Uno.

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"Fabrizio" chi era che mi chiamava? Forse era solo un'allucinazione, infondo ero parecchio stanco. Ma stanco per cosa? "Fabrizio porca troia" avevo il sonno agitato a quanto pare. "FABRIZIO RISPONDIMI FIGLIO DI PUTTANA" mi alzai di soprassalto quando sentii un dolore straziarmi la spalla destra, cazzo non era un'allucinazione. La casa era a soqquadro, non una sola cosa era rimasta in piedi, le bottiglie di birra erano ovunque e quello che notavo era sangue sul letto dove ero adagiato poco prima. Lei, la mia ragazza, aveva un coltello in una mano e una foto in un'altra. C'era puzza, troppa puzza. Cosa era successo? Ricorda Fabrizio, ricorda.

Allora, io ero tornato a casa stanco dal lavoro, mi ero messo al pianoforte e...cazzo la mia mente non voleva collaborare.

Ancora stordito mi girai verso la mia spalla e come previsto vidi una ferita lunga quanto un mignolo e profonda più o meno come il coltello da cucina che lei teneva in mano. Almeno avevo capito da dove proveniva il sangue.

Quindi, pianoforte....poi mi ero alzato, ero andato in salotto e mi ero preparato la solita canna serale. Stavo per accenderla quando  mi arrivò un colpo ben assestato alla nuca, mi stordì e girandomi trovai la mia ragazza che cominciò ad urlarmi contro. Non capii. Mi accusava di tradimento, mi accusava di essere un drogato. È vero, io fumavo erba da un po' di tempo ormai, ma solamente perché ero entrato in una profonda depressione da sensi di colpa. Sensi di colpa causati sempre da lei. Sensi di colpa che mi divoravano letteralmente. Comunque ricordo di aver contestato le sue affermazioni infondate, e andai nella mia stanza da letto a farmi una dormita. Sentii parecchio casino dal piano di sotto. Non ci badai, era solita essere così.

Tornato al presente la guardai con occhi vacui mentre mi sbatteva in faccia la foto ritraente un ragazza, molto giovane e bella, ma il problema è che io non sapevo chi fosse. Mi girò la testa e il fianco dolente mi portò alla mente nuovi ricordi dell'accaduto.

Era salita mentre mi cambiavo e mi aveva pugnalato al fianco sinistro aprendomi uno squarcio dalla quale fuoriuscivano lenti rivoli di sangue che si facevano più veloci man mano che lei sfilava quel maledetto coltello. E poi...nulla poi svenni.

Di conseguenza erano passati appena venti minuti quando mi risvegliai con la nuova ferita alla spalla.

Alzai la coperta che, a quanto pare si era preoccupata di sistemarmi addosso, e guardandomi il fianco la mia versione venne confermata. Dovevo scappare. Guardai l'orologio e vidi che erano le due e trentacinque di notte. Aspettai. Prima o poi sarebbe uscita dalla stanza. Altra coltellata al fianco. Quanto sangue mi restava in corpo? La mia pelle era grigia ormai, quindi poco, dedussi. Poi vide le bottiglie di birra che aveva tracannato poco prima. A quanto pare decise di andare a cercarne altra. Così uscì e quando fui sicuro che fosse andata in cucina mi fiondai alla porta d'uscita, appena in tempo per crollare addosso a qualcuno. Non ebbi il tempo di capire chi fosse, avevo perso troppo sangue. Svenni.

Piccola animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora