La vita a volte ti fa brutti scherzi. Quando pensi che finalmente tutto il male che hai passato se ne sia andato ecco che arriva di nuovo.
A distruggerti la vita, più forte e doloroso di prima.
Ed è così forte che non hai più le forze di combatterlo.
Ti abbatti perché ormai sai che è inutile. C'è la metti tutta ma sei sfinita.
Sei sfinita perché anche prima hai dovuto combatterlo. Perché anche prima hai dovuto trovare le forze per mandarlo via e ci sei anche riuscita. Ma adesso? Adesso come farai? Non riuscirai più ad aiutarti con le tue solo forze perché ti hanno abbandonata, ti hanno lasciata proprio nel momento del bisogno. Hai bisogno di qualcuno che al posto tuo mandi via quel passato tremento, dalla quale ancora non riesci a riprenderti del tutto. Sei ancora scossa ma sembra che questa vita non voglia darti pace. Sembra provare piacere nel vederti soffrire e forse è davvero così.
Ti chiedi come mai c'è l'ha così tanto con te. Te lo chiedi anche se sai che non riceverai una risposta. Ma nonostante tutto tu continui a farti domande sperando che un giorno riuscirai a ricevere una risposta, anche una. Anche una misera risposta."Kim, tranquilla è tutto passato, era solo un incubo." Isaac cerca di farmi tornare alla realtà ma lui dovrebbe saperlo che è inutile.
Non riesco più a distinguere il sogno dalla realtà.
Non riesco a distinguere il bene dal male.
E non riesco a distinguere il passato dal presente.
Non ci capisco più nulla.
Mi sento persa, smarrita.
Sono sempre sulla difensiva come se da un momento all'altro potesse spuntare Lui, così dal nulla.
Come se potesse spuntare un altro come Lui e farmi del male.
Rivedo Lui un pò da per tutto.
Lo rivedo a scuola in ogni ragazzo che mi capita davanti.
Lo rivedo quando cammino per strada persa nei miei pensieri.
Mi capita anche di rivederlo nella mia stanza a guardarmi dall'alto al basso con superiorità.
Lo rivedo mentre mi deride perché sono debole, perché sono poco intelligente.
Semplicemente perché non sono come Lui, perché non sono Lui."Era solo un incubo" già, lo ripeto fra me e me.
Cerco di convincermene anche io, solo che non ci riesco.
La mia mente si rifiuta categoricamente di accettarlo, io mi rifiuto.
Perché quello che adesso sembra un incubo presto diventerà realtà, ed è qualcosa che mi spaventa a morte.
Lo ammetto, finalmente, a me stessa.
Isaac mi accarezza il viso e mi obbliga a guardarlo.
"Guardami e respira. Qualsiasi cosa tu abbia sognato non è reale."Non è reale. Non è reale. Non è reale.
Non lo è, non è reale. E solo frutto della mia mente malata.
Provo a calmarmi.
Provo a riacquistare un poco di lucidità.
Ho di nuovo fatto un incubo.
L'ho sognato.
Ho sognato di essere in una stanza bianca-non ero legata, imbavagliata o cose del genere- ed era presente solo una porta.
Niente mobili.
Niente finestre.
Solo una misera porta.
C'ero io e c'era lui.
Era davanti a me e mi guardava.
Mi guardava ma era come se non mi vedesse.
Uno sguardo così vuoto ma allo stesso tempo così profondo.
All'improvviso ho sentito l'istinto di allontanarmi da lui.
Ho provato a scappare ma non potevo muovermi.
Ero bloccata da non so cosa.
Non c'era nulla a legarmi eppure non riuscivo a muovermi.
Era come se qualcosa più grande di me mi tenesse ancorata li, ferma senza via di scampo."Non puoi scappare, non più." Mi ha detto. "Non lo permetterò."ha aggiunto.
In quel momento ho sentito il mondo cadermi addosso.
Sembrava tutto così vero.
Lui era davanti a me, pronto a distruggermi una volta per tutte.
Ho sentito di nuovo quell'istinto, quello di scappare.
Ciò ho provato e ci sono riuscita a muovermi solo che appena mi sono mossa la porta è scomparsa.
È sparita.
Nel nulla.
Come se non fosse mai esistita.
E lui continuava a ripetere quelle parole all'infinito.
Questo sta a significare che è tornato e stavolta non mi lascerà andare."So che in questo momento ti risulta difficile credere che tutto questo non è reale" s'interrompe Isaac, fa un lungo sospiro e poi ricomincia. "Ma tu devi andare avanti, devi farlo per il tuo bene." Fosse facile.
Non capisce e non può capire, tutto questo mi rende confusa.
Che poi non posso dargli nessuna colpa.
Non ci capisco niente io figurati lui.
E poi non voglio che si preoccupi per me. So cavarmela da sola.
Non c'è bisogno che venga a sapere che è tornato.
Lui deve vivere, divertirsi e stare lontano da tutto ciò che di brutto riguarda la mia vita.Solo per ora riesco a mettere da parte questi pensieri e mi chiedo come mai mi sono addormentata e come mai sono nella stanza di Isaac.
Sembra leggermi nel pensiero perché me lo dice subito.
"Ieri sera ti sei addormentata a terra vicino alla mia porta.
Ti ho vista e ti ho portata qui.
Poi sono andato a dormire sul divano." Adesso ricordo.
Ero venuta qui per parlare con lui e poi siccome lui non ha aperto mi sono seduta vicino alla sua porta ad aspettare e mi sono addormentata.
Tutto chiaro insomma.
Ero venuta qui per chiarire e io mi sono addormentata!
Che stupida.
Adesso era pure presente durante uno dei miei incubi.
So che più tardi o prima del previsto si metterà ad urlare perché non gli ho detto degli incubi.
E litigheremo. Di nuovo.
Ma io non voglio.
Sono stanca.
Sembra che un treno mi sia passato addosso.
Mi sento a pezzi."Senti..." Isaac mi blocca.
"Ne parliamo dopo. Adesso scendiamo di sotto a fare colazione." Annuisco e poi insieme dopo essere usciti dalla sua stanza scendiamo le scale.
Nemmeno il tempo di scendere che già mi sento stringere forte da dalle sottili braccia.
"Kim. Tesoro. Da quando tempo! È un'eternità che non vieni più a casa nostra" Mi dice Katherine mentre continua a stringermi talmente forte che ho paura mi si possa rompere una costola.
Katherine è la mamma di Isaac e Natan.
Mi ha sempre amata come si ama una figlia.
Per me è come una mamma.
È sempre stata una donna vivace e allegra.
Anche adesso che sta per divorziare non perde il sorriso.
Il suo quasi ex marito si chiama Jack.
È una persona bravissima.
Anche lui mi tratta come una figlia.
E anche se stanno divorziando io li ritengo comunque la mia seconda famiglia.
"Mi dispiace non essere più venuta ma la scuola a volte occupa molto tempo." Le dico con il poco fiato che mi resta.
"Mamma rischi di ammazzarla così" interviene Natan ridendo.
Lei subito mi lascia subito come ogni volta che vengo a trovarla.
"Oh scusa cara. Non ne ne ero accorta. Allora, resti a fare colazione con noi?"Mi chiede.
Io in realtà dovrei andare a casa anche se non ne ho molta voglia.
"Io veramente non vorrei disturbare..."cerco di finire di parlare ma lei mi interrompe.
"Tranquilla. Nessun disturbo, tu sei la benvenuta."
Dopo aver annuito e sorriso alla mamma di Isaac mi ritrovo davanti la tavola apparecchiata per la colazione.
C'è di tutto.
E soprattutto con tutto questo cibo ci si può sfamare un reggimento.
Katherine ama cucinare.
Per questo ogni volta che si deve mangiare cucina per un centinaio di persone."Mamma ma quante cose hai cucinato? No perché siamo solo tre persone." Infondo Natan ha ragione.
"Stai zitto Natan. Non dire una parola perché siete tutti troppo magri" io trattengo una risata.
Ci sono abituata, succede sempre così.
Io bevo solo una tazza di caffè e poi mangio solo un biscotto dopo di ché chiedo se posso andare in bagno per poi andarmene.
"Non non hai mangiato niente. Sei sicura di voler andartene?" Mi chiede premurosa katherine.
Si preoccupa sempre per me ma è meglio se adesso torno a casa.
Oggi non ho proprio voglia di litigare con Isaac dopo quello che è successo anche perché io ero venuta per chiarire.
"Non ti preoccupare. Adesso devo andare" le dico per farla tranquillizzare.
"Beh allora il bagno sai dov'è. Ci vediamo presto." Mi sorride.
Poi si alza e mi da un bacio sulla fronte.Dopo aver salutato lei e i ragazzi salgo di sopra per andare in bagno.
Apro la porta e vado davanti allo specchio.
Il mio peggior nemico.
Lo odio.
Lo odio perché mi fa vedere il mostro che sono.
Lo odio perché mi mostra la realtà delle cose.
E odio me stessa per quello che ho fatto in passato.
Che stupida.
Sono un mostro.
Sono proprio come lui, tale a quale.
Infondo non c'è poi tanta differenza tra me e lui.
Come ogni volta che ci penso mi salgono i sensi di colpa.
I rimorsi.
Rimpiango tutto quello che sono."Non è colpa tua."Mi dice all'improvviso Isaac.
Mi giro verso di lui, non mi ero accorta di lui fino ad adesso.
"Sai benissimo che è colpa mia. Ho fatto una cosa orribile" dico bassissima voce, riesco a stento a sentirmi io stessa.
Ma lui ha sentito eccome."Eri solo nel posto sbagliato nel momento sbagliato. È solo colpa di..."
Lo interrompo.
"Non ti permettete. Non nominarlo, non dire mai più quel nome, il suo nome"gli dico brusca.
"Bene. Io non dirò il suo nome ma tu così non risolverai niente."dice.
"Io non voglio risolvere niente. Ma come te lo devo dire? Eh? Proprio non vuoi capire. A me non interessa proprio risolvere niente. Voglio solo vivere la mia vita in pace. Chiedo troppo?" Dopo verglielo detto lo guardo e poi lo supero con una spallata uscendo dal bagno.
Poi scendo le scale di scorsa rischiando di rompermi una gamba e dopodiché metto il giubbotto appeso al muro vicino la porta.
Dopo averlo messo la apro ed esco senza guardarmi più indietro.
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Destroyed
FanfictionKim Evans. Una ragazza. Un mistero. È fredda, acida e molte volte può sembrare senza cuore, ma non è così. La vogliono tutti ma non è di nessuno. È COMPLICATA ma anche BELLISSIMA. È particolare. È unica. Tanto che ti viene da chiedere se esiste da...