Capitolo 2

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Capitolo 2- Il giullare della classe!

Già verso i tre anni ho cominciato a "dedicarmi" allo sport che ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Come l'80% dei ragazzini, mia madre mi iscrissi a un corso di nuoto. Non amo molto l'acqua alta, soprattutto quella del mare quando la profondità non mi permette di vedere cosa c'è sotto le mie chiappe. Sì, è una delle mie paura più grandi, pur essendo cresciuto in una città di mare.

Nello stesso periodo inizia la scuola materna. Piccola scuola con sezione unica. Ammetto che gestire un bambino vivace come me non era facile... Ero un bel rompipalle! Ed è strano che nessuna delle mie maestre sia mai stata ricoverata per esaurimento nervoso... Qui, tra guerre di pongo, bambini che mangiavano pezzi di Lego e "azzuffate" - una delle quali finì con un graffio in faccia a un mio compagno che venne difeso da una nonna isterica che mi minacciò con un bastone ortopedico - , conobbi una delle persone più importanti della mia vita: Valerio. Mio fratello, sì, mio fratello acquisito, più commercialmente chiamato "migliore amico".

Anche lui classe 1990, ma proprio il mio opposto: un bambino buono, calmo, educate... Anzi, più che un bambino sembrava una bambola di pezza. Occhioni verdi e bello in carne, non parlava mai. Nacque subito un'amicizia infinita con lui, non so nemmeno per quale motivo. Dopo otto ore di noiosissime attività varie, delle quali almeno un paio di riposo nel mio lettino personale posizionato nell'aula di ginnastica, tornavo a casa con il mio adorato papà. Non ricordo bene i pomeriggi dopo la scuola, le uniche cose che mi vengono in mente sono un'aranciata in un bicchiere di plastica arancione e le merendine ai cereali, un rito che ho portato avanti fino alla quinta elementare.

Se alle materne non successe niente di particolare, o almeno non me lo ricordo (dopotutto sono passati un sacco di anni!), alle elementari invece...

Fui iscritto alla Gianni Rodari, come lo scrittore. Qui iniziai a daee sfogo alla mia vivacità con maestre che non erano preparate a questo tipo di catastrofi. Passavo gran parte del mio tempo con la faccia davanti alla lavagna, non perché fossi cattivo, ma perché quando una donna isterica e MALVAGIA viene mandata a lavorare in una prima elementare e incontra un tipo come me, questo è il risultato. Non ricordo il nome di quella strega, ricordo soltanto i suoi capelli ispidi e color platino, il suo viso butterato dall'acne, quegli occhi scuri e quel suo malefico sorrisetto, "la strega di platino" insomma.

Come ho detto non ero un bimbo cattivo, anzi, ero il giullare della classe: facevo vocette e versi strani, mi lanciavo dalla sedia, ballavo, cantavo... Forse non sono cose da fare in classe durante una lezione di storia, ma ero pur sempre un bambino, no?

La "strega di platino" mi odiava a morte, ricordo che un giorno mi trovavo a cazzeggiare con lo spazzolino da denti nuovo, come ogni castoro del resto, lei viene lì lo prende e li butta nel cestino, a questo punto mia madre decise di cambiarmi sezione.

Mi spostarono nella sezione C e qui ritrovai Valerio. Una classe normale, con maestre apparentemente normali.

Apparentemente, appunto.

Ovviamente il mio carattere si manifestò subito e iniziai a farmi conoscere dalle maestre, interrompevo la lezione imitando i versi delle automobili che passavano nella strada accanto alla scuola. Come fa un'automobile?

Tipo "Mmmmmuaaaaoooh!"...

"Buongiorno maestra Elsa!". Ahhh, un nome che non dimenticheró mai, una piccola donnina dolce come un orsacchiotto di peluche pieno di veleno! Questa donna era riuscita a farsi odiare da chiunque, anche lei malefica, severa e antipatica. L'unica però che veramente è riuscita a insegnarmi le materie delle quali si occupava, bisogna ammetterlo. Elsa è stata affiancata da diverse maestre, ho avuto la fortuna/sfortuna di cambiarne molte, fino ad arrivare a lei, la lottatrice di sumo pesi massimi: Annamaria.

Insegnante di matematica e scienze, così almeno c'era scritto sul suo diploma magistrale, era una persona "impossibile" e assolutamente incapace di insegnare alcunché.

Fumava sigarette nel corridoio, proprio sotto al cartello "vietato fumare", urlava come una scimmia e ahimè, mi odiava a morte a tal punto da prendermi per le orecchie e gridarmi in faccia sputacchiandomi la sua saliva al gusto di Marlboro rosse e svergognandomi di fronte a tutti i miei compagni, compresa la sola del cui giudizio mi importava, l'amore della mia vita, Giulia. L'amore non ha età, quando esplode esplode, e a me era esploso di brutto.

Una bambina minuta, più grande di me di un mese preciso, della quale ero follemente innamorato, così come il 90% dei maschi della mia classe.

Ci siamo presi e mollati almeno 149 volte.

L'amore a quell'età è stupendo, non è come oggi con i cellulari, Facebook... No! Prima l'amore veniva dichiarato con i famosi bigliettini di carta sui quale scrivevi: "Ti va di metterti con me?". E sotto lasciavi l'opzione "SÌ" o "NO" incorniciata dentro un riquadro sul quale lei doveva mettere una semplice X.

Ricordo l'ansia dell'attesa: una sofferenza partorire a sette anni!

Che poi, quando metteva la X sul sì, non ci cagavamo di pezza uguale, era soltanto un gioco di sguardi e darsi la manina per andare a pranzo nella fantastica mensa scolastica dove ti servivano cibo di plastica.

Otto lunghe ore di scuola, cinque giorni su sette, tra urla e note in condotta. A sette-otto anni un bambino dovrebbe essere sereno e tranquillo, io non lo ero. Fortunatamente uscito da quell'inferno, andavo a sfogarmi praticando un nuovo sport che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella mia vita di bambino: la ginnastica artistica, nella quale ero anche abbastanza bravo e portato, così bravo e portato che un bel giorno... Ero al cimitero con mia mamma e mia nonna Alveria (le donne della mia vita) a salutare i miei nonnini. Immaginatevi la scena: mia mamma, tutta intenta a innaffiare le piantine sulla tomba, viene "delicatamente" chiamata da nonna: "Tiziààà, corri, vieni qui!". Nella pace del cimitero mia madre le si avvicinò e guardò in su: io ero lì a 7-8 metri di altezza, dopo aver agilmente "scalato" un tempietto a mani nude. Per fortuna mia madre è semore stata una donna dal sangue freddo, a parte quando è in macchina con me e guido io. Mi disse con calma di scendere e io lo feci buono buono e senza spiaccicarmi sul marmo.

A ginnastica artistica ero ovviamente quello che faceva più casino, adoravo lanciarmi nella vasca con la gommapiuma: ho sempre desiderato averne uno dentro casa, sì, uno di qui cubi stramorbidi popolati da civilà di acari!

Finalmente a otto anni iniziai a dormire e a mangiare come un bambino "normale". Mia madre dice sempre: "Se non sono morta quando tu eri piccolo, non morirò più". Rido troppo. Santa Tiziana!! Quindi, potevo tranquillamente dedicarmi a una della mie passioni più grandi, recitare e cantare di fronte al mio "pubblico", che in quegli anni era formato da mamma, papà, Gabriel e la mia fidanzatina.

Avevo un letto a castello (ovviamente dormivo sopra), che adibivo a "piccionaia" da teatro e io ero sul palco con un fantastico armadio bianco sullo sfondo.

Adoravo mettere i scena parodie e ricreare spot pubblicitari. Forse fu allora che io e la mia famiglia capimmo che quella era la mia strada.

SPAZO AUTRICE

ciao ragazze:3

scusate il ritardo, ho avuto molto da fare in questi mesi:/

cercherò i pubblicare più spesso, buona lettura!

Un ennesimo stupidissimo libro-Leonardo DecarliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora