Spirale Notturna

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Le mie mani.

Colme di sogni.

Piene di segni.

Le mie mani parlano.

«Cosa siamo?» mi dicono.

«Chi sei?» mi chiedono.

«Afferra la tua vita!» gridano.

Mi sveglio di colpo esalando un rantolo roco, le lenzuola sono asciutte e nella penombra riconosco il soffitto della mia camera. Il vuoto che impera al mio fianco è denso di squallore. La sveglia al quarzo scocca le due del mattino quando, alzando il busto e sedendomi al bordo del letto, il riflesso esterno dei fari di un auto che sta rumorosamente passando si muove lungo gli scaffali della libreria, riverberando dal vetro della finestra alle mie spalle. Poi, silenzio.

Raggiungo la libreria e, ormai sveglio, comincio a consultarne i testi. Sfoglio romanzi, saggi e cataloghi che nemmeno ricordavo di avere. Poi, dapprima incastrate tra un libro e l'altro, sbocciano miriadi di scartoffie impolverate. Tra queste rivelo una cartellina gialla, liscia e perfettamente sigillata. Mentre la sfilo scivola con elegante facilità, è colma di materiale cartaceo, ne avverto la pesantezza. Quindi, la apro e all'interno ci sono delle foto, fogli stampati in casa con una qualità pixel molto scarsa. Ne osservo una, rappresenta un paesaggio urbano notturno, è una piazza grande, sembra piazza del popolo a Roma, o forse piazza Barberini...

La nebbia è fitta, la piazza è deserta, e non molto lontana da lì c'è una fermata del bus dove, appoggiati sotto il cartello degli orari, un ragazzo e una ragazza si stanno baciando, le loro lievi gestualità sono comparabili solo alla loro bruciante passione. Lui ha gli occhi grandi, lei ha le labbra carnose, morbidissime. Stavano attendendo che una corriera riportasse a casa la ragazza, ma ora consapevoli che a quell'ora della notte non sarebbe più passata il Ragazzo le propone di rimanere a dormire da lui. Il Ragazzo abita in un appartamento del condominio di fronte alla fermata, un appartamento per famiglie benestanti, dove spesso i genitori sono via. Così, entrando il ragazzo la porta nella sua piccola camera e, poco dopo, il letto singolo è già ardente e le mani già vagano eccitate strappando i vestiti, accarezzando le pelli, scivolando arrogantemente nei pubi e afferrando con forza le carni.

Ora, vedo ancora il Ragazzo, ha gli occhi assonnati, i capelli arruffati e le guance leggermente barbate. Nella cameretta è rimasta accesa una piccola luce soffusa, ma la ragazza ha dormito serena nel suo piccolo letto dopo aver fatto l'amore con lui. Poi, qualcuno suona alla porta dell'appartamento, il Ragazzo teme che siano tornati i genitori e, per evitare di farli scoprire, è costretto a svegliare la ragazza e a nasconderla nel suo armadio, fortunatamente abbastanza grande da permetterle di entrarvi.

Il Ragazzo corre ad aprire la porta.

Sto correndo per chiudere il gas, la macchina del caffè sta traboccando, non ricordo nemmeno quando ho acceso il fuoco, forse perché sono ancora confuso per il turbolento risveglio nel cuore della notte.

Ora dalla porta compare Elena: bionda, occhi azzurri, le palpebre sono socchiuse in un'espressione di totale calma e serenità, ha un sorriso lascivo su delle labbra sottili e unte di burro di cacao. Il Ragazzo la invita ad entrare e da sotto la sua frangia corvina la scruta incuriosito. Il ragazzo ha due piercing sul labbro inferiore e piccole borchie in ogni dove negli abiti neri. Non sembra felice di rivederla, eppure l'abbraccia sussurrandole quanto gli è mancata. Si chiudono in camera e parlano per ore, ogni tanto fumandosi una sigaretta, e lei gli confida ogni sua problematica, ogni suo cruccio, ogni sua debolezza; gli racconta le sue delusioni con le amiche, le sue delusioni d'amore.

Delusioni per tutto.

Il caffè ha un sapore acido, meglio buttarlo.

Getto la cartellina gialla sul tavolo della sala da pranzo: quelle foto sono così particolari e, nonostante la bassa qualità, così vivide... Mi chiedo perché le avessi io, non ricordo chi me le abbia lasciate.

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