Capitolo 24

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Daisy non aveva molto da fare dentro la camera. Aveva inviato un messaggio a Theo dicendogli che fino a quel momento era andato tutto liscio e che era in attesa di novità. Dopodiché passò le ore successive a pensare. Com'era suo padre dopo tutti quegli anni? Com'era cambiato il suo aspetto? E il suo carattere? L'avrebbe riconosciuta a prima vista? Le avrebbe creduto? L'avrebbe disconosciuta o l'avrebbe abbracciata? Si sarebbero messi a parlare dei tempi passati? Di come era stata la vita senza esserci l'uno per l'altra?

Momenti di impazienza si alternavano alla sola ed esclusiva voglia di tornarsene a casa. La paura di non piacere a suo padre le faceva solo venire voglia di fuggire da lì, ma la volontà di conoscere l'unico parente che aveva ancora in vita era troppa. Voleva conoscere Jasper anche per conoscere meglio se stessa, per capire chi era veramente.

Daisy iniziava a credere che si fossero dimenticati di lei, finché finalmente Alec bussò alla porta.

«Allora? Come... Cosa... Che devo fare?» si impappinò.

Alec chiuse la porta e vi si poggiò contro. «Per il momento nulla.»

«Come nulla?!»

«Non sono riuscito a parlare con Jasper, ha cominciato subito a valutare la nostra "indole".»

«Indole? Ma non dovrebbe insegnarvi a combattere?»

«Tuo padre è un po', come dire... particolare.»

Daisy lo guardò confusa.

«Senti, io non dovrei né giudicare, né tantomeno influenzare la tua opinione su di lui. Solo che...» si interruppe e si guardò i piedi.

«Alec, non avere paura di dirmi quello che pensi. Anche se mi dici che mio padre è un mostro, io vorrò incontrarlo lo stesso. E forse è meglio se so cosa aspettarmi, no?»

Lui la guardò e Daisy gli sorrise incoraggiante.

«Ho paura che non sia l'uomo che tu voglia che sia. Magnus mi ha raccontato dei tuoi ricordi e, sinceramente, faccio davvero fatica a credere che il Jasper nella tua mente e quello che è in questo Istituto siano la stessa persona.»

«Com'è?» gli domandò, sedendosi sul letto.

Alec abbandonò la porta su cui si era poggiato e andò a sedersi vicino a lei. «È freddo, cinico, egocentrico, autoritario. Sembra avere un cuore di ghiaccio, come se volesse proteggersi dal resto del mondo.»

«Forse l'aver perso mia madre l'ha fatto chiudere in se stesso. Magari, se sapesse di me, potrebbe tornare quello che era» disse lei.

«Lo spero, Daisy. Lo spero» le sorrise debolmente.

Alec sapeva cosa significasse avere genitori autoritari e poco espansivi, ma Jasper era ben peggiore di come era stata sua madre. In realtà, temeva che di Daisy non gli importasse più nulla, che l'avrebbe malamente allontanata e che ne avrebbe denunciato la presenza a Maryse. In quel caso, cosa ne sarebbe stato di tutti loro? Forse lui se la sarebbe cavata con una piccola punizione o, più probabilmente, avrebbe perso il ruolo di capo dell'Istituto che gli spettava. Ma Daisy? Le avrebbero cancellato la memoria, dopo tutto quello che aveva vissuto? Dopo quello che erano diventati loro due?

Daisy percepì i dubbi di Alec. «Vuoi riportarmi a casa?»

Il Cacciatore guardò la ragazza affianco a sé, poteva essere benissimo una Shadowhunter per com'era conciata. Ma era solo una farsa: non era una Cacciatrice e non era neanche una mondana. Aveva il diritto di essere lì e conoscere la sua storia, aveva il diritto di scoprire le sue origini, perché era a causa di esse che tutto era cominciato: la ferita del demone non l'aveva uccisa e la runa non l'aveva salvata.

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