Mommi

9 1 0
                                    







Mi fanno vedere un filmino di un natale di tanti anni fa, tu ci sei e già questo è atipico, mi guardi, mi sorridi e mi abbracci fortissimo quando ti dico (mangiandomi le esse e le erre) che quel regalo per te l'ho scelto proprio io. Ti brillano gli occhi quando mi guardi e alcune tue movenze di donna rispecchiano quelle della me bambina, quindi è esistito un periodo in cui io cercavo la tua approvazione e tentavo di assomigliarti, perfino. La me ventenne aveva rimosso questo ricordo, questo natale, ora che lo so fa più male, ci credi?

Ho avuto un breve scorcio di mia madre, per un attimo ho visto la mia vita se tu ne avessi fatto parte, fa più male perchè ora so come avrebbe potuto essere.

Per quanto sei stata mia?

Incredibilmente, il video subito dopo questo fa vedere il mio compleanno, appena cinque mesi dopo, tu eri già partita e io a sei anni davo consigli di vita all'uomo che ho amato per entrambe.
E' questo il tempo in cui mi hai amato?
Cinque mesi?

Ti rivedo adesso, che piangi perchè non ti abbraccio, perchè non ti bacio, perchè non ti guardo, piangi perchè giuri di amarmi e perchè io sono una stronza senza cuore, piangi perchè tu rivuoi una figlia ma io non so come farla, perchè sono sempre stata io a prendermi cura di te.

Accarezzerei la me bambina, le direi di stare tranquilla, che ce la caveremo anche senza di te.
Le direi che va bene così, che non è colpa di nessuno, che la vita a volte si mette in testa di addomesticarti fin da subito e che va bene restare in silenzio, che non c'è da vergognarsi ad essere una bambina silenziona che non si fida a lasciarsi toccare.

Che male c'è a non lasciarsi avvicinare? Che male c'è ad essere una bambina che ride poco e ascolta tanto, troppo.
Come quando a nove anni sono rimasta ad ascoltare in silenzio dietro una porta quello che non dovevo. Come quando mi sono fatta carico del dolore della verità in silenzio, sempre in silenzio, non sia mai che possa recare danno a qualcuno.

Di cosa posso dichiararti colpevole, mamma?
Di non avermi amato? mentirei, perchè l'hai fatto, in modo folle e sconsiderato, ma l'hai fatto.
ORA ti credo.

Ti devo i miei silenzi, ti devo le mie insicurezze, ti devo la paura del rifiuto (Dio! quante volte non ho aperto bocca o alzato dito per paura di essere rifiutata), ti devo il terrore dell'abbandono, che in fondo non si sa mai se le persone spariranno all'improvviso perchè non vali il loro tempo.
Ti devo la frenesia che mi porta a mollare tutto, se qualcuno mi fa sentire respinta.
Ti devo la rabbia che mi consuma, a volte, quando mi sento braccata.
Ti devo un papà stupendo, almeno lui l'hai scelto bene.
Ti devo il timore nel lasciarmi accarezzare, che le carezza sui graffi si sentono di più. *
Ti devo questo mio amore turbolento, mai calmo, mai fiducioso, mai sereno.
Ti devo la brutalità nei sentimenti, ti devo questo carattere chiuso e glaciale.
Ti devo la vita, ironia della sorte.

Chi mi incontra, mamma, ti deve il timore nel dovermi avvicinare, che lo vedo che mi si tratta come si tratterebbe una bestia inferocita.
Non ferita, feroce.
Che sia sempre chiaro.








*  note: sono quasi certa di aver letto questa frase LE CAREZZE SUI GRAFFI SI SENTONO DI PIU' da qualche parte, non ricordo dove, ma ritengo corretto specificarlo, chiunque l'abbia scritta mi ha regalato le parole adatte, grazie.

The Scorpion's stingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora