Cigarette and Memories

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Soffriamo di ricordi, osserva Freud, ricordi

dimenticati, che non ci dimenticano.

(Ángel de Frutos Salvador)


I ricordi di tempi trascorsi apparivano come insolite gocce di pioggia in un giorno di sole: fuori luogo e inaspettate.

Potevano presentarsi in un sabato sera, mentre si versava l'ennesimo bicchiere di vino, unica compagnia di quelle notti, fingendo anche a sé stesso di non essere altro che sollevato dall'assenza del suo partner.

Alle volte succedeva al mattino e senza alcuna ragione apparente, con la vaga sensazione di bende spesse sotto le dita che portava memorie di commenti irritanti che non era mai stato in grado di ignorare.



Si chiese se Dazai lo avesse abbandonato in un martedì notte, fumando una sigaretta nel balcone del suo appartamento.

Dazai è sempre stato un soggetto particolare. Quel tipo di persona che riesce a manovrarti a suo piacimento, muovendo il tuo corpo con i fili invisibili delle sue parole e, inerme, non puoi far altro che diventare una sua marionetta.

Chuuya lo aveva sempre odiato per questo, per i suoi commenti inopportuni e sfacciati, quelle battute sottili che lo innervosivano come solo poche cose riuscivano a fare e per averlo fatto sentire una semplice pedina di un disegno perfetto che solo Dazai conosceva.

Una marionetta. Così lo aveva reso quel suo silenzio, quella sua ingiustificata assenza: un oggetto da manovrare a proprio piacimento.



Aveva stappato un buon vino, la notte in cui Dazai se ne era andato. Aveva urlato qualche insulto vago e poco sensato fingendo a se stesso di essere solo che felice.

Aveva lavorato di più, tenendosi impegnato costantemente, come se fare le missioni completamente solo non lo disturbasse, non sentisse la mancanza di qualcosa.

Ed era anche stato bravo, all'inizio, a reggere quell'impassibile maschera d'indifferenza.




Si chiese se Dazai fosse morto in una notte d'inverno, fredda e senza stelle.

Si strinse nel cappotto elegante e abbassò il cappello sul viso, impedendo alla sue debolezze di mostrarsi a quella cupa volta.

Il fumo volteggiava in soffici ricami astratti, affascinanti sotto la luce arancio del lampione. Chuuya lo osservava in un silenzio quasi innaturale, seduto sui gradini all'ingresso.

Sembrava quasi non respirasse nemmeno, tanta era l'assenza di suoni.

La cenere cadde placida dalla sigaretta, depositandosi nel marmo bianco, ma Chuuya sembrava non essersene accorto, perso in chi sa quali pensieri. Aveva dimenticato anche di doverla fumare, quella sigaretta.

Assorbiva solo l'odore che disperdevano nell'aria, un odore così familiare ma così lontano. Si perdeva nelle immagini distorte dal grigio fumo e tutto appariva più confuso.



"Chuuya."

Rivide Dazai all'ingresso del suo appartamento, dopo mesi di assenza senza una parola, senza un vero addio.

Cigarette - Bungou Stray DogsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora