Mary Sue & Gary Stu

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Spiluccando nel magico mondo di internet, ho scoperto che esistono un sacco di test per stabilire se il proprio personaggio è una Mary Sue o meno.

Terrorizzata dal possibile risultato (e pure pigra, visto che molti sono in inglese e la mia voglia di tradurre tutti i vocaboli che non conoscevo era circa prossima allo zero assoluto), ho deciso di non provare a vedere se la mia protagonista femminile fosse o meno una simpatica esponente della schiera di queste amene figure; in compenso, mi sono messa a scribacchiare questo articolo, cercando di mettere assieme un po' di consigli e di buon senso.

Prima di tutto, bisogna definire cos'è esattamente una Mary Sue

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Prima di tutto, bisogna definire cos'è esattamente una Mary Sue. Wikipedia, in questo caso, mi dà una mano indicandola come:

"... un personaggio immaginario, in genere femminile (per i personaggi maschili solitamente si adopera Gary Stu o Marty Stu), che si attiene alla maggior parte dei cliché letterari più comuni, ritratto con una idealizzazione eccessiva, privo di difetti considerevoli e soprattutto che ha funzione di realizzare e autocompiacere i desideri dell'autore."

Chiaro, no?

La cosa divertente è che in gran parte dei casi l'autore stesso, nonostante sappia perfettamente cos'è una Mary Sue, ne crea una.

In genere, sono abbastanza semplici da riconoscere in quanto sono dei personaggi praticamente perfetti: per esempio, sono le teenager bellissime, che non finiscono mai nei guai, che sono circondate da amici e che vanno bene a scuola, nonostante si nascondano dietro frasi fatte come "Ma io ho una vita assolutamente terribile!1!1", seguita da tentativi di sgualcire un minimo quest'aria di Mary Suaggine; ma sono anche le eroine inconsapevoli capaci di diventare maestre del combattimento nell'arco di poche ore, o le OC inserite in qualche fanfiction con poteri incredibili.

Il grosso problema, quindi, sta nel fatto che risultano piatte, noiose, prive di qualche guizzo interessante, nonché irrealistiche. Anche il corrispettivo maschile assume gli stessi attributi, anche se, a onor del vero, trovo esistano molte più Mary Sue che Gary Stu, più che altro perché si ha a che fare soprattutto con autrici.

A questo punto, qualcuno potrebbe creare involontariamente un collegamento tra Mary Sue e Hope. In un primo momento, mentre si decideva che articoli inserire in questo numero, per far capire alle altre cosa intendevo avevo usato l'associazione Mary Sue = Hope, ma, ripensandoci più attentamente, mi sono resa conto che non è del tutto corretta.

Hope è tendenzialmente un personaggio negativo, portatrice del cromosoma che produce maschilismo, autolesionista per moda e bipolare perché fa figo. Non è perfetta, anzi: è un crogiuolo di pasticci e false credenze, tutti mischiati e sballottolati tra loro per creare un personaggio che, certo, rispecchia gran parte dei cliché letterari (bellissima, amatissima dalla controparte maschile, con una famiglia ricchissima e cose simile), ma che ha anche in potenza un sacco di spunti che la renderebbero molto reale e, forse, pure piacevole. Peccato che rimangono appunto in potenza, senza diventare atto.

Mary Sue, invece, è piatta. Non c'è nulla oltre la perfezione: nessun conflitto, nessun aspetto interessante, nessuna passione particolare o cose simili, tanto che, alla lunga, risulta noiosa, difficile da digerire. È uno di quei personaggi che stufano.

Però è vero che entrambe sono tendenzialmente una proiezione di quello che l'autore vorrebbe essere. Alla fine, Hope arriva a coronare il suo "sogno d'amore" con la star di turno, mentre Mary Sue è perfetta, non ha alcun problema, e spesso ha anche successo nelle relazioni amorose. Cadere in un tranello simile, soprattutto quando si è alle prime armi, è abbastanza normale: è bello e fa piacere creare un mondo in cui va tutto come vogliamo che vada, in cui ci sentiamo apprezzati e a posto con noi stessi; andando avanti a scrivere e a lavorare sui propri racconti, però, ci si rende conto che questa finzione è irrealistica, noiosa, certe volte anche sbagliata.

Si impara, quindi, a creare qualcosa di più vivo e interessante, staccandosi quasi del tutto dalla cara Mary Sue.

Si impara, quindi, a creare qualcosa di più vivo e interessante, staccandosi quasi del tutto dalla cara Mary Sue

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Tornando invece a parlare di Gary Stu, inizialmente l'associazione è stata fatta con il povero Harry Styles. Anche qui, in un primo momento, mi sono trovata d'accordo (il bello bellissimo, ricchissimo e amatissimo), ma anche in questo caso è un collegamento un po' troppo largo.

Prima di tutto perché, in gran parte delle fanfiction, Harry è un personaggio totalmente negativo, di cui non si salva niente (soprattutto perché si cerca di trovare una qualche giustificazione a tutto quello che fa, quando non ce ne dovrebbero proprio essere). Poi, anche perché, parlando molto apertamente, è proiezione dei desideri sessuali delle autrici.

E Gary Stu, grazie al cielo, non lo è.

Lui, forse, è più associabile all'amico che sta sempre di contorno, quello che verrà friendzonato malissimo e servirà solo a creare una qualche sorta di tensione, ma che è sempre descritto come il ragazzo che tutte vorrebbero, buono e gentile. Chiaramente, il fatto che prenda sempre un due di picche lo allontana un minimo dalla figura del Gary Stu.

Per concludere, come si evita di creare una Mary Sue?

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Per concludere, come si evita di creare una Mary Sue?

È una domanda a cui, sinceramente, non so bene come rispondere.

Da una parte, se si ripensa alla definizione dovrebbe essere semplice riuscire a togliere ogni qualsiasi aspetto capace di associare al proprio personaggio una Mary Sue, eppure trovo sia difficile riuscirci totalmente. Spesso rimane una vaga patina che la ricorda, dovuta magari al fatto che, ehi!, il personaggio è nostro ed è un peccato essere troppo cattivi.

*Molti appartenenti al club dei sadici che amano far soffrire i propri personaggi potrebbero non essere d'accordo con l'ultima affermazione fatta*

Insomma, forse, alla fine, conviene proprio mettersi a rispondere alle domande dei test, no? 

RebyBnn

Numero 6 - Maggio 2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora