Salve a tutt*!
Grazie per aver scelto la mia storia. E, soprattutto, grazie per la fiducia. Se siete qui, deduco sia perchè abbiate già letto la prima parte, di fatti questo libro è il secondo capitolo di una triologia. Se non avete ancora letto il primo, già concluso, vi lascio il link qui sotto!https://www.wattpad.com/story/142395528-armin-all-in-scommetto-tutto-su-di-te_
Se invece conoscete già le avventure dei miei protagonisti, allora...Spero vi piaccia il continuo!
Con affetto,
Tessa <3Una nauseante sensazione si era impadronita del mio corpo, non avevo nulla di comodo sotto la schiena e la testa stava per esplodermi. Quel terriccio umido mi procurava un gran fastidio sulla pelle e l'aria intrisa di polvere mi portava a tossire violentemente. Mi sentivo spaesata, come se fossi stata afferrata, scossa e poi sbattuta al suolo ripetutamente, inoltre ero nuda ed il sole cocente mi avrebbe da un momento all'altro scottato la pelle. Provai a rialzarmi, ma le vertigini mi portarono a cadere più volte. Non ricordavo nulla e nulla era ciò che avevo, eccetto quella terribile sensazione di vuoto che mi stava accompagnando dal preciso momento in cui riaprii gli occhi. Ero attorniata da una arida terra, senza erba e senza fiori, in lontananza, di fronte a me, scorsi una infinita foresta di alberi giganti, mentre alle mie spalle, a pari distanza dalla foresta ma in direzione opposta, una muraglia altissima, non sembrava esserci un'entrata o un varco, era impenetrabile, così impetuosa che a stento riuscii a capire se mi trovavo all'interno o all'esterno di quell'enorme struttura di pietra. Mi faceva paura, mi dava un senso di oppressione e di claustrofobia, motivo per il quale mi avventai verso gli alberi istintivamente: avevo scelto la strada che più mi sembrava condurre verso una ipotetica libertà. Dieci, venti, forse trenta chilometri, troppi per le mie fragili gambe che riuscirono però a condurmi ugualmente nel cuore di quella foresta, mentre le tenebre calavano lentamente sul quel luogo, opprimendo luce e calore, passando così dal più asfissiante caldo torrido ad un imminente freddo. Evitai di sedermi o toccarmi le zone delicate con le mani sporche, in un luogo così isolato l'ultima cosa che dovevo fare era beccarmi un'infezione o un batterio, se volevo sopravvivere. Ero esausta. Ma lì qualcosa doveva pur esserci: un riparo, una casa, un po' d'acqua o qualche frutto, per quanto fosse insidiosa non mi pentii di averla scelta come obiettivo. Le mura, invece, cosa avrebbero potuto darmi se non un grosso perimetro attorno al quale camminare, senza nemmeno sapere per quanto si estendesse?
- Che ne sarà di me? -
Guardavo ogni centimetro della mia pelle, le mani, le gambe, il petto. Non mi riconoscevo in quel corpo. E' il mio? E' di qualcun altro? Sono viva? Sono morta? Perché non so chi sono? Perché non ho ricordi? Come ci sono arrivata qui? Infinite domande che mi esplodevano nella testa con violenza. Vennero stoppate da un tumulto e da agghiaccianti versi demoniaci provenienti dal lato est della foresta, scappai con le ultime forze rimaste, anche se la mia corsa aveva il ritmo di una passeggiata. Che terribile esperienza. Non fu per nulla facile nelle mie condizioni stare a contatto con il paesaggio selvaggio, ma dopo diverse ora a brancolare nel buio, quasi ci feci l'abitudine. Oltrepassai un arco fatto di alberi e foglie, svoltai verso uno spiazzale vuoto, attratta da una forte luce bianca e, arrivata lì, osservai nel cielo una immensa luna circondata da milioni e milioni di stelle incandescenti che assieme misero in scena lo spettacolo più bello che possa ricordare, avanti al sipario dell'aurora boreale che come una tenda elegantemente cadeva dal cielo. Quel posto era davvero meraviglioso, giacevo con le ginocchia sulla terra umidiccia, continuavo a tremare dal freddo e a coprirmi con le mani, ma quello spettacolo con la sua bellezza mi fece sentire bene, libera, quasi a casa. Non pensai più a quei boati, ai miei interrogatori sul perché mi trovassi lì, sull'incognita della mia sopravvivenza, cancellai tutto e vissi semplicemente quel magico momento, mi sentivo parte anche io di quell'immenso ecosistema e mi sentii come se avessi trovato il mio posto nel mondo, mi stesi sul terreno a pancia all'aria ed alzai una mano per poter afferrare quelle stelle, le volevo una ad una, sarei rimasta lì per sempre. Mi avvolse la sensazione di non essere l'unica al mondo ad aver vissuto quell'esperienza, come se stessi vivendo i ricordi di qualcun altro in una condivisione di forti e cariche emozioni.
