Capitolo due.

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*Flashback*
"Via San Gregorio 11-Milano": questo era l'indirizzo dove doveva presentarsi.

Il grande portone era spalancato, una donna stava spazzando all'interno del cortile.

"Scusate! La famiglia Contini? "chiese Elia

"Da quella parte, al primo piano."(La donna parlava in dialetto milanese.)

"Come? Non ho capito."

"Venite dalla capitale?"-la donna si rassettò i capelli con la mano destra-"Lo conoscete? Lui lo avete visto?"

"Un paio di volte sono andato a Piazza Venezia a sentirlo."

"Se io abitassi a Roma andrei ad ascoltarlo tutte le volte che parla dal balcone. "

La portinaia gli indicò una scala grande in pietra. Elia si guardò attorno e vide per la prima volta una tipica casa milanese con la ringhiera: un'ampia corte sulla quale si affacciavano le porte e le finestre dei vari appartamenti, i cinque piani avevano ognuno una ringhiera con il proprio ballatoio.

"Prego, accomodatevi. La nostra è un'abitazione piccola, ma non ci manca niente, abbiamo perfino il gabinetto con il lavandino e il water."Il signor Contini parlava a Elia con una punta di orgoglio, perchè avere i servizi igienici in casa era da persone ricche, infatti la maggior parte delle altre famiglie non avevano il gabinetto in casa, ma ne esistevano alcuni all'esterno in ogni piano, con la seduta alla turca, praticamente un largo buco per terra nel quale fare i propri bisogni.

"Questa è la vostra camera. Vi lascio riposare, credo che sarete stanco del viaggio, alle sette si cena."

L'odore del brodo lo svegliò e si accorse che aveva fame. Nella camera era stato predisposto l'occorrente per lavarsi: una bacinella di maiolica bianca con il bordo blu, si trovava su una specie di trespolo in ferro battuto, mentre su un piccolo tavolino, c'era una brocca colma d'acqua. Si dette una sistemata e si passò anche un po' di brillantina sui capelli, ma avvertiva una presenza femminile come un cane che fiuta l'odore del tartufo, lui sentiva che lì viveva una donna e voleva fare bella figura. Nello specchio ovale sopra al comò, vide riflesso il volto di un giovane uomo, ma già con i capelli quasi tutti bianchi; gli occhi grigio-verdi erano particolarmente apprezzati dal gentil sesso.

"Tulli tulli pan cantano in coro i tulli tulli pan..."Le voci del trio Lescano attraverso la radio, si diffusero nelle stanze, più che mai Elia si convinse che nella casa ci fosse una presenza femminile. Uscì dalla camera avviandosi verso la piccola sala da pranzo, nella quale si trovava un tavolo ovale apparecchiato in modo semplice, ma l'uso della tovaglia bianca di fiandra dava un tono di eleganza. Dalla cucina uscì una giovane donna che reggeva una fumante zuppiera.Il signor Contini fece le presentazioni:" Mia figlia Lina. Il signor De Michelis."

Elia eseguì un leggero inchino ed ebbe la certezza di aver trovato la sua futura moglie. Nel 1931 insieme ai suoi genitori, si era convertito al cattolicesimo, ma in parte si sentiva sempre ebreo.

I due si sposarono dopo un paio di mesi che si erano conosciuti, nella chiesa di Sant'Ambrogio. La sposa indossava un abito azzurro chiaro.

Fu un matrimonio triste: la figlia della sorella di Lina, Vincenza era morta a soli diciannove anni di "quel male là"ai reni. Non fecero il viaggio di nozze, sia per il lutto che per una questione economica. Il padre si trasferì in campagna, presso l'altra figlia Elisabetta. Lina non conosceva il sesso perciò la mattina, prima che lei si recasse in chiesa a sposarsi, proprio sua sorella Elisabetta, coniugata da diversi anni con un uomo tranquillo, semplice e sterile, mentre l'aiutava a indossare l'abito nuziale, cercò di spiegarle qualcosa.

"Vedi Lina, adesso Elia sta per diventare il tuo sposo e qualsiasi cosa ti chiederà di fare tu dovrai assecondarlo, anche nella vostra camera da letto, ma in silenzio. Le donnacce si fanno sentire, ma noi siamo delle mogli e dobbiamo comportarci di conseguenza. Hai letto il libriccino che ti ha regalato don Vincenzo?"

"Si!"

"C'è qualcosa che vuoi chiedermi? C'è qualcosa che non hai capito?"

"No!"

Lina era felice di sposarsi nel nome di Dio. Aveva passato molto tempo a leggere il libriccino"La sposa cristiana" e andava bene così, avendo capito che sarebbe appartenuta a suo marito in tutto e per tutto .

Nella sua camera il letto singolo fu sostituito da uno matrimoniale alto, in legno scuro, sulla cui testata dalla parte destra, era appeso un rosario dai grani grossi come chicchi d'uva. Sempre da quella parte stava ben distesa sopra alla sovraccoperta, una camicia da notte da donna, che sul davanti recava questa scritta ricamata: Non lo faccio per piacere mio, ma per dare figli al Duce e a Dio.

Lina pensò che quando lei aveva quattro anni, sua madre al decimo parto, non ce l'aveva fatta: quella volta morì dopo un urlo di dolore di donna in travaglio dando oltre al figlio, se stessa a Dio.

Adesso aveva indossato la camicia da notte. Suo marito era già a letto: teneva i capelli nascosti sotto una retina nera

"Devo metterla la sera, altrimenti la mattina ho tutti i capelli scomposti" si giustificò alla moglie.

Lei si sdraio sul letto, lui le si mise sopra. Aveva fatto l'amore solo con donne pagate nei bordelli, ma adesso aveva tra le braccia sua moglie ed era tutta un'altra faccenda. Le parlava piano cercando di tranquillizzarla, mentre si sentiva il rumore del rosario che sbatteva contro la testata del letto.

A un certo punto Elia si accorse che Lina stava piangendo, si fermò .

"Non ti cercherò più, tranquilla!"

"Ma io voglio essere una brava moglie e diventare madre!"

"Dovrai essere tu a chiedermelo! Non posso fare l'amore con una donna che sembra una morta e con il rosario sopra la testa."

Lina si ricordò quello che aveva letto nel libriccino donatole dal prete ed ebbe paura di non essere una buona sposa cristiana e questo per lei era peccato; sua sorella l'aveva avvertita di accondiscendere il marito.

"Voglio essere una brava moglie in tutto..."

Elia prese il rosario e lo appoggiò sul comodino poi finì quello che aveva interrotto...

I gatti di BettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora