Reiner's POV
Guardare quei suoi occhi traboccanti di dissenso trafiggermi con lo sguardo fu più assoggettante del previsto. Non sapevo per quanto tempo ancora avrebbero retto tutte quelle bugie. La fatica che feci per mantenerle fu immensa e lo sforzo per essere coerente e non scordare alcun dettaglio mi stavano portando alla pazzia. Ma per proteggerla dalle troppe realtà che aveva vissuto e la sfortuna del destino che le era stato scritto, ero disposto a tutto.
Mi sentii un grande bastardo, ma non poteva ricordare.
I suoi incubi le davano già una pericolosa spinta verso la riemersione della verità.
Chiamatemi egoista, odiatemi se necessario, sputatemi addosso le peggiori parole, datemi del mostro, ma lei, Santo Cielo, volevo fosse mia. Mancavano solo due giorni, quarantotto misere ore e finalmente avrei potuto gridare al mondo la realizzazione dell'unica cosa nella mia vita che mi era stata concessa di scegliere: la donna da amare e sposare.
Nonostante ciò, mi spaventava un matrimonio fatto in parte di segreti. Sarei riuscito ad evitare che riscoprisse l'esistenza dei Giganti? A nascondere che uno di quei mostri che la terrorizzava nei suoi incubi...ero io? Ma il mio più grande terrore, stava nel fatto che se avesse ricordato anche solo una delle faccende del suo passato, sarebbero riaffiorati nel suo cuore anche tutti i suoi affetti, compreso l'amore che la legava ad Armin: ho ancora davanti agli occhi il modo in cui si guardavano e quella splendida luce negli occhi di Maria che brillava solo per lui, una luce che non ho mai visto splendere ugualmente per me.
Ed a quel punto, neanche il matrimonio sarebbe servito, perché nulla mi avrebbe più legato a lei, anzi, avrebbe finito soltanto per odiarmi di un odio profondo come gli abissi, etichettandomi come un manipolatore traditore.
Ed io ne avevo abