WAKANDA

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"C'è stata una grande battaglia."
Quando lascia la navicella e inizia a camminare sul suolo wakandiano è questo il primo pensiero che gli attraversa la mente. Erba bruciata, solchi sul terreno che ricordano delle trincee e cadaveri alieni sparsi un po' ovunque.
«L'esercito di Thanos.» afferma Nebula, ora chinata su uno dei corpi immobili.
«Non era numeroso.» riflette Tony ad alta voce. «Saranno diventati cenere anche loro?» aggiunge alzando un sopracciglio.
«Proprio così, ma abbiamo anche bruciato buona parte dei cadaveri.»
Entrambi si voltano verso la donna che ha appena parlato. A giudicare dall'uniforme, di un arancione acceso, si tratta di un soldato, una guardia reale probabilmente. Ha un aspetto fiero, anche se lo sguardo tradisce una certa malinconia. Anche lei deve aver perso qualcuno...
«Sono-»
«Stark. So bene chi sei, ti stavamo aspettando. Io sono Okoye. Potete venire con me, prego.»
Tony si scambia uno sguardo con Nebula poi, lentamente, si decide a seguire la guerriera. Non lo ammette neanche a se stesso, cerca di non pensarci affatto, ma ha paura di quello che troverà. Sa che Pepper e Rhodey sono vivi, ma non sa chi altro è sopravvissuto al gesto di Thanos. In qualsiasi caso, sarà dura affrontare quello che lo aspetta. Da una parte non vede l'ora di riabbracciare chi è rimasto, ma dall'altra non vorrebbe mai scoprire chi invece non ce l'ha fatta. Nonostante i dissapori passati, era ed è legato ad ognuno di loro, gli Avengers erano come una famiglia per lui. Hanno sprecato tanto tempo a scontrarsi, ignorarsi, evitarsi e per cosa? Si sono persi e questo è il risultato.
«Lui è stato qui?» chiede aumentando il passo così da poter raggiungere Okoye.
«Thanos? È apparso dopo averci sguinzagliato addosso un esercito alieno.»
«E cos'è successo poi?»
La donna si arresta di colpo, mancano ormai pochi metri all'entrata di una struttura che ha tutta l'aria di essere un enorme palazzo. A differenza dell'ambiente circostante, è immacolato e non riporta alcun segno della battaglia.
«Ha schioccato le dita.» afferma lei con lo sguardo basso e le mani serrate a pugno.
«Tony!»
Quest'ultimo alza lo sguardo e finalmente la vede. Quasi non crede ai suoi occhi mentre le corre incontro per eliminare la distanza che li separa. Sale qualche gradino prima di ritrovarsi Pepper tra le braccia. La stringe come se fosse l'ultima volta che può farlo, come se volesse fondere il proprio corpo con quello di lei e diventare una cosa sola. Il suo profumo lo riporta indietro nel tempo a ricordi felici, lo fa sentire a casa. Il suo cuore ricomincia a battere, a sentirsi vivo.
«Sei qui.» sussurra Pepper sul suo collo.
«Sono qui.»
«Hai trovato il mio biglietto.»
Sciolgono l'abbraccio per potersi guardare negli occhi. Bastano pochi istanti a Tony per perdersi completamente negli zaffiri di Pepper, il suo sguardo è così luminoso. Le prende il viso tra le mani e sorride debolmente.
«Mi dispiace...» confessa con voce spezzata. «Non immagini quanto.»
«Cos'è successo lassù?»
Le immagini tornano prepotentemente nella sua testa, lo travolgono come un'onda anomala e lo spingono sott'acqua, lo fanno rotolare in profondità, gli rubano il respiro. Vorrebbe scacciare i ricordi, ma non ci riesce, non finché un'altra voce lo riporta alla realtà.
«Non vorrei interrompere questo momento, ma dobbiamo rientrare. Non è molto sicuro qui fuori.»
Tony solleva lo sguardo e annuisce alla guerriera, la quale gli fa segno di seguirla. Afferra la mano di Pepper e intreccia le dita alle sue, sussurrandole che avranno tempo per parlare, anche se confessare quanto successo è l'ultima cosa che vorrebbe fare. Mentre i metri che lo separano dagli altri diminuiscono lentamente, Tony si domanda cosa dirà al resto del gruppo. Come può giustificarsi? Come può dire a tutti loro che ha fallito?
«Perché mi guardano tutti?» bisbiglia agitato verso Pepper.
«Le visite sono rare in questi giorni.»
Guerrieri e civili, feriti e non, tengono gli occhi puntati su di lui, non lo lasciano neanche un secondo. È al centro dell'attenzione e questo lo fa sentire  leggermente a disagio, forse per la prima volta nella sua vita. Sente anche di avere sulle spalle un grande peso, una grandissima responsabilità. Non vuole deludere nessuno, mai più.
«Loro sono qui.» dice Okoye, ora immobile davanti ad una porta scorrevole.
Sta per andarsene, ma Tony la ferma.
«T'Challa?»
Non lo vede da almeno due anni, non ha più avuto sue notizie dopo lo scontro con Steve. La donna cambia subito espressione, sul suo volto ora c'è l'ombra di un grande dolore. Per la prima volta abbassa involontariamente lo sguardo e Tony non ha bisogno di sapere altro. T'Challa non ce l'ha fatta.
Allunga la mano e l'appoggia sulla spalla di Okoye esercitando una leggera pressione, come a volerle trasmettere un po' di forza. La donna sorride debolmente, per poi dargli le spalle e scomparire dietro l'angolo alla fine del corridoio. Rimasto solo con Pepper e Nebula, trae un profondo respiro e apre la porta. È arrivato il momento.
Entra, seguito dalle due donne, e si ritrova in una sorta di soggiorno, simile a quello che aveva la Avengers Tower. I suoi occhi ora vagano per la stanza, finché non si posano su diverse figure, sui suoi vecchi amici.
Rhodey, Bruce, Natasha, Thor...
Quest'ultimo è il primo ad andargli incontro. È così diverso dall'ultima volta che l'ha visto. Ha i capelli corti, gli occhi di due colori diversi, ma ha sempre l'aspetto di un Dio.
«Stark.» afferma prima di avvolgerlo in un abbraccio che per poco non gli toglie il respiro. «Sono contento che tu sia qui.»
«Anche io di rivederti, Point Break. Ne è passato di tempo.» risponde sorridendo.
«Abbiamo molto di cui parlare.»
Natasha appare al loro fianco.
Anche lei è cambiata, la chioma rossa che l'ha sempre contraddistinta ha lasciato spazio ad un biondo platino. Non la vede da un bel pezzo, ma sapeva che era con il Capitano. Nonostante fossero ricercati per non aver firmato gli accordi di Sokovia, Steve e la squadra non hanno mai smesso di contrastare il crimine e hanno agito nell'ombra per tanto tempo. Non ce l'ha con lei per aver scelto il Capitano, non più, quella ormai è acqua passata. Nessun rancore nei loro sguardi.
«Scelta azzardata, ma ti donano.» risponde indicando i capelli della Vedova Nera, cercando di alleggerire l'atmosfera.
Sposta poi l'attenzione su Bruce, il quale gli riserva un sorriso velato da una certa tristezza. Non serve dire nulla, con uno sguardo si sono detti tutto. È sempre stato così tra loro due, si capiscono senza troppi giri di parole.
«Non sono mai stato tanto felice di vederti.» Rhodey si avvicina e lo abbraccia calorosamente, abbraccio che Tony ricambia con altrettanto affetto.
Si conoscono da così tanto tempo, hanno condiviso moltissimo insieme e la consapevolezza di avere a fianco una delle persone a lui più care gli da una forza inspiegabile, ma un pensiero velenoso si insinua presto nella sua testa e lo strappa alla momentanea tranquillità. Scioglie l'abbraccio, l'espressione seria.
«Gli altri?» domanda, la voce incrinata.
I compagni scuotono la testa, ciò gli basta. Ci sono solo loro, nessun altro.
Si prende il viso tra le mani e si copre gli occhi, ora velati da lacrime amare. Li ha persi e non ha avuto modo di confessargli quanto fosse dispiaciuto per quanto successo. Per due anni ha avuto l'opportunità di chiamare Steve, ma non l'ha fatto. Un po' per rabbia, orgoglio, un po' perché temeva di non ricevere alcuna risposta. E ora certamente non l'avrà.
«Tony...»
Una mano sulla spalla, la voce dolce di Pepper lo strappa ai pensieri. Solleva la testa e si volta verso di lei, ora stranamente sorridente.
«C'è ancora una persona che sarà contenta di vederti. Non farla aspettare.»

****

"Percorri il corridoio fino alla fine e svolta alla tua sinistra, poi prendi la seconda a destra. Ti troverai davanti a delle scale, sali ogni rampa fino all'attico. È li che passa la maggior parte del tempo."

Grazie alle indicazioni di Natasha, riesce ad orientarsi perfettamente nel palazzo e, mentre i metri che lo separano da questa persona diminuiscono, al contrario i battiti del suo cuore aumentano a dismisura. Può fingere con gli altri, ma ha smesso di farlo con se stesso. La verità è che vorrebbe trovare Steve alla fine di questo percorso, vorrebbe incontrare lo sguardo del Capitano, nonostante tutto quello che è successo in passato. È stanco di provare rabbia e delusione, stanco di dar retta all'orgoglio. Per ben due anni ha conservato il cellulare che Steve gli aveva fatto recapitare e tante volte si è ritrovato a fissare quel numero. Ma non ha mai premuto quel tasto, non hai mai fatto partire quella chiamata. Era arrabbiato, perché Steve sapeva cosa fosse successo ai suoi genitori, sapeva quanto avesse sofferto la loro perdita ma, senza troppi ripensamenti, ha deciso di tenergli nascosta la verità per proteggere Bucky. Ricorda ancora quanto si sia sentito tradito quel giorno e i giorni seguenti e Tony sa che questa ferita non guarirà mai del tutto, eppure ora, dopo tanto tempo, dopo la rabbia, la delusione, dopo Thanos...se non dovesse esserci Steve ad aspettarlo, sa per certo che si pentirà ogni giorno di non averlo chiamato.
I pensieri lo abbandonano appena si ritrova davanti alla porta che, presumibilmente, porta all'attico. È socchiusa, una luce tenue entra all'interno illuminando le scale avvolte nell'ombra. Con mano tremante, spinge la porta e viene investito dal calore del sole che sta tramontando all'orizzonte. Il paesaggio del Wakanda, le distese di prato, alberi e acqua sono mozzafiato, ma il suo respiro si blocca per altro. Una figura di spalle è seduta sul bordo. Ha i capelli più lunghi rispetto all'ultima volta che si sono incontrati e anche la divisa è diversa, ma è lui. Lo riconosce subito.
Lentamente si avvicina, le gambe gli tremano, ma non si ferma finché non manca solo che un misero metro da lui. Vorrebbe dire qualcosa, peccato che la voce gli muoia in gola. Il Capitano, come spinto da un sesto senso, si volta verso di lui e, non appena i loro sguardi si incontrano, tutto ciò che li circonda sembra sparire nel nulla. Steve si alza e fa un passo verso di lui, senza dire niente. Si studiano per momenti che sembrano infiniti e Tony, guardandolo negli occhi dopo tanto tempo, vi legge comunque tutto quello che non sono riusciti a dirsi negli ultimi due anni.
«Pepper aveva ragione. Ce l'hai fatta.» esordisce Steve sorridendo debolmente.
«Anche tu.» risponde, il cuore in gola.
Entrambi annuiscono, è chiaro che siano contenti di vedersi, eppure l'imbarazzo la sta facendo da padrone. Vorrebbero dirsi tante cose, ma non sanno assolutamente come e da dove partire. È difficile.
«Io-»
Le sue parole vengono interrotte da un gesto che lo lascia completamente spiazzato. In un battito di ciglia, Steve elimina la distanza che li separa e lo abbraccia. Tony rimane immobile, con le braccia lungo i fianchi.
«Mi dispiace Tony. Per tutto.»
Si morde il labbro inferiore, sperando così di impedire alle lacrime di sopraffarlo ancora una volta, ma è inutile. L'emozione ha la meglio e senza pensarci due volta ricambia l'abbraccio, stringendo l'amico a sé.
«Dispiace anche a me.»
Piangono per il male che si sono fatti a vicenda, piangono per le persone che hanno perso e per quello che Thanos ha fatto non solo a loro, non solo alla Terra, ma a tutto l'universo. Piangono perché sanno di aver toccato il fondo, ma in cuor suo Tony spera che insieme riusciranno a rialzarsi.




















Ookaay sono arrivata alla fine, questo era l'ultimo capitolo 😭😭😭 spero vi sia piaciuta questa breve avventura 😭❤️

ps: non mi sono dimenticata di Rocket e Shuri, ma volevo concentrarmi su Tony e gli Avengers, sul loro incontro 💔

pps: scusate lol non la segno come storia completata, per il momento la termino così, ma se dovesse venirmi in mente altro aggiungerò volentieri altri capitoli 💞

FROM THE ASHES WE WILL RISE ~ TONY STARK Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora