11. "Alyssa Maria Martin"

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Bianca's Pov

«Bene ragazzi, come stavo dicendo, la seconda guerra mondiale iniziò nel 1939 e terminò molto più tardi, ovvero nel 1945» La professoressa Ramirez disegna un grafico temporale alla lavagna mentre continua a spiegare le cause e le conseguenze della seconda guerra mondiale.
Disegno l'ennesimo grafico sul quaderno mentre l'altra mano la porto sotto al mento.
Iris qualche giorno fa chiese alla prof di spagnolo di cambiare posto e, poiché l'unico banco libero era il mio, ha deciso di mettersi di fianco a me. Avere lei come compagna di banco almeno mi rende più sicura di me. Ammetto di non essere una frana ma nemmeno una genia in matematica e diciamo che lei qualche volta mi concede di guardare il suo quaderno durante i compiti in classe.
La campanella della terza ora decide di suonare finalmente e mentre sto per posare tutto nella mia tracolla per andare nell'altra aula, Alyssa Maria Martin alias "la genia della classe" si avvicina al nostro banco.
«Ehi!» La saluto.
«Ciao, ehm, come va?» Mi chiede quasi impacciata nella voce.
«Tutto bene, te?» Le chiedo cordiale.
«Bene. Ho sentito che voi state organizzando il ballo della scuola» Inizia a dire. Io ed Iris ci guardiamo un faccia per qualche secondo finché lei non decide di continuare a parlare.
«Potrei aggiungermi anch'io?» Ci chiede guardandoci negli occhi.
Ci alziamo per raggiungere gli altri nell'altra aula, quella di spagnolo. Io ed Iris l'affianchiamo mentre Alyssa si aggiusta i libri di spagnolo che ha in mano.
«Certo che puoi! Anzi, ci servirebbero anche un altro paio di mani» Dopo l'esclamazione di mia cugina scoppiamo a ridere tutte e tre.
«Avete già qualche idea?» Ci chiede.
«Ancora nulla, sfortunatamente» Sbuffa Iris.
«Che ne dite se oggi pomeriggio passate per casa mia? Almeno potremmo cercare qualcosa su internet e vedere un po' come possiamo addobbare la palestra. Che ne dite?» Ci propone.
Sorrido per la sua dolcezza e per la sua disponibilità ed annuisco, cosa che alla fine fa anche mia cugina. Entriamo in classe e lei si siede al terzo banco, quello davanti a noi. Io ed Iris siamo sempre state tipe da ultimo banco, ci siamo sempre ritrovate qui che ci piaccia o no.
«Che carina, vero?» Mi chiede Iris sussurrando.
«Si!» Esclamo sorridendo prendendo la penna in mano mentre sto per scrivere il titolo della lezione di spagnolo di oggi.
«¡Hola chicos!» Ci saluta cordialmente la nostra prof. É una donna abbastanza seria e cordiale anche se quando vuole sa essere molto molto ma molto severa.
«¡Buenos dias!»Esclamiamo.
«Oggi vi parlerò della letteratura spagnola» Inizia la lezione. Iris inizia a prendere appunti mentre io disegno qualcosa di indecifrabile sul bordo della pagina.
Chissà cosa starà facendo adesso Ares. Stanotte non ho chiuso occhio, il suo ricordo mi si presentava davanti agli occhi sebbene fossero chiusi, ho anche provato a prepararmi una tazza di camomilla, a contare le pecore, ma nulla. Lui era sempre lì. Alla fine mi sono ritrovata con le solite cuffie nelle orecchie con la canzone dei Nickelback, quella che mi aveva cantato, anche se solo il ritornello, il giorno stesso.
Sono rimasta sveglia a sentire quella canzone in loop e a vedere le stelle. Lo faccio spesso visto che mi da un senso di tranquillità e spensieratezza. A volte mi chiedo come sarebbe la vita senza queste piccole cose a renderla unica.
Le gomitate di Iris mi riportano alla realtà mentre mi guarda chiedendomi sottovoce cosa abbia ma il meglio che io possa fare è rassicurarla con lo sguardo e sorridere lievemente.
«Sono solo stanca» Mi giustifico. Lei annuisce e ritorna a seguire le parole della professoressa, cosa che dovrei fare anch'io.
Guardo la prof mentre inizio a prendere appunti su ciò che dice e cerco di farmi i miei schemi così da avvantaggiarmi a casa per studiare meglio così che poi io possa crollare in un lungo sonno.
Dopo un po' di tempo passato a scrivere appunti e a sentire cosa dicesse la mia professoressa, ci prepariamo per andare via visto che oggi usciamo qualche ora prima.
«Non so te, ma io non vedo l'ora di pranzare» Si lamenta Iris portando la mano sul suo ventre.
Rido e poso i libri nella borsa. Metto il cappotto e ci prepariamo per uscire da scuola.
«Io invece ho solo sonno, andrei a dormire senza nemmeno pranzare» Le rivelo. Lei mi guarda e fa di no con la testa mentre ride.
«Gli altri giorni avrei potuto anche capirti, ma con la fame che ho oggi ti dico solo che per me sei pazza» Mi sorride in modo strano per poi fare spallucce.
«Ehi!» Ci affianca Alyssa.
«Ehilà!» La saluto mentre Iris la saluta con un cenno di capo.
«Mi sono dimenticata di darvi le indicazioni per casa mia, scusatemi» Si scusa mentre tiene stretta la bretella del suo zaino.
«Macché, figurati» Le sorrido cordiale. Inizia a darci le indicazioni per andare a casa sua ed una volta finito, scendiamo le scale per arrivare al primo piano e uscire definitivamente da scuola.
«Allora oggi alle 15:00?» Ci chiede, io ed Iris annuiamo.
«Vi aspetto» Sorride felice e ci saluta con la mano per poi uscire da scuola.
«Non avevo mai notato quanto fosse dolce» Scendiamo le scale mentre quei pochi raggi di sole ci riscaldano.
«Hai ragione, anche se devo ammettere che da quando è arrivata quest'anno non le abbiamo mai parlato più di tanto...» Ammette.
«Già» Rispondo.
«É una ragazza che sta sulle sue» Noto pensando a quel poco che abbiamo conosciuto di lei in questo arco di mesi.
«Beh, allora non avrete problemi a stringere amicizia» Ride e scappa da me sapendo che l'avrei colpita sul braccio.
«Mi sa che oggi non potrai dormire» Mi ricorda mentre cammina all'indietro per potermi guardare.
«Si, ma mi sa che andrai a finire in ospedale se non guardi dove metti i piedi» Le indico la strada piena di auto che dobbiamo attraversare.
«Forse» Torna a camminare normalmente e mi affianca nuovamente.
«Ci si vede dopo, Bì» Mi saluta con un lungo abbraccio prima di svoltare verso casa sua.
Sorrido per il carattere così differente dal mio di mia cugina, anche se da un lato è meglio che sia così. Non ce la vedrei proprio Iris riservata, impacciata e per niente timida. Lei è così: frizzante e combina guai.
Guardo il cielo stracciato dalle nuvole bianche ed i pochi raggi solari che riescono a fuoriuscire da esse che mi toccano la pelle e tutto ciò mi riporta all'estate scorsa quando mia sorella Jocelyn mi convinse a portare lei e Giuly al parco, inutile dire che le ho accontentate, ma ciò che successe mi fece passare forse il pomeriggio d'estate più divertente della mia vita.

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