso. Cominciai ad annusare con forza il profumo meraviglioso dei suoi piedi e presto la mia lingua cominciò a muoversi su e giù all'interno delle sue scarpe mentre la mia mano scivolava tra le mie gambe ed io cominciavo a toccarmi. Quando l'orgasmo arrivò, io caddi in un sonno profondo, quasi come se non avessi mai dormito nei due mesi precedenti, le scarpe di Roxanne ancora sul mio viso.

Losing everything (Italian version)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora