Ho dormito per terra, non è il massimo, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
Ti ci abitui infine, non sai quando esci da qui e soprattutto chi uscirà da qui.
Realizzo di aver fatto l'amore con Berlino, beh, non so se si possa chiamare così... forse era solo una scopata, da parte sua, sicuramente solo sesso.
Ho ancora le gambe deboli, quando cammino tremano leggermente ed è tutta colpa sua.
Ci sono altri ostaggi qui con me nella stanza, tutte donne.
C'è chi conosco e chi no, tutte terrorizzate, tutte piangono.
Tranne io.
Perché dovrei piangere? Non trovo il motivo di versare lacrime.
Questo non vuol dire che io non abbia emozioni, anzi.
A volte anch'io piango dalla disperazione, perché restare qui non è per niente facile, sei come fuori dal mondo, non sai più cosa sta succedendo lì fuori.
-Buongiorno-
Sussulto.
È lui, Berlino.
Ha aperto la porta facendo balzare tutte quante dalla paura, ora tremano ancora di più e si stringono le mani.
Io non sto stringendo la mano di nessuna, sono seduta a terra e abbraccio le mie gambe, sto così, a testa bassa.
Vedo la parte inferiore del suo corpo, i suoi anfibi strisciano camminando verso la mia parte, sono dei passi pesanti.
-Avete dormito tutte bene?-
Nessuna risponde, compresa io.
-Va bene...-
Si siede al centro, in una poltrona e resta con le gambe divaricate e la testa posata sullo schienale.
Ci guarda con gli occhi semichiusi e sorride beffardo, come se ci stesse prendendo in giro.
Infatti è così.
Dio, quanto si diverte a vederci spaventate. Lo so benissimo.
-Nessuna risponde? Oh, avanti... non vi mangio mica-
Si sta sfregando i pugni, ha questo vizio di tenere i pugni chiusi e muovere le nocche sfregando i polpastrelli.
Altro particolare che, in qualche modo, mi fa impazzire.
La sua risatina infastidisce tante, ma non me. La sua risata da stronzo, colui che beffeggia, la risata più amara che abbia mai sentito per me è pura sensualità.
Alzo lo sguardo e osservo le sue mani in una frazione di secondo, ha i pugni chiusi, si muovono lentamente.
-Camila, stai bene oggi?-
Si alza per andare verso l'ostaggio Camila Fernández, non mia coetanea, lei è una donna adulta a differenza mia.
-Vuoi uscire a prendere un po' d'aria?-
Le parla delicato sfiorandole il collo.
Mi innervosisco.
Camila non lo guarda, quindi le alza il mento e le sorride guardandola, mi accorgo che con la coda dell'occhio guarda anche me.
-Che ne dici Camila, mh? Vuoi uscire o no?-
A che gioco stai giocando, Berlino?
-Brava, andiamo...-
La prende per mano tenendo il braccio alzato e la fa uscire per prima, dopodiché ci guarda tutte con una mano sulla maniglia.
-Torno subito, devo rilassare la vostra collega-
Tiro un sospiro che mi gonfia le narici, sono così nervosa.
Mi guarda ghignando e chiude la porta.
Bene, ma io non resterò a lungo qui.
Senza sapere cosa combinerà con quella donna.
Lo devo sapere, lo devo sapere cazzo.
Dopo soli cinque minuti mi avvicino alla porta per sentire, ma niente, nessun rumore che mi faccia sospettare.
-Non ti preoccupare, tornerà. Non le farà del male-
Dato che mi vedono parecchio agitata, alcuni ostaggi cercano di tranquillizzarmi.
Così però non sanno che peggiorano la situazione, mi urtano il sistema nervoso ancora di più.
-Basta!- sbotto uscendo dalla porta.
Mi guardo attorno sperando di trovarlo.
Vedo una porta semichiusa, punto gli occhi tra la porta ed ecco che lo vedo insieme a Camila.
Non riesco a vedere perfettamente cosa sta facendo, quindi mi avvicino un po' di più.
-Perdonami un secondo, Camila-
Deglutisco.
Come può avermi sentita arrivare?
Quando inizio ad allontanarmi, Berlino esce dalla stanza e mi afferra un polso tirandomi.
La mia schiena sbatte contro il suo petto e mi abbraccia sul ventre, stringendomi forte fino a bloccarmi il respiro.
-Alma, che succede, non senti bene nemmeno tu?-
Mi solleva da terra e mi porta con sé dentro alla stanza.
Non mi dimeno per liberarmi, sono curiosa di quello che vorrà fare.
-Io e Camila ci stavamo giusto rilassando-
Non capisco cosa vuole intendere con rilassare, di sicuro non promette nulla di buono.
Sento respirare affannosamente, guardo Camila e mi accorgo che è lei a respirare male.
Non si sente bene a quanto pare, sta pure sudando sulla fronte.
-Su, non fare così Camila. Hai caldo?-
Le si avvicina inclinando la testa e tenendo l'indice tra le labbra, come se stesse meditando.
Serro gli occhi e respiro lentamente vedendo le sue mani posarsi sulle spalle di Camila, scendono sul petto e le tira giù la cerniera fino al ventre.
-Posso...andare?- chiedo con fermezza.
Egli sorride e fa diniego, questo significa che sono costretta a rimanere qui.
Ma non voglio.
Sta toccando un'altra donna, dopo aver toccato me.
Non lo tollero.
Camila geme, alzo la testa e capisco che si tratta di un lamento di un piagnisteo.
Si è inginocchiato per tirarle giù la divisa.
Mentre lo fa mi guarda con il suo solito sorrisino.
Perché lo sta facendo?
Sto per scoppiare, una guerra sta scoppiando dentro me.
-Basta- mormoro a pugni stretti.
-Vestiti Camila, torna nella tua stanza-
Si volta verso di me, mentre Camila esce dalla stanza.
Dovevo starmene zitta.
-Oh, Alma, Alma...-
Indietreggio.
-Non vorrai mica scappare dopo questa scenata che hai fatto?-
Non rispondo e indietreggio ancora, ovviamente senza guardarlo.
-Perché ti allontani, Alma?-
Ancora due passi indietro, lui in avanti per raggiungermi.
-Alma, adesso basta-
Altri due passi.
-Ho detto di smetterla-
Sto iniziando ad aver paura, il suo tono di voce è cambiato e non sorride più.
-Allora non ci siamo capiti, uh?-
Mi tira entrambi i polsi per farmi avvicinare, ora siamo così vicini che i nostri respiri comunicano.
I suoi polpastrelli camminano sull'incavo del mio collo, preme essi per farmi inclinare la testa e rabbrividisco sentendomi soffiare sull'orecchio.
-Sei una bambina cattiva, Alma. E lo sai cosa succede alle bambine cattive come te?-
Mi accarezza il mento con il pollice e mi fa alzare la testa con un po' di violenza, io rispondo scuotendola e lui sbuffa una risatina.
-Vengono punite-
Deglutisco.
-Ora dovrai eseguire i miei ordini, se lo farai non ti succederà nulla-
Si è allontanato per aprire un cassetto, ha preso una corda.
-Spogliati, forza-
Ansimo.
Inizio a spogliarmi lentamente.
-Muovi il bacino, muovilo per me-
Vuole che io sia sensuale, cerco di concentrarmi e muovo il bacino nel modo più sensuale possibile e mi spoglio del tutto, rimanendo in reggiseno e mutandine.
-Dammi i polsi-
Alzo le braccia leggermente e i miei polsi vengono legati stretti dietro la schiena, mi ha voltata di scatto in maniera cattiva.
-Così fa male?-
Stringe di più ed io a denti stretti rispondo.
-No-
Mi fa chinare spingendomi con una mano sulla schiena e sbatto violentemente una guancia sulla scrivania.
Gemo ansimando poiché mi ha fatta male quel botto.
-Sssh, tranquilla...-
Mi accarezza il fondoschiena e sussulto quando le sue labbra si posano su esso.
Mi sta schioccando dei baci sul sedere.
Gemo un'altra volta, i suoi polpastrelli stanno mi accarezzando il centro dell'intimità.
-Muovi il bacino, Alma-
L'ha detto ancora.
Involontariamente muovo il bacino e i gemiti si fanno sempre più frequenti, è impossibile resistere.
Mi graffia le cosce poiché per abbassarmi le mutandine mi ha bruciato la pelle, le ha tolte con frenesia, con tanta rabbia.
Le sue nocche sfiorano il mio interno coscia e spingono esse per divaricarmele.
-Quiero darte un beso-
L'ha detto sussurrando.
Inizia a baciarmi l'intimità.
Grido un gemito e ricevo uno schiaffo sul sedere con le nocche.
-Ssshh...-
La sua lingua calda mi accarezza al centro ed io inarco la schiena fino a farmi male.
Mi penetra con le dita e non smette di baciarmi e accarezzarmi con la lingua.
I miei gemiti numerosi sono dei soffi, si fa fatica a sentirli poiché sto cercando in tutti i modi di trattenere le urla.
-E ora...-
Un altro schiaffo, questa volta di palmo.
-Tengo que castigarte-
Sì, ora mi punisce.
Mi preparo, restando sciolta coi nervi, perché tesa non posso stare.
La mia bocca viene coperta dallo scotch, sicuro per non farmi gridare.
Una scarica di brividi mi fa sussultare.
Le sue mani mi cingono i fianchi, stringendoli per spingermi in avanti.
