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Sento la pioggia battere sui vetri della macchina di mia madre che sta percorrendo una strada buia illuminata solo dai fari del veicolo. Io sono appoggiato al finestrino con gli auricolari nelle orecchie ignorando mia madre che parla in continuazione di me e di quanto fossi carino da piccolo. Sbuffo alzando il volume della musica così che io possa isolarmi da ogni suono che mi circonda. Amo la musica. È come una piccola scappatoia dal mondo vero. È un portale che ti permette di creare immagini nella tua testa che magari raffigurano come vorresti la tua vita. Non faccio in tempo a finire una canzone che la macchina si ferma davanti una palazzina alta tre piani. Vedo mia madre slacciarsi la cintura di sicurezza e aprire lo sportello. Sospiro e levo le cuffiette scendendo dalla macchina con il mio zaino in spalla.

"beh? Non trovi sia carino come posto?"

Disse mia madre con un sorriso in volto. Io mi limito ad annuire in risposta con il mio sguardo disinteressato. Come al solito. Mi avvio sotto la tettoia dell'entrata dell'edificio per pararmi dalla leggera pioggia e vedo mia madre prendere le valige e fare lo stesso. Appena mi raggiunge mi guarda arrabbiata.

"potresti almeno aiutarmi. No?"

"mh."

Rispondo in maniera seccata ignorandola. Stavo chiaramente pensando ad altro. Lei arrabbiata mi dà una botta sulla spalla il che attira la mia attenzione.

"Cazzo,Sofia!! Potresti almeno sforzarti di fare predicata ogni tanto! Non ti chiedo tanto ma solo di sorride!!"

Sofia. Quella...parola mi rimbomba in testa. Perchè mi chiamava così? quello non è il mio nome. Mi da fastidio se mi chiama con quel nome. Non le rispondo e prendo le chiave dalle sue mani per poi aprire il portone ed entrare nella struttura. Mi dirigo verso l'ascensore sentendo la donna imprecare alle mie spalle. Con una faccia annoiata e con delle grandi borse nere sotto agli occhi,la aspetto bloccando le porte dell'ascensore. Appena entra seleziona il piano dove si trova la nostra nuova casa ed è nell'attico. In ascensore cala un silenzio tombale. Probabilmente si aspetta che io chieda scusa ma non gliela darò vinta nemmeno questa volta. Appena arrivati usciamo dell'ascensore e mia madre apre la porta di una casa accogliente e di medie dimensioni. Esamino il posto osservandone ogni dettaglio fino a quando non localizzio la mia stanza. Subito mi dirigo verso quest'ultima gettando lo zaino a terra e chiudendo la porta alle mie spalle. Mi butto sul materasso privo di lenzuola ed osservo la camera vuota che contiene solo me e il letto. Non faccio in tempo a battere le ciglia che mia madre entra e inizia a parlarmi dell'essere più femminile ed educata. Io sbuffo ignorandola il che a fa alterare ancora di più. Si diresse verso di me e mi diede uno schiaffo. Ma la mia faccia non cambia. Rimango sempre lì fermo a fissare il vuoto. I miei occhi non sono più luminosi come lo erano una volta,la mia pelle non è più olivastra come qualche anno fa,e la mia femminilità...quella non ci è mai stata.

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