Fuga

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Le grandi porte erano state aperte, e tutti i guerrieri si ordinarono in gruppi compatti per poter entrare;
alla testa di quel numeroso esercito c'era il carro sul quale mi trovavo, affiancato da due uomini a cavallo.
Non appena sorpassammo la soglia, moltissime persone incominciarono ad esultare; alcune donne si lanciarono in mezzo alla strada correndo tra le braccia del loro amato, alcuni uomini levarono alte le spade in segno di saluto.
Sembrava tutto molto normale e felice, ma passando in mezzo alla folla la gente incominciò a zittirsi;
«Chi è quella sul carro?» sentii mormorare.
«Sarà una guerriera ferita...»
«Ma non sembra essere una di noi.»
«Chi è?»
«Chi è?»
Sentire tutti quegli occhi, tutti quegli sguardi puntati su di me, mi faceva sentire oppressa e schiacciata, non riuscivo a reggerli... così mi abbassai per non farmi vedere, accucciandomi come un cucciolo smarrito.

Mentre osservavo il cielo nuvoloso, l'unica cosa che riuscissi a scorgere da quella prospettiva, il carro si fermò.
Ebbi un sussulto.
Vidi l'uomo che guidava spostarsi per scendere; non appena poggiò i piedi a terra barcollò, sembrava ferito, ma era in perfetta forma.
«Gente!» lo sentii esclamare senza poterlo più vedere, per via della mia visuale coperta da una parte del carro.
«Come vedete, siamo tornati senza gravi perdite dall'ispezione al fronte.»
«E cosa c'è? Pericoli?!» un uomo nella folla intervenne, interrompendolo.
«Non sembra esserci traccia di stabilimenti o villaggi, soltanto distese di terreno e foreste.»
«E un burrone difficile da attraversare.» aggiunse un uomo, scendendo da cavallo
«Quel burrone è stata una vera e propria seccatura, e non siamo potuti andare oltre per via della sua estensione...» concluse con rammarico.
«Hvisterk ha ragione.» riprese, guardando il compagno che afferrava le staffe del suo cavallo.
«Ed è per questo motivo che un gruppo di voi costruttori andrà lì e stabilizzerà un ponte, in modo da permetterci il passaggio ed esplorare oltre.»
Tutta la folla annuì, entusiasta.
«Ivar, capo, c'è una cosa che però molti di noi si stavano chiedendo...» disse un uomo, facendosi strada tra la folla con un eco di assenso alle spalle.
Lui aspettò la domanda.
«Molti di noi hanno notato una donna nel carro, e sembrava ferita... perciò ci chiedevamo chi fosse. Una prigioniera? Ma come può essere una prigioniera se hai detto che non ci sono altri al fronte?»
Sbiancai.
«Oh, giusto...» sentii la sua voce terrificante, poi due uomini salirono sul carro e mi tirarono giù con forza.
«Lasciatemi!» mi dimenai per liberarmi dalla loro stretta, ma invano.
Una volta a terra mi lasciarono con uno spintone, e per poco non caddi.
Le mie gambe reggevano a malapena il peso del mio corpo, e non facevano altro che tremare, sicuramente mi tenevo in piedi solo grazie alla forza di volontà nel non fare una figuraccia davanti a tutti.
Sentii una forte pressione sul mio braccio, così mi girai e vidi lui, che per un attimo mi guardò dritta negli occhi con un'aria seria.
Mi strattonò appena, facendomi arrivare proprio spalla a spalla, non era poi così alto come mi aspettassi, era più basso degli altri uomini.
Mi guardai attorno con aria spaventata e persa, gli sguardi di tutte quelle persone mi trafiggevano e quell'imbarazzo rendeva ancora più difficile lo stare in piedi.
«Lei l'abbiamo trovata in fondo al fosso, stranamente ancora in vita.»
«E perché non l'hai lasciata lì?» interruppero alcuni degli uomini
«Semplice...» fissò tutta la folla freddo e sadico
«Perché se era ancora viva dopo una caduta del genere, un motivo dev'esserci...» spostò lo sguardo su di me, che al contrario cercavo in ogni modo di evitare il contatto visivo.
«Giusto, principessina?» mi sussurrò all'orecchio.
Ebbi un impulso istintivo di dargli un pugno, ma quando stavo per sfiorarlo alzò il mio braccio, tramite il quale mi teneva bloccata, fece un passo in dietro e mi fece sbilanciare, mandando il mio colpo a vuoto.
Una risata si levò dalla folla, ma scomparì subito in seguito ad un grido dolorante.
Con il  braccio alzato sentii un dolore lancinante sul fianco sinistro; nella confusione del dolore generale non me ne ero accorta, ma adesso sentivo che lì c'era qualcosa di grosso.
«L-le costole...» una frase mozzata dall'assenza di fiato uscì dalle mie labbra, quasi senza suono; reggersi in piedi era diventato impossibile, così  mi accasciai a terra sulle ginocchia, mentre lui mi teneva ancora il braccio.

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