1- The Symbol of Santa Fe

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Santa Fe, New Mexico

Era buio, le luci rosse gialle e blu si alternavano bruscamente fra le mura della discoteca.

Tutti erano in pista, ballavano e si divertivano: alcuni bevevano litri di alcol, altri ancora restavano a guardare.
Ebbene sì, io ero chiaramente una dei tanti che se ne stava con le braccia conserte e con una bibita analcolica tra le mani.

Sembrava tutto fin troppo noioso, quella sera, come tutte le volte in cui Faith mi trascinava in quei locali.

Ma questi fin quando un boato non fece spaventare l'intero posto.

Un rumore forte, quasi assordante.
Mi accosciai sotto al tavolo come il resto della folla ed alzai lo sguardo per guardare cosa stava succedendo.

Avevano sparato.

La gente aveva paura, qualcuno piangeva, altri tremavano in silenzio aspettando che tutto finisse e altri ancora si stringevano, rendendo tutto ancor più nauseante.

Sembrava che nessuno stesse morendo, avevano di certo tirato un colpo all'aria.

Ma ero comunque terrorizzata.

Dalla porta d'emergenza sentimmo il rumore della maniglia che pian piano si abbassava e di seguito, quel il cigolio fastidioso invase i nostri timpani. Dei passi iniziarono a ripercuotere l'intero luogo, si sentivano l'uno dietro l'altro e lasciavano tutto a desiderare.

Due ragazzi: uno veniva dal bel mezzo della pista e l'altro stava lentamente entrando.

Notai uno dei camminare accanto ai tavoli, lungo i nostri corpi stesi, con una pistola abbassata stretta in meno.

'Lasciali stare, vieni a darmi una mano', sentii suggerire dall'altro ragazzo, probabilmente diretto verso il bancone, dove vi erano i guadagni della serata.

Ma il tizio non fece altro che piegarsi sulle ginocchia, quando sentì il suo amico parlare.

Si abbassò a guardare sotto ai tavoli e in un istante me lo ritrovai difronte, coperto in volto da un cappuccio nero che mostrava soltanto i suoi occhi castani.

Mi osservò, osservò rapidamente tutte le persone tremolanti che si raggomitolavano la sotto, attraverso le sue lunghe ciglia.

Dopodiché si fermò a me, ancora una volta, che ero esattamente difronte a lui e lo fissavo sfrontatamente. Sembrò soffermarsi sul mio volto.

Ma in fine chiusi gli occhi e portai le mie mani alle orecchie per ammortizzare il suono di ogni loro mossa, fin quando entrambi non se ne andarono.

Si sentirono così i rumori delle porte che sbattevano, facendo contrasto con l'aria dell'esterno.
Dopo un paio di minuti ci rialzammo tutti, e man mano la gente lasciava il locale, correndo via.

Mi sentii stringere il braccio prima che mi alzassi del tutto, mi voltai lentamente facendo attenzione e a mia insaputa persi qualche battito.
Era Faith, la mia amica, era sicura e quasi per niente turbata. Feci un sospiro di sollievo alla sua vista.

'Tutti okay?' Domandò scettica, osservandomi.

Con una scossa mi liberai della sua presa e rimasi a guardarla caoticamente pensando che fosse impazzita, 'tutto okay!?' Ripetei. 'Mi sono appena trovata difronte un criminale e mi chiedi se è tutto okay!?' Sbraitai.

'Tranquilla, sono loro, non ti faranno niente...' sdrammatizzò lei, alzando gli occhi la cielo.

'Loro?' Ripetei ancora, trattenendo una risatina nevrotica: 'li conosci addirittura!?'

'Sono semplici ladri, rubano da anni, non hanno mai fatto del male a nessuno', spiegò lei con superficialità, alzando le  spalle. 'Ormai sono il simbolo di Santa Fe', esordì.

Scoppiai così in un'amara risata. 'Quindi il simbolo di questa città sono dei ladri!?' Domandai, innervosita, 'wow!'

E lei sembrò sorvolare completamente il mio stupore; visto che a tutti i costi voleva convincermi che il New Mexico fosse uno stato fantastico e che la mia cara e vecchia Londra fosse troppo noiosa.

'Insomma, ce ne torniamo a casa o no?' Domandò Faith, tirandomi il braccio di scatto e facendomi scorrere di qualche metro più avanti.

Sbuffai e di tutta risposta la seguii, ormai scioccata dalle scoperte inquietanti che avevo fatto quella sera.

Mi guardai intorno non appena fui fuori da quel posto ed arrivammo ai parcheggi isolati di quel locale, dove l'aria fresca e notturna mi penetrava fra i capelli e faceva correre un brivido lungo la mia schiena. 

Numerose automobili erano parcheggiate in quel posto, dove ormai potevamo tirare a caso sperando di ritrovare la nostra.
E proprio mentre i miei occhi cercavano di scorgere la vernice bianca della macchina di Faith, notai lì un ragazzo dai capelli mori, fermo sulla portiera aperta di un'automobile parcheggiata su un angolo buio sul fondo del parcheggio.

Mi soffermai a guardarlo mentre camminavo,  notandolo mentre sistemava qualcosa fra le sue mani ed incitava qualcun'altro a fare di fretta.

E probabilmente soltanto troppo tardi mi resi conto di chi poteva essere.

I fari illuminavano a malapena il suo volto ed io trasalii, quando si voltò a guardarmi nella notte, accorgendosi del mio occhio curioso. 

I suoi occhi, il suo sguardo cupo e privo di aspettative; lo stesso che avevo visto poco prima e che aveva letteralmente raggelato il mio sangue.

E quasi come se la mia presenza e la mia attenzione su di lui non bastassero, notai la sua figura lontana e torreggiante, incamminarsi nella mia direzione. 
Non seppi perché lo fece; a dire il vero non mi domandai neppure perché lentamente avanzò nel tentativo di avvicinarsi a me.

Spalancai gli occhi e scappai. Scappai a gambe levate.

Storia di un ladro - ZAYNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora