5. Chiamate i pompieri.

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Il caviale fa ingrassare?
Davvero, fatemi avere una risposta il prima possibile perché ne ho assolutamente bisogno.
Sono dentro un camerino incastrata in uno splendido tubino nero da più di dieci minuti, sento Brandon sbuffare in continuazione e questo non mi aiuta a mantenere la calma.

È arrogante e presuntuoso, okay, ma è pur sempre un bel ragazzo ed io non ho assolutamente intenzione di dire che questo meraviglioso abito è rimasto incastrato all'altezza del mio enorme sedere.
Perché sembra enorme, giuro.
Sto iniziando anche a sudare e credo che avrò una crisi isterica a breve.

«Paris, va tutto bene lì dentro?», Brandon bussa alla mia porta e sgrano gli occhi.
«S-sì!», strillo e colpisco la mia fronte.
Riprenditi, cazzo.
Mantieni la calma.
Chiamate i pompieri, sono rimasta incastrata in un abito Versace.

«Perché ci metti tanto? Ti serve una mano?», il suo tono sembra divertito e mi sento un po' presa in giro, ma evito di infuriarmi più di quanto non lo sia già.
«Sto contemplando la mia immagine allo specchio con questo stupendo abito addosso!», invento sul momento e continuo a saltellare per riuscire ad entrare in questa fottuta trappola infernale.
«Posso vedere?»
«NO!».

E lui sbuffa ancora, poi dal rumore dei suoi passi capisco che si è allontanato.
Grazie al cielo.

Lancio una veloce occhiata alla mia borsa e afferro il cellulare, quindi mordo l'interno della mia
guancia mentre aspetto una risposta da Addison.
«Sarah», risponde con un tono scocciato e corrugo la fronte.
«Ce l'hai con me?»
«Sono le dieci del mattino», borbotta infastidita ed io capisco: l'ho svegliata.
Oggi è giovedì e ha il turno di pomeriggio al bar in cui lavora, quindi presumo mi stia odiando in
questo momento.

«Scusa, ma è urgente»
«Mio Dio, l'eredità era per un'altra ragazza e siamo infognate e piene di debiti!», il tono della sua voce si alza di un'ottava e sono costretta ad allontanare il cellulare dall'orecchio, «Io sapevo che non dovevamo toccare un centesimo! Tuo padre ci aveva avvisate, cazzo! Non volevo nemmeno bere quel fottuto champagne! E il caviale, oh mio Dio, il caviale!».

Trattengo una risata, colpita dal modo in cui la mia migliore amica si sia messa insieme a me nel mare di debiti. Mi fa piacere sapere che in una situazione simile non mi lascerebbe da sola a nuotare nella merda.

«L'eredità è intatta», la rassicuro.
«Ah»
«Il problema è un altro, Addison», sospiro, «Sono incastrata dentro un vestito. Non riesce nè a scendere nè a salire»
«E allora? Cerca di toglierlo e se si strappa esci dal negozio con indifferenza»
«Non posso, Addison», mi sento davvero frustrata, «C'è il barista qui fuori ad aspettarmi».

Cala il silenzio e posso immaginare la mia amica intenta a fare due più due.
«Quel barista?», sta urlando.
«Quel barista», bisbiglio.
«Oh, beh, allora devi tirare su quel fottuto vestito!»
«Ma come?»
«Salta, trattieni il fiato, fa qualcosa!», sta andando nel panico e capisco che forse non avrei dovuto chiamarla. Addison non è mai stata d'aiuto, che diavolo mi è saltato in testa?
Sbuffo e riattacco, quindi torno a saltare e finalmente il vestito sembra muoversi.

«Oh mio Dio», bisbiglio, una risata scappa al mio controllo, «Oh mio Dio», ripeto ancora nel vedere il vestitino che sembra cedere.
Probabilmente tutto questo tempo attorno al mio sedere lo ha allargato un pochino.
Lo tiro su con fatica e il mio viso è completamente rosso quando finalmente riesco ad infilare le
braccia dentro le maniche a tre quarti.
Respiro profondamente e osservo la mia immagine allo specchio.

Mi sta bene.
Sembro davvero elegante.
C'è solo un problema: la zip sulla schiena.

Mordo le mie labbra e deglutisco, quindi spero con tutta me stessa che quella fottuta zip si tiri su senza nessun problema. Apro un po' la porta e sporgo solamente la testa verso l'esterno.

Brandon è stravaccato su una poltrona, concentrato sul suo cellulare.
Mi schiarisco la voce e alza lo sguardo.
Il mio cuore si ferma sempre per qualche istante quando mi guarda ed impongo a me stessa di stare calma.

É solo un bel faccino, Sarah.
Solo un bel faccino.

«Potresti... Potresti tirarmi su la zip?», e mentre lo chiedo vorrei già sotterrarmi.
Il barista non batte ciglio, ripone il suo cellulare nella tasca dei pantaloni blu e si alza, quindi entra nel camerino e chiude la porta alle sue spalle.
Se già prima si respirava poco qui dentro, adesso mi manca l'aria.
Sento solo il suo profumo dolce che riempie tutto lo spazio e le mie gambe tremano.

Dallo specchio riesco a vedere i suoi occhi verdi che si concentrano sulla mia schiena e sussulto appena quando sento le sue dita affusolate sfiorare la mia pelle.
Tira su la zip lentamente e ed io trattengo il fiato per evitare una figuraccia.

Ti prego, fa che non si incastri.
Ti prego.

Per mia fortuna la zip riesce ad arrivare a destinazione senza nessun problema e finalmente mi concedo un respiro profondo.
Brandon osserva il mio riflesso e morde le sue labbra rosse, «Che figurino».
Oh.
Wow.
Sto per andare in iperventilazione e sorrido, «Gra-grazie»
«Stavo parlando di me», e poi esce dal camerino.
Ma tu guarda che idiota.

«Sbrigati, Paris! Non abbiamo un'altra ora per cambiarti. Paga il vestito e andiamo via. Ci aspettano tra mezz'ora».
E ringrazio il cielo per la sua fretta perché almeno non sarò costretta a togliere il vestito.
Anche perché, a dirla tutta, non so proprio come farò a toglierlo.

Quando arriviamo alla casa editrice tutto il team è già pronto per scattare le foto.
Cammino in fretta verso la sala in cui si trovano tutti e cerco di non dire a voce alta tutte le parolacce che mi vengono in mente a causa del dolore che provo ai piedi.
Ho comprato un paio di scarpe da abbinare al tubino e le sto maledicendo.
Come fanno ad essere così scomode e rigide?

Brandon mi segue senza dire una parola e afferra i miei fianchi per non farmi crollare al suolo quando prendo una storta.
«Signorina Torres», sussurra, anche lui ha il fiatone, «Mantenga la calma. Siamo arrivati, okay? Adesso varchiamo questa porta e facciamo quella dannata foto», sistema una ciocca dei miei capelli biondi dietro il mio orecchio e poi, finalmente, entriamo nella sala.

Il fotografo viene a stringermi la mano e mi sforzo di fargli un sorriso. Fingo di non vedere lo sguardo indagatore di almeno trenta dipendenti e mi sistemo in prima fila, al centro.
Non riesco a respirare, dannazione.
Il barista mi raggiunge e si sistema proprio dietro di me, sento il suo fiato sul collo ed è difficile concentrarmi su ciò che dice il fotografo.

Fisso l'obiettivo, sorrido e sussulto proprio due secondi prima del flash: Brandon Sullivan ha circondato la mia vita con il suo braccio.
E rimane fermo lì, non lo sposta neanche per gli altri scatti.
Si allontana solo quando il fotografo finisce il suo lavoro mentre io rimango come pietrificata.

Sobbalzo per l'ennesima volta quando le sue labbra sfiorano il mio orecchio, «Aspetta che tutti siano usciti dalla stanza», sussurra.
Cosa?
Perché?
Oddio, mi manca l'aria.
Che cos'ha in mente questo tipo? Per chi mi ha presa?
Anche se io una cavalcata con lui la farei... No. Sarah, smettila.

Vede che non rispondo, dunque continua il suo discorso, «Hai un buco sul fianco».
E ora sì.
Voglio morire.

BUON POMERIGGIO! ❤️
Eccomi con un nuovo capitolo leggermente degradante.
Non troppo, dai. 🙈
Spero vi sia piaciuto almeno un pochino! Fatemi sapere eh, ci tengo!
Che dire, Sarah è una sfigata. Milioni a parte, la sfiga è una cosa che non ti abbandona mai.
Vi piace come personaggio?
E di Brandon che mi dite? Avete capito che l'ha stretta durante la foto solo per coprirle il buco? 😂
Spero vi piacciano questi due, così come gli altri personaggi che arriveranno.
Una domanda: secondo voi la copertina del libro andrebbe cambiata?
Adesso vi lascio con la promessa di aggiornare presto.
Un bacione e grazie per aver letto!
Buona giornata. 💕💕

MALEDETTO MARGARITA. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora