Capitolo 1.

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Finii di farmi la doccia che erano le 19.30. Ero stata dalla parrucchiera a farmi aggiustare i capelli in morbide onde quindi non dovevo perdere tempo con loro, come facevo di solito. Uscii dal bagno e andai in camera mia indossando l'intimo che avevo preparato per l'occasione, aprii le calze nuove: velate nere con la riga dietro che terminavano con un fiocchettino alla caviglia. Tornai in bagno per truccarmi prima di indossare il vestito che avevo or mai scelto da quasi 2 settimane. Dopo aver messo fissante e fondotinta passai agli occhi, un trucco semplice e chiaro era la cosa migliore, quindi optai per un ombretto rosa cipria da sfumare con un grigio perla, subito dopo misi l'eye-liner e il rimmel. Tornai nella mia stanza per mettere il vestito borgogna scuro di Hervé Léger e le décolleté nere. Il vestito mi fasciava completamente e la scollatura profonda gli dava quel tocco in più, il giusto pizzico di pepe adatto per la notte di capodanno. Misi gli orecchini abbinati e i miei soliti anelli di famiglia, senza i quali mi sentivo quasi incompleta; mi riguardai allo specchio e corsi, quasi ruzzolando per le scale, al piano di sotto dove mia madre e mio padre mi stavano aspettando per accompagnarmi. Loro sarebbero andati alla solita cena del primo dell'anno al golf club di papà, mentre io per il primo anno non li avrei accompagnati.

"Possiamo andare sono pronta." le dissi sbucando in salotto dove entrambi i coniugi erano seduti sul divano. Entrambi vedendomi rimasero a bocca aperta, mio padre perché ovviamente non riusciva ancora ad accettare che la sua bambina stesse crescendo, mia madre perché come al solito guardandomi rivedeva se stessa, me lo diceva sempre. "Bene andiamo allora, sei bellissima Em." disse mia madre e andò nell'atrio a mettere il cappotto, mio padre invece passandomi accanto mi depositò un tenero bacio sulla fronte e prese le chiavi dell'auto.

Controllai la pochette per vedere se c'era tutto: inviti, sigarette, soldi e caricatore del telefono, non mancava nulla. I miei mi accompagnarono fin sotto casa di Jade, una delle mie migliori amiche, salutai entrambi con un bacio e con la solita promessa "farò la brava tranquilli" , inoltre rassicurai mia madre che allo scoccare della mezzanotte sarebbe stata la prima persona a cui avrei fatto gli auguri, come ogni anno, però sta volta telefonicamente. Era il primo anno che non partecipavo al tradizionale cenone assieme a loro e a tutti i parenti e gli amici più intimi della nostra famiglia. Scesi dalla macchina e suonai al campanello, Claire la sorella minore della mia migliore amica mi apri la porta sorridendomi, nonostante i tanti anni di differenza a volte andavo molto più d'accordo con lei che con la sorella. Una volta tolto il cappotto e posata la borsa sul divano in salone vidi sbucare dal corridoio la mia pazza e bellissima amica fasciata dal suo mini vestitino nero borchiato, con i capelli neri lunghi che le ricadevano dritti sulle spalle.

"Amore mio sei bellissima." disse venendomi ad abbracciare.

La bionda e la mora, il giorno e la notte, anche se sta volta eravamo entrambe più notte che giorno. Lei per me era quella persona che incontri quando la vita decide di farti un regalo, perché era entrata nella mia soltanto 4 anni prima, la tipica amicizia nata dall'odio, ma che si è trasformata in una specie di ossessione, un legame troppo forte. Ci siamo sentite legate sin dal primo momento, chiaramente superata la fase di conoscenza superficiale, come se a tenerci unite fosse una catena. Mentre Jade e sua madre finivano di prepararsi presi una sigaretta e andai dritta in terrazza, fumai la mia sigaretta nella pace più totale avvolta dal silenzio della sera.

Intorno alle nove tutte e quattro eravamo pronte per andare a cena fuori. Arrivammo al locale e salimmo subito al piano di sopra dove era pronto il nostro tavolo, c'era parecchia gente, molta della quale per me è per Jade erano perfetti sconosciuti. C'erano anche tre ragazzi più o meno della nostra età. I due ragazzi vennero a salutarci senza presentazioni, come se già ci conoscessimo, mentre la ragazza che era con loro si avvicinò presentandosi: "Io sono Leslie, la figlia di John.", ricambiammo con le presentazioni e andammo verso i nostri posti per posare le giacche e andare a fumare nello splendido terrazzino che si affacciava sul giardino sottostante.

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