-Sei pronta ad essere punita?-
Annuisco.
-Conto fino a tre, Alma. Tu dovrai stare tranquilla...-
-Un... dos...-
Altro schiaffo sul sedere.
-Y trés-
Spalanco gli occhi e grido strozzata.
Mi ha penetrata sul fondoschiena, mi alzo senza volerlo e una sua mano mi pressa per farmi restare distesa.
-No te muevas-
Sussurra tra il respiro affannoso.
-No te muevas-
Ripete ringhiando.
Stringe la mano sulle mie legate per darsi più forza a spingere, è così violento che fa vibrare la scrivania e gli oggetti cadono a terra.
Questa volta lo sento spirare dai denti, è più sfrenato della prima volta.
Sto continuando a gemere, vengo colpita sfrenatamente e sento bruciarmi dentro.
Mi fa male, ma allo stesso tempo vengo travolta dal piacere.
Piango ininterrottamente e lui mi tira manate sul sedere ad ogni intervallo dei colpi.
Dopo una lunga serie di colpi e schiaffi, mi tira i capelli facendomi sollevare la parte superiore del corpo.
Ha raggiunto l'orgasmo, l'ho sentito gemere per la prima volta.
Ha emesso un gemito lungo, come se avesse strillato una O acuta.
Esce dal mio fondoschiena e mi scioglie i capelli, così cado a peso morto sulla scrivania boccheggiando.
-Riesci ad alzarti?-
Come può avere ancora quel tono di voce così pacato dopo avermi sbattuta tutto eccitato?
Imperterrito, sempre.
Provo ad alzarmi, ma cado un'altra volta a peso morto.
Non ho molte forze, mi ha indebolita.
-E alzati-
Tirandomi per i capelli mi rialza.
Ha la divisa addosso, ma è sbottonata.
Simula un abbraccio e mi scioglie i polsi, soffiandomi sui capelli.
Mi guarda i polsi e ghigna.
-Ti ho fatto male?-
Scuoto la testa.
-Ah no?-
Fa cadere la divisa ed ora è nudo.
Mi manca la saliva ed il respiro.
Pizzicandomi una coscia me la afferra per alzarmi la gamba, mi spinge addosso alla scrivania e mi fa sedere.
Mi tiene la gamba alzata e increspandosi le labbra mi massaggia il fiore.
Lo scotch viene tolto, l'ha strappato via ed ora respiro velocemente, inarco la testa all'indietro gemendo per il palmo che si muove in maniera circolare.
-Sei gelosa di me? Rispondi!-
Pressa il palmo e si muove sempre più veloce, io cado e la mia testa ora è all'ingiù.
-Sì Berlino!- grido.
-Dillo ancora!-
-Sì Berlino!-
Toglie la mano e mi guarda leccandosi il palmo.
Cerco di rialzarmi, ma mi spinge sul petto.
-Non ho finito, mi Alma-
Entra dentro di me, tenendomi la gamba su una sua spalla.
-Senti male così, uh? Bambina cattiva-
Mi ha colpito forte per farmi male.
Avvolge tutte e tue le mani attorno al mio collo, sembra mi stia strangolando.
I miei gemiti vengono bloccati, poiché la gola è stretta come una morsa dalle sue mani.
Sembra mi stia torturando vista dall'esterno.
Potrebbe essere così, perché quando Berlino deve scoparti ti tortura, ma facendoti sentire in paradiso.
Raggiungo l'orgasmo sollevando la schiena dalla scrivania e lui esce lentamente sciogliendomi le mani dal collo.
Indietreggia e si alza la divisa mentre mi guarda sempre con quel sguardo di ghiaccio, privo di emozione.
Raccoglie i miei vestiti e mi riveste, mi lascio fare dato che non ho più forze per reagire.
Tira fuori la pistola e mi alzo dalla scrivania, restando in piedi per miracolo.
-Devo andare ora, ma ricorda-
Si avvicina dondolando la pistola tra le dita, alza il mento e mi sovrasta.
-Tu sei mia, ma io di nessuno-
Schiacciandomi le guance mi schiocca un bacio.
Lo odio, da morire.
Il nostro secondo bacio che vorrei non finisse mai.
Mi lascia lì, esce dalla stanza con la pistola puntata verso l'uscita.
Ancora stordita mi accarezzo le labbra, sentendo ancora il sapore della sua saliva.
Quel bacio non doveva finire, ma aspetterò la prossima punizione.
STAI LEGGENDO
ALMA y BERLÍN - tu sei mia
Short StoryZecca dello stato, Madrid. Immaginatevi di essere rinchiusi con una banda di rapinatori, dove tu sei solamente un'alunna in gita con la scuola. Ma improvvisamente tutto si capovolge: da alunna, a ostaggio. Sono Alma Martinez e vi racconterò cosa d...