CAPITOLO7

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Con il vento in faccia intravedo le prime luci dell'alba, portando con sé diversi suoni, insieme al risveglio del mondo circostante, si sentono le prime auto in corsa ognuno con mete e obbiettivi da poter raggiungere.

A casa, stanziono la mia Diavel nel parcheggio sotterraneo coprendola poi con un tendone dal colore opaco come i tre autoveicoli coperti.

A guardare bene la stanza di un grigio-celeste e piccoli punti gialli, non più ingiallito dal tempo, e privo dalla polvere che vi regnava confrontata ad adesso è migliorata parecchio.
Ho fatto proprio un ottimo lavoro a sistemarlo.
Al centro un mini frigo, con divano ad L, al lato diversi strumenti da meccanico messi sopra un grande bancone di marmo, più in là si nota una scala a chiocciola dalle maniche in ferro, sospese da diverse colonne in cedro, intagliate in composti di orchidee.

Chiuso il garage dall'interno salgo su quelle scale, di cui né camminavo ogni volta, per studiare le diverse macchine dei miei genitori, curiosa come ero e affascinata dalla sua composizione di pezzi che poi unite formavano un ammasso di ferro che al solo accendersi come in un ringhio mi catturava.

Salendo sfioro le maniche fredde della scala, fino ad arrivare a un piccolo corridoio per poi finire in una parete, con al centro, se guardato attentamente, un medio foro, a cui inserisco una chiave tolta dalla collana che ho al collo.

Aperta, tossendo per la troppa polvere, mi ritrovo in una stanza buia di 60 metriquadri bianca con colori schizzati quà e là. E come catapultata in un altro mondo vedo la me genuina e infantile colorare la stanza di adesso scarabocchiando nei muri. Ritornando al presente, vedo fogli in ogni angolo, insieme a una grande libreria ai lati dai toni grigi insieme a due poltrone, finendo con una grande scrivania coperta da un telo altrettanto grande come i due compiuter anche essi sotto della plastica ,dietro una vetrata chiusa.

All'epoca questo spazio comprendeva anche la mia camera, poi i miei genitori per la mia forte passione per il violino di cui stravaccavo le note producendo suoni striduli non sapendo fare il sol, e nel come combinavo la mia stanza al solo avere nelle mani qualsiasi tipo di colore, dalle matite agli acquarelli, sporcando persino i miei abiti dopo aver preso una sedia per arrivare all'armadio.

Loro fecero costruire questa stanza prendendo la meta della mia stanza, diventando la mia sala da svago, insonorizzata.
Per mia richiesta, li feci fare una porta verso il garage, collegata a questa che dall'altra parte alla mia camera, e che sembrassero pareti con una piccola fessura, per poi essere aperti da un solo chiave attaccato alla mia collana che soltanto spingerla si apre.
A quel tempo ero fissata da un cartone di spionaggio.

Man mano che crescevo trasformavo con me quella stanza, portando con me nuovi gusti scoperti come il piccante e generi di libri.
Era il mio angolo di paradiso.
Che alla morte dei mie lasciai; scoprendo anche di essere un piccolo genio del computer grazie a Mary.

Il ricordo di lei mi distrugge, quanto quello dei miei genitori, e di Stive suo marito ancora nascosti nella mia testa, il pizzicare degli occhi mi avverte dell'arrivo di lacrime, che fermo chiudendo le ciglia lunghe e nere.
Rilassatomi porto le dita a navigare sui titoli dei libri dai fantasy alle fiabe arrivando a quelle dei fratelli Grimm che con le loro avventure coinvolgevano il lettore.

Al centro della stanza più infondo al lato, apro un altra porta, simile a un muro, dopo aver chiuso quello con cui sono entrata ovviamente, arrivando nella mia camera per poi chiuderla con la chiave al petto.

Da quando avevo messo piede quì dentro dopo anni, non ero ancora entrata in quel posto facendolo oggi stesso.

Mi sdraio con la pancia in sù e provo a chiudere gli occhi, sobbalzo sentendo il rumore provocato dal mio stomaco per poi tranquillizzarmi e non avendo voglia di cucinare chiamo per la pizza.

"Pronto? Spedizione semplice e veloce!"mi chiede il ragazzo al telefono.

"Una Margherita calda, e coca Cola, preferibilmente fredda" chiudo riattaccandolo in faccia.

Mezz'ora dopo ho in mano la pizza e la bibita a cercare un canale decente per poi addormentarmi sul divano.

Sono le 4:00 p.m. mi faccio una doccia rilassante e mi preparo con pantaloncini e maglietta per poi infilarmi gli skinny, prese le chiavi, alzo le mani per poi salire sul taxi.
Gli porgo una carta da visite che prende, guidando verso il suo indirizzo.

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