Ci sono momenti nella vita che ti fanno rimpiangere di essere nata.
Di esistere.
Ecco, per me è uno di quei momenti.
In questo preciso istante vorrei essere 3 metri sotto terra.
Vorrei non dover pensare sempre.
Voglio spegnere la mia mente.
Voglio spegnere me stessa.
Voglio spegnere la mia vita.
Voglio mettere fine alla mia vita.
Voglio morire.
Lo so.
Non è un bel pensiero ma non posso farci niente.
Negli anni ho capito che la vita è uno schifo.
Ho capito che non serve a niente sperare che tutto va bene.
Perché niente andrà mai bene.
Ci illudono che prima o poi arriverà pure per noi un momento felice.
Ma quando?
E da quando sono nata che aspetto un po di felicità.
Io non so cosa significa la parola felicità.
Ma una cosa la so.
Non posso aspettare qualcosa che so non arriverà mai.
Molti mi chiedono come faccio a non essere felice.
Posso avere tutto quello che voglio.
Sono ricca, sono piena di vestiti, sono piena di scarpe e trucchi.
Insomma il paradiso, tutto quello che una ragazza può desiderare.
Ma loro, le persone, sono superficiali.
Pensano solo alle cose materiali.
Ma io cosa me ne faccio di tutte queste cose? Niente, non ne faccio niente.
Niente può sostituire l'amore che non ho avuto.
L'amore non può essere comprato.
L'amore si crea piano piano.
Avrei preferito essere povera, si ma almeno avrei avuto dei genitori presenti.
Avrei voluto vivere in una casa piccola dove ad ogni ora del giorno c'era solo amore.
Invece abito in una villa di due piani più un giardino con piscina.
Ma io non so a che serve avere una casa così grande quando è quasi sempre vuota, deserta.
Anche se ci sono i riscaldamenti questa casa resta sempre fredda.
Avrei preferito essere una ragazza comune, con una famiglia comune.
Con tutto quello che mi sta succedendo non mi sono resa conto che Isaac ha bisogno di me.
Penso solo a quando soffro io.
Non mi sono resa conto che sta vivendo un momento difficile.
I suoi genitori stanno divorziando.
Hanno capito che tra di loro non c'è più quell'amore che li univa, anche se resteranno per sempre legati.
Isaac non lo sa a vedere.
Ma so che sta soffrendo.
Sa che è la cosa giusta ma ci sta male lo stesso.
Erano una famiglia bellissima, meravigliosa.
Penso mentre mi dirigo verso casa loro.
Finalmente nella mia vita sento di star facendo la cosa giusta.
Sto andando da lui anche se abbiamo litigato e non lo vedo da giorni.
Se non mi farà entrare, non mi arrenderò.
Aspetterò davanti alla porta fin quando non uscirà di casa.Esito un attimo a suonare ma poi lo faccio.
Dopo 3 secondi si sente un rumore di passi e poi la porta aprirsi.
Mi sorprendo quando vedo lui, il fratello di Isaac.
Natan.
Isaac mi aveva detto che era partito per andare a trovare un amico e che stava li per un po."Piccola kin"dice appena di vede.
"Natan" dico appena il mio verde vuoto s'incontra con il suo blu profondo. Sono passati 4 mesi da quando l'ho visto e devo dire che non è cambiato per niente. Apparte i capelli che sono cresciuti rispetto a come li aveva prima."Non mi hai entrate?" Chiedo accenando un sorriso vedendolo li impalato a fisarmi-come se avesse visto un fantasma.
Si riprende e si sposta per farmi entrare.
Arrivo difronte alla porta della cucina e poi lui mi chiede.
"Sei venuta per Isaac?"
Annuisco.
"Immagino che è di sopra."dico.
Dopo averlo guardato un'altra volta mi giro per salire le scale che ho di fronte.
"Non sei cambiata per niente" dice. A qualcuno potrebbero sembrare delle semplici parole ma non è così. Si riferisce al fatto che non riesco a vivermi la vita, che vivo nel passato. Non capisce. Come può pretendere che mi viva la vita se non ci riesco? Pensa che per me c'è speranza ma può non sa e non deve sapere che il passato che rivivo continuamente sta ritornando per distruggermi, per far si che di me non resti più niente, solo cenere.
Non rispondo e comincio a salire le scale, appena arrivata alla fine delle scale lui parla di nuovo. Lo guardo.
"Non puoi continuare così" dice con tono duro mentre fa un sorriso nervoso.
"Non c'è la faccio a fare finta di niente e a vivermi la vita" rispondo.
Dopo mi giro e senza guardarmi più indietro vado dal mio amico.Arrivata alla porta penso che forse devo lasciarli un po di spazio per lui, per lui.
Forse questo è il momento giusto per iniziare ad allontanarmi da lui, infondo è da un po di giorni che devo vederlo.
È arrabbiato con me perché non gli ho parlato degl'incubi, infondo lo capisco.
So che lui starà meglio senza preoccuparsi di me.
Io gli voglio bene e credo che è meglio se ora provo ad aprire la porta che ho davanti.
Adesso lui ha bisogno di me, non voglio e non posso creargli altri problimi.
Esito ma poi metto la mano sulla maniglia della porta e provo ad aprire. Come immaginavo è chiusa quindi busso 2-3 volte poi esausta dico il suo nome.
"Isaac".
Vedendo che non accenna ne ad aprire ne a rispondermi scivolo sedendomi affianco alla porta della sua stanza.
So che non aprirà.
So anche che in questo momento sta soffrendo perché anche se lui sapeva che prima o poi sarebbe successo non lo accetta.
Non credo lo accetterà mai.
Da a vedere alla gente che sta bene, finge.
E ci riesce piuttosto bene ma non con me. Perché io dietro quello sguardo freddo vado un bambino che ha dovuto sopportare qualcosa di troppo brutto-il divorzio dei suoi è qualcosa che tutti noi sapevamo sarebbe successo. Perché anche io faccio pensare alla gente che sto bene, che niente può distruggermi.
Ma non è così, anche una cosa insignificante può distruggermi perché ormai sono arrivata alla fine e non so se questa volta riuscirò a riprendermi. Le uniche persone che riescono a tenermi in vita sono Isaac e Brook, senza di loro sarei un fantasma che cammina. E solo per loro che vado a scuola, che cerco di vivermi quel poco di vita che mi resta.
E solo per loro che lo faccio, non voglio fargli stare male per colpa mia. È l'ultima cosa che voglio.
Se non fosse per loro a quest'ora sarei rinchiusa in camera mia al buio con una bottiglia di alcool in mano.
Ad aspettare che tutto questo dolore passi. Non c'è la faccio più, sono arrivata al capolinea.
A volte mi chiedo se sto facendo la cosa giusta. Ci sono persone che a causa di problemi gravi non riescono a vivere la propria vita come vorebbero, eppure vanno avanti. Mi sento così stupida. Io non ho problemi fisici. Posso camminare, correre, posso fare quello che voglio. Eppure mi sento che non sto vivendo a pieno la mia vita. E come se non riuscissi ad andare avanti, mi sento bloccata da qualcosa che mi tiene lontana dal vivere davvero. E questo qualcosa è più forte di me. Certo, lo so che sopravvivo ma non è la stessa cosa di vivere. Tutto questo non è andare avanti. Gli anni, i mesi, le settimane, i giorni passano ma io resto li. Ferma nel mio passato che rivivo continuamente. È un pò come tornare indietro nel tempo.
Perché più fa male più rivedo quelle scene. Perché non basta la notte ma anche il giorno.E tutto questo Isaac non può nemmeno immaginarlo. Molte volte ho provato a parlagliene ma non so da dove cominciare. Non so come descrivere quelle emozioni forti, quegli incubi che non mi danno pace.
Isaac non ha mai capito, non capisce e non capirà mai. Ma non gliene faccio una colpa. Non è colpa sua perché neanche io ci capisco nulla. Non riconosco nemmeno più me stessa. Il dolore che provo ha ofuscato la mia mente. È come la nebbia che non ti fa vedere niente. La stessa cosa è il dolore.
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Destroyed
FanfictionKim Evans. Una ragazza. Un mistero. È fredda, acida e molte volte può sembrare senza cuore, ma non è così. La vogliono tutti ma non è di nessuno. È COMPLICATA ma anche BELLISSIMA. È particolare. È unica. Tanto che ti viene da chiedere se esiste da...