; stressed out.

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Sono passate due settimane da quella notte di fuoco avvenuta tra me e Leo, da quando abbiamo fatto nuovamente l'amore. Eppure niente di tutto ciò sembra essere mai accaduto. Nonostante quella sera affermasse di amarmi è tornato a Milano, di nuovo. È come se mi avesse lasciata una seconda volta, e questa volta fa più male della prima. Due sono anche le settimane che ho di ritardo, non abbiamo usato le precauzioni e ciò mi porta a pensare di essere incinta. Non ho avuto ancora il coraggio di confermare la mia ipotesi perché so che se l'esito dovesse essere positivo, sarò da sola. Torno a guardare per un momento studio aperto e nel farlo incrocio proprio i suoi occhi, gli occhi di Leo. Sento una strana fitta al basso ventre la quale mi costringe ad andare al bagno e gettarmi verso il gabinetto con il viso rivolto al suo interno. Rigetto quel poco di cibo presente nel mio stomaco e tiro un sospiro di sollievo. Credo che sia arrivato il momento di scoprire la verità, forza Sabrina. Mi alzo grazie all'aiuto della parente e ancora un po' nauseante mi avvicino alla mensola sovrastante il lavandino. Prendo il test, ma prima di farlo, resto a fissarlo e riferendomi alla lineetta la prego di non diventare doppia.
Non sono pronta a fare la mamma.
Mi siedo sul water, con l'ansia e la paura che mi divorano, infilo il test tra la mia intimità e lascio che alcune gocce di urina cadano sul test. Poi aspetto il tempo necessario. Non ho il coraggio di guardare e cerco di auto convincermi in tutti i modi che questa storia dell'essere incinta è tutta una grande cazzata. E che il ritardo è dovuto al troppo stress di queste settimane. Porto il test di gravidanza all'altezza delle ginocchia.
Non è così, non è stress.
Lo lascio cadere a terra mentre alcune lacrime rigano il mio volto e scoppio in un pianto liberatorio. Ci sono due lienette parallele segno che il test è positivo .
Sono incinta.

Mi prendo due minuti di tempo per capire se tutto ciò sia reale o solo un'enorme frutto della mia immaginazione. Ma lo squillare del telefono mi riporta alla realtà.
È Eleonora, non parliamo da quando le ho raccontato di me e Leo. È arrabbiata e ne ha tutte le ragioni, ma infondo so che mi vuole bene. Rifiuto la chiamata, non sono nelle condizioni di affrontare una discussione figuriamoci parlare di un futuro bebe'.
Spengo il telefono; voglio stare sola per ora.

•••

L'allenamento di oggi mi ha davvero stancato e in questo momento ho voglia di farmi un sonnellino che duri almeno 24h. Abbasso lo sguardo verso il borsone e mi metto alla ricerca di una chiave che puntualmente finisco sempre con il perdere. Quando rialzo lo sguardo noto una figura vagamente familiare seduta sulle scale davanti al portone di casa mia. E' troppo lontana per farsì che capisca chi sia tantè che in un primo momento credo si tratti di Martina, ma poi mi avvicino e capisco che lei con Martina non ha proprio niente a che vedere. E' Sabrina, la mia Sabrina. Non appena mi vede si alza di scatto e mi viene incontro. C'è qualcosa che non va, lo so. Ha qualcosa negli occhi, tristezza forse, che mi spinge a pensare ciò.
Mi abbraccia forte e ne rimango sorpreso. Pensavo che mi odiasse dopo tutto ciò che le ho fatto passare in questi mesi, dopo averla scopata in bagno e poi sparendo per delle settima intere.

Eppure è qui, che mi abbraccia come se tutte le cose successe prima non ci fossero mai state, come se stessimo ancora insieme. La confusione del momento mi invade la testa tanto da impedirmi di pensare lucidamente, da pensare al perchè si trovi qui.

« Sabrina... » faccio una pausa e lascio che una mano le accarezzi i capelli « cosa succede ».

Deve esserle accurdo qualcosa di veramente brutto per spingerla a farsi un'ora di treno per venire da me a quest'ora della sera. Ma non riesco davvero a capire di cosa possa trattarsi.

Finalmente la vedo staccarsi dal mio petto e guardarmi negli occhi. Ha il viso leggermente bagnato dalle lacrime, lacrime che nemmeno sapevo fossero cadute.
Continua a non dire niente limitandosi al solo contatto visimo. Improvvisamente la sento prendermi la mano e non capisco cosa voglia fare fino a quando fa avvicinare la sua mano alla sua pancia. Ha gli occhi nuovamente lucidi, sembra essere sul punto di scoppiare nuovamente a piangere ma non lo fa, anzi la vedo sorridere.

Adesso tutto sembra diventato più chiaro, è incinta.

« Se non ci fosse di mezzo la sua felicità non ti avrei detto niente, ma qui non si tratta più solo di me ».

Ora nei suoi occhi non c'è più tristezza, ma rabbia. Ha ragione ad avercela con me, è colpa mia se ora si trova in questa situazione e per quanto la ami io non so davvero come poterla aiutare. E' colpa mia e del mio incessante desidero di volerla, sempre, anche con questa distanza che ci separa.

« Supereremo tutto questo insieme Sabrina, prometto di esserci, questa volta davvero ».

Mi sento maledettamente male nel pronunciare quelle parole forse perchè nemmeno io ci credo a quello che sto dicendo.

Forse perchè in cuor mio so di non essere capace a fare il padre.
Forse perchè tutta questa felicità con lei, io non me la merito.

Forse perchè mi sono reso conto che lei è troppo anche per me.
Forse perchè ho capito che tutto questo è stato solo un enorme sbaglio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26, 2021 ⏰

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