- Ehi! Uomo a terra! Uomo a terra! -
Ma la magia si spezzò tutta ad un tratto.
Riuscii a capire quella frase e dedussi che, quelle persone che stavano avvicinandosi a cavallo verso di me, parlavano la mia lingua. Spaventata balzai, correndo, in direzione opposta alla loro, ma fu inutile, mi raggiunsero nel giro di pochissimi minuti. Non potevo paragonare la mia stanca corsa a quella dei possenti animali.
Mi coprii per la vergogna, erano tutti uomini.
- Maria...- sussurrò uno di loro.
"Sono forse io?" pensai, stupita.
- Maria? - aggiunsi. L'uomo scoppiò in un rumorosissimo pianto e si precipitò su di me. Aveva i capelli biondi, lo sguardo ostile ed il corpo molto, molto massiccio e poteva essere sicuramente più alto di un metro e ottanta. A discapito dell'aspetto, singhiozzava violentemente come un bambino sul mio petto.- Maria, sei viva! Non ci posso credere! -
Forse quello era il mio nome. Lui mi conosceva? Forse poteva aiutarmi? Poteva darmi informazioni sul mio passato?
- Maria, si...credo di essere io -
- Si, si...Sei tu! Piccola, sei proprio tu! E' un miracolo, non ci credo! -
Mi coprì col suo grande cappotto. Era così caldo, morbido ed avevo un fortissimo odore virile, mi piaceva, cavolo se mi piaceva, ma mai quanto quelle sue braccia che mi alzarono dalla terra e mi portarono all'interno di una delle carrozze della carovana, in un fortissimo abbraccio.
- Dobbiamo aumentare il passo e tornare velocemente in città! Maria ha bisogno di cure e subito! -
Lo guardai con gli occhi pieni di gratitudine, mentre ancora mi reggevo nella sua presa.
Ero seduta accanto a lui, avvolta da una coperta, mi aveva dato una zuppa calda e del pane che mangiai assaporandone ogni boccone, come se non mangiassi da decenni. L'uomo mi guardò con occhi teneri e di tanto in tanto mi lasciava qualche carezza sulla testa.
- Tu...mi conosci? - Domandai, nella speranza di una risposta.
- Ma certo che ti conosco! Non ricordi nulla? -
- C'è qualcosa che dovrei ricordare? - Mi prese dolcemente le mani e le portò al suo petto.
- Devi ricordarti di me...-
Forse non dovevo fidarmi del tutto, ma era la mia unica salvezza. Perché non lo ricordavo? Non aggiunsi altro e mi limitai a guardare il paesaggio che mi lasciò a bocca aperta.Il cuore mi si illuminò ed i miei occhi non potevano credere a tale bellezza, il profumo nell'aria era fresco e salato, un toccasana per i miei polmoni carichi di polvere.
- Che cos'è? - chiesi attonita, con le mani appoggiate al finestrino.
- E' il mare...- rispose secco lui, alzando la mano sinistra per bere dalla bottiglia dell'acqua, mentre l'altra l'aveva poggiata sulla gamba.
- Il mare? - domandai ancora, senza staccare gli occhi dal paesaggio esterno.
- Già...- Ripose ancora, senza guardarmi, pulendosi il pizzetto dorato con il braccio dall'acqua in eccesso.
- Ti piace?- Aggiunse poi, alzandosi e raggiungendomi.
- E' bellissimo! - Gridai quasi, saltellando con le mani che fortemente reggevano la coperta.
- Ti va di uscire a vedere?- Mi domandò, mettendomi una mano sulla spalla destra.
- Oh, sarebbe fantastico! -
L'aria che penetrò nei miei pomoni sembrò cancellare qualsiasi traccia di polvere.
- Non male, eh? -
- E' meraviglioso...-
Alzai un braccio, lasciandomi lentamente trasportare dal vento.
Il viaggio di ritorno continuò senza intoppi, durante il quale continuavo a scambiare semplici parole con l'uomo che tutti chiamavano "Comandante", fino a quando la carovana si fermò e la frenata mi portò leggermente in avanti. Lui si alzò di botto.
- Aspetta qui -.
Sospirai in attesa, mentre mi raggomitolavo nella coperta e percorsi in ginocchio qualche metro, facendo per affacciarmi dal finestrino. Vidi il Comandante parlare con dei militari all'entrata di grossi cancelli. Vedendolo tornare verso di me, tornai a sedere dove mi aveva lasciata, curiosa di sapere cosa stesse succedendo.
- Dove siamo? - Domandai, senza neanche dargli il tempo di aprire le tende che tenevano la carrozza della carovana chiuse.
- Signorina - disse a gran voce e con soddisfazione - Benvenuta a MARLEY -.
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Armin, All in! - Cambio le regole del gioco -
Fanfiction"Non permetterò mai più a nessuno, soprattutto a me stessa, di trattarmi come se fossi l'ultima ruota del carro. Non sarò mai più passiva delle vicende e degli eventi, dopo tutti questi anni passati a starmene lì buona a farmi comandare in silenzio...