Tre.

213 21 2
                                    

Profumo. Sento solo un forte profumo. Poi un pizzico costante sull'addome. Muovo la mano. Coperte. Sposto la testa. Cuscino. Non ci vedo, non so perché, dovrei provare dolore? I ricordi tornano all'improvviso. Sono intorpidito. Starà ancora uscendo sangue? Se si, quanto ne ho ancora in corpo? Una gocciolina di sudore freddo mi scivola sulla guancia. Mi rendo conto di essere sudato fradicio. Ma dove sono? Ricordo...capelli ricci. Mi costringo a spostare la mano alla cieca. Chi mi sta pizzicando? Formiche? No, non possono essere formiche. La mia mano incontra qualcosa di soffice. Mi rendo conto di avere il fiato corto. Da quanto va avanti tutto ciò? Una mano prende la mia e la riporta al suo posto, per poi toccarmi lievemente la guancia. "Ho quasi finito, te lo giuro. Ormai il grosso è fatto." La sua voce. Si è il ragazzo riccio. Continuo a non vedere. Oddio mi sembra di morire. Comincio a sentire tutto il dolore che mi si riversa addosso come un fiume in piena. Urlo. "Non ci vedo...non...non ci vedo!" Il pizzico costante cessa. La spalla fa fottutamente male, la tocco e sento che è stata ricucita. Stessa cosa per le due ferite al fianco. "Ho finito, okay? Non muoverti per favore...se si dovessero strappare saremmo nella merda" sento i suoi passi allontanarsi. "NO NON ANDARE, ti...ti prego non andare" si ferma, torna indietro. "Devo...lavarmi le mani, hai perso troppo sangue" cerco qualcosa a cui aggrapparmi, casualmente trovo la sua mano. È grande e calda, appiccicosa del mio sangue, quasi tremante. "Ti prego..." ma che mi succede? Mi sento confuso. Stringo di più quella mano, è l'unica persona a cui aggrapparsi, anche se non so chi sia effettivamente. Ma mi fido. Se fosse stato uno qualunque mi avrebbe lasciato morire o peggio avrebbe ignorato ogni mia supplica di abbandonarmi al bordo della strada. "Te lo prometto, torno subito. Il bagno è qui vicino, okay?" Annuisco lievemente. Non può lasciarmi solo. Non può farlo. Lentamente alleggerisco la pressione sulla sua mano e lui esce correndo. Sento rumore di acqua in lontananza. Dopo un paio di minuti si avvicinano dei passi. Mi poggia qualcosa di umido sulla fronte. Provo un leggero sollievo. "Sei molto caldo...io non so aiutarti più di così. Ora deve reagire il tuo corpo" mi sfiora la mano. "Comunque io sono Ermal, mi sono appena accorto di non essermi nemmeno presentato. Beh non che ci sia stata l'occasione in realtà" Ermal, che nome strano. "Io sono Fabrizio" sussurro con un filo di voce. "Bene Fabrizio, hai bisogno di qualcosa?" Ho la mente affollata dai pensieri. Cosa mi serve? Apro lentamente gli occhi, devo guardarlo, non so nemmeno che volto abbia. Vedo tutto sfocato. Metto a fuoco. Ha gli occhi grandi e scuri, le labbra sottili e il volto che ricorda quello di un bambino. I capelli sono ricci e scurissimi. È molto magro ed alto a prima vista. Mi guardo intorno. La stanza non è molto piccola, i colori sono tendenti al grigio e  il letto è grande. Guardo ancora una volta Ermal, ha un'espressione confusa e preoccupata allo stesso tempo. Mi viene spontaneo commentare ironicamente "Sono messo così male?" Sorrido lievemente, non ho forze.

Piccola animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora