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Otto mesi prima.

Fisso i ventuno bicchieri impilati perfettamente tra loro, i quali formano una dritta torre scintillante.
Quante schegge si formerebbero se li facessi cadere uno ad uno?

"Cailey, come mai sei qui? Oggi non è il tuo giorno libero?" mi chiede il mio collega David, interrompendo i miei pensieri.

"Margaret ha avuto una commissione e così mi sono offerta di lavorare al posto suo" rispondo, tentando di sviare la domanda e con la speranza che non ne faccia altre.
La sua commissione, in realtà, consiste nell'appuntamento con un ragazzo appena conosciuto.

Guardo un fazzoletto inclinato, il quale è posizionato sul bancone che David sta pulendo, e decido di raddrizzarlo.

Il ragazzo sembra non farci caso al mio gesto.

Inizio ad impilare altri bicchieri nella colonna, sperando che essi non traballino.

"Com'è andata il tuo primo mese lavorativo a Londra?"

"Piuttosto bene, è una città mozzafiato" rispondo al ragazzo.
Londra è sempre stata la mia meta dei sogni e solo sei mesi fa mi ci sono trasferita.
Ho fatto la scelta di prendere un anno sabbatico per dedicarmi al lavoro, in modo tale da guadagnare abbastanza per potermi pagare gli studi da sola.

"Già" concorda.

Stanca di tante ore di lavoro mi siedo su uno sgabello, approfittando del fatto che ci siano solo pochi clienti.

"Sembri esausta" mi fa notare.

Annuisco, senza proferir parola.

Mi giro verso l'entrata e incrocio lo sguardo con quello di un ragazzo appena entrato, dal viso familiare.
Scorgo tra le sue mani pallide un pacchetto di sigarette.

Quando il ragazzo si siede ad un tavolino decido di avvicinarmi a lui, allungando il menù verso le sue mani.
Alza lo sguardo su di me e non posso non far caso ai suoi occhi verdi smeraldo incorniciati da ciglia scurissime.

Sto per andarmene, quando lui parla: "dovrei ordinare"
Annuisco, prendendo un taccuino ed una penna.

"Un hotdog con ketchup" dice dopo aver sfogliato velocemente il menù "e patatine fritte"

"Da bere?" domando.

"Acqua liscia" risponde, porgendomi il menù.

Mi dirigo verso Richard, strappando il biglietto dell'ordinazione per poi passarglielo.

Girandomi, noto che il riccio mi sta ancora fissando.
Cerco di ricordare dove io abbia visto quel volto pressoché perfetto, inutilmente.

Quando il suo ordine è pronto mi avvicino velocemente a lui, trovando il coraggio di parlare: "ci siamo già visti?"

Il ragazzo mi squadra, prima di rispondere: "non mi sembra, no"

Inarco le sopracciglia, andandomene con il vassoio posizionato fra un braccio ed il corrispettivo fianco.

Sono sicura di averlo già visto da qualche parte, ma non mi è sembrato il caso insistere.

Sento il mio cellulare squillare, così mi avvicino ad una finestra, la quale affaccia sulla Rupert Street.

"Ciao Margaret" saluto la mia collega, nonché coinquilina "come sta andando con Donald?"

"Un disastro! Sono chiusa in bagno e devo fare presto" la sua voce suona bassa e frettolosa "vuole passare l'intera serata con me e ho bisogno che tu mi salvi!"

"Tra meno di un'ora il pub chiude, non posso andarmene di punto in bianco" mi giustifico, non volendo rischiare di essere vista male.
Il quadrante dell'orologio appeso al muro rosso segna le dieci di sera.

"Certo, tranquilla. Farò in mondo di trovarmi da Slug & Lettuce, il pub davanti al London Eye" risponde, suonando speranzosa "spero tu riesca a venire"
Alzo gli occhi al cielo, trovando il comportamento della mia amica davvero inappropriato, poiché è solita uscire con ragazzi e non esserne soddisfatta, così da chiedermi sempre aiuto in caso di necessità.

"Va bene, Margaret. Ora devo davvero andare" congedo, aspettando un suo saluto, per poi staccare.

Decido di vagare tra i tavoli, riportando piatti sporchi in cucina e scrivendo le ordinazioni su un taccuino.

Il mio sguardo ricade periodicamente sul ragazzo con riccioli color nocciola e sul suo pacchetto di sigarette tenuto parallelamente al bordo del tavolo e di fianco alla sua mano sinistra, la quale è ornata da vari anelli di metallo piuttosto vistosi.

Una volta vicino ad egli, mi accorgo che il suo piatto è quasi del tutto vuoto e che lui ormai presta attenzione solo al suo telefono.

"Porto via?" chiedo, alzando lo sguardo al suo volto.

Non posso fare a meno di notare i suoi lineamenti perfettamente squadrati, i quali calzano a pennello con il verde smeraldo dei suoi occhi e le labbra color ciliegia.

"Certo" risponde distrattamente, mentre posiziona un paio di occhiali da sole sul suo capo, facendo però cadere un bicchiere per terra.
Mordo la lingua, trattenendomi dallo sbuffargli in faccia.

"Mi dispiace" si scusa immediatamente, con un tono piuttosto distaccato.

"Tranquillo" dico, per poi prendere il suo piatto e avvicinarmi alla cucina.

Giunta lì, ne approfitto per prendere una scopa.

"Il conto?" mi chiede il riccio nel momento in cui mi avvicino ad egli con lo scopo di spazzare per terra.

"È alla cassa" rispondo.

Lui si alza, passandosi le mani sui suoi jeans neri per far cadere le briciole di pane dall'indumento.

Una volta rimessa la scopa al suo posto e aver pulito ogni tavolo libero, riesco a vedere il ragazzo uscire dal pub.

Inspiro, non volendo cedere all'idea di non poterlo mai più vedere senza neanche capire come la sua faccia possa essermi tanto familiare.

Mi affretto ad uscire, trovando il coraggio di andare a parlargli.

"Credo tu mi debba qualcosa" sorrido leggermente mentre sposto i corti capelli biondi dietro le orecchie, i quali sono colpiti dal fresco vento primaverile.

I suoi occhi incontrano i miei quando piega lievemente la testa, dimostrando confusione nel suo sguardo.

"Hai rotto un bicchiere e credo che una sigaretta o due possano bastarmi per perdonarti" spiego, cercando di mantenere un tono gentile e al contempo sicuro.

"Non pensavo di dover raggiungere compromessi per un bicchiere" nota con un tono scocciato, per poi schioccare la lingua mentre fruga nella tasca della sua giacca.

"Puoi anche vederlo come uno scambio di favori. Prendila come vuoi" rispondo.

Lui sorride, mettendo in mostra profonde fossette, per poi passarmi una sigaretta e infilarsene una in bocca.

Quando il tabacco prende fuoco, aspiro profondamente, dando un'occhiata al pub; mentre lui si appoggia con una spalla contro il muro della struttura.

"È possibile che ti abbia visto con una certa Margaret?" chiedo, aggrottando le sopracciglia.

"Si, ne conosco una ed è una conoscente di un mio caro amico" riflette, puntando il suo sguardo sulla sigaretta.

Annuisco, iniziando a ricordare le volte in cui l'ho visto di sfuggita.

"Non ti staranno aspettando lì?" chiede il ragazzo, puntando con la testa verso il pub in cui lavoro.

"Hanno tanti dipendenti e credo mi spetti una pausa dopo ore ed ore di lavoro, senza aver fatto una minima sosta"

I minuti passano silenziosamente, finché entrambi non finiamo di fumare.

"Sono Cailey, comunque" lo informo da vari metri di distanza, mentre entro nel pub.

"Harry" risponde lui, il suo tono suona freddo.

Sting [Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora