Capitolo 4

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Dopo essermi rimpinzata di pancake come un tacchino obeso, io e Lara siamo risalite di sopra, ciascuna nella propria camera.

Zia Anna ha insistito che mi portassi sù un'altro di quei dolci deliziosi, nel caso avessi avuto voglia di mangiarne ancora, cosa del tutto improbabile dato che ne ho mangiati circa una ventina.

Ma, ricordate (questo è un un'altro dei doveri da aggiungere alla nostra lista) non si rifiuta mai del cibo, in nessuna circostanza.

Probabilmente penserete che io sia una balenottera gigante, in realtà porto una 38 e (lo so me lo chiedono tutti) non so proprio dove vada a finire tutto il cibo che ingurgito in continuazione.

Be comunque credo che se potassi una 58 (esiste?) sarei contenta lo stesso.
Senza cibo non saprei come motivare la mia esistenza.

Mi chiudo in camera e poso il pancake sul tavolino.

Mi dirigo poi all'armadio, è sempre una delle prime cose che guardo, anche negli alberghi (dopo il ristorante ovviamente).

Apro tutte le ante e come mi aspettavo è tutto perfettamente pulito e completamente vuoto.
È gigantesco, probabilmente le cose che ho portato nel mio stupido trolley, non occuperanno un quarto di questo armadio.

"-Cloe, posso entrare? Ti ho portato i bagagli-" bussa mio zio alla porta.

Richiudo alla svelta tutte le ante, sarei sembrata pazza con tutto l'armadio aperto senza ancora alcun vestito da infilarci dentro.

"-Si certo Pis...ehm zio Tom-" urlo non appena ho richiuso tutto.

Tanto qui è normale urlare per qualsiasi cosa, no? Tanto vale che lo faccia anche io. A casa mia c'è sempre tanto silenzio.

Un esemplare di Pisco portabagagli spunta dallo stipite della porta.

"-Entra pure zio-" gli rivolgo cortese.
Dopotutto è un bassotto carino.

"-Ti ho portato tutte le tue cose cara e zia Anna mi ha detto di dirti di aver messo in bagno tutti gli asciugamani di cui avrai bisogno-"

"-D'accordo zio, grazie mille-"

"-Grandioso, allora io scendo di sotto. Qualsiasi cosa non farti alcun problema a chiedere, siamo intesi?-"

Rido. "Grandioso" non lo sentivo più dai tempi della maestra Giovanna all'asilo.

"-Certo zio non preoccuparti, qualunque cosa abbia bisogno non esiterò a chiedere-"

"-A dopo allora!-"

"-A dopo-"

Zio Tom esce dalla mia camera con passo felpato.
È così strano che siano tutti così silenziosi a camminare o a bussare, ma urlino come non mai da un capo all'altro della casa.
Saranno i bolognesi fatti così, ne sono sempre più sicura.

Apro il mio trolley hippy e lo svuoto letteralmente a terra.
Se mi vedesse mamma.
Rido alla sola idea della sua faccia raccapricciata.

Sistemo ogni cosa nei cassetti vari, anche se so che tra qualche giorno sarà tutto sparso in disordine per la camera, ma almeno le buone intenzioni iniziali ci vogliono.

Metto i maglioni sul ripiano più alto dell'armadio, tanto non mi serviranno a nulla, tutta colpa dell'ostinazione di mia madre...caspita mia madre!!!

Mi rendo conto sono in questo momento di non averla neppure avvisata di essere arrivata.

Frugo nello zainetto per trovare il telefono e come sospettavo ci sono una decina di chiamate e una cinquantina di messaggi di mamma che minacciano di denunciare la mia scomparsa alla polizia.
Cazzo e ora che le dico?
Mi servirebbe Vera, è lei quella esperta in bugie di questo genere.

Solo un bacioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora