But I still want you

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Alzo lo sguardo. Sopra la mia testa c'è ancora quel cappio, che ogni giorno mi tenta di più. Ma non posso. Il mio castello di sabbia crollerebbe. Il mio castello deve rimanere intatto fino alla fine.

Apro gli occhi, a quanto pare mi ero addormentato nel grande giardino fiorito.
Cerco di alzarmi, ma le spine mi ostacolano. Fanno male, mi graffiano la pelle e alcune entrano in profondità, ma, imperterrito, mi alzo. Anche oggi, il mio castello di sabbia è ancora intero.

Passeggio tra i tanti fiori. Sono davvero belli. Sarebbe un giardino splendido se qualcuno potesse vederlo, ma qui intorno non ci sono altro che fiori. Nessuna casa, nessuna persona, niente di niente. Solo e soltanto fiori, per una distesa che appare infinita.

O almeno, questo fino ad oggi.
Vedo una dolce ragazza accovacciarsi per odorare uno dei tanti graziosi fiori del giardino, ha un grande sorriso stampato su quel viso dai lineamenti sottili e un vestitino celeste a renderla più elegante. Mi avvicino, e lei subito mi nota. I suoi occhi sono molto grandi, il suo viso appare come perfetto. Sembra una bambola di porcellana: di una bellezza infinita, ma fragile come poche.

Allungo la mano per aiutarla ad alzarsi, lei sorride timidamente e allunga a sua volta la mano, che afferro saldamente, ma con delicatezza, per paura che si possa rompere sotto al mio tocco.

«Come ti chiami?» le chiedo mentre cominciamo a camminare in quel giardino.
Con lei ho deciso di essere gentile. Se fossi me stesso, rischierei di romperla. È troppo fragile per il vero me.
Lei mi guarda sorridente, e fa un cenno di dissenso con la testa.
«E da dove vieni? Hai un posto dove stare?»
Mi ignora.
Continuiamo a camminare ancora e ancora.

Finché poi non apro gli occhi.
I ricordi di quella persona mi perseguitano, la sua dolcezza e il calore che trasmetteva erano incredibilmente puri, talmente tanto che non apparivano nemmeno sinceri. Solo io sapevo che lo erano veramente.

Senza nemmeno accorgermene, i ricordi mi inondarono e presero il sopravvento sul mio corpo. Dopo qualche minuto mi ritrovo nello stesso punto in cui l'ho vista la prima volta.
Riesco ancora ad intravedere le orme dei suoi piccoli piedi sulla terra, nonostante sia passato diverso tempo. Se mi impegno, riesco persino ancora a vederla, mentre annusa quel dolce fiore, ormai appassito.

Quel giorno, quel suo ultimo giorno, io ero uscito nel giardino con un grande sorriso. Appena però fui abbastanza lontano, mi tolsi la maschera, cadendo nuovamente in rovina. Lei non poteva sentirmi, dormiva ancora, e sarebbe stata comunque troppo lontana.
Se i primi giorni avevo paura che si rompesse, gli ultimi giorni capii che lei voleva soltanto il bene degli altri, che era già stata forte nel momento in cui doveva.
Quel giorno, mentre la mia mente e il mio cuore si prendevano gioco di me, io vidi un fiore. Era blu acceso, lo stesso colore del sul vestito.

Non persi tempo, e lo raccolsi. Quello era il segnale, capii che sarebbe stato il momento giusto per togliermi la maschera davanti a lei, davanti a quel fiore che tanto le somigliava.
Tornai a casa. Davanti alla porta, però, le mie mani tremavano. Di nuovo, il mio castello di sabbia era in procinto di cadere. Volevo darti quel fiore dopo essermi tolto la maschera, ma era impossibile. Non potevo mostrarti il vero me, non potevo darti me stesso.
Quando entrai, con il fiore dietro la schiena e la maschera perennemente sul viso, non eri più lì.

"And I still want you"

E ora sono qua, solo.
Una volta c'era qualcosa che teneva su il castello. Probabilmente la speranza nella futura assenza di solitudine.
Poi sei arrivata tu, a sorreggere il mio castello, a rinforzarlo.
Poi te ne sei andata tu, lasciando quest'ultimo debole, fragile, solo. Di nuovo.

"But I still want you"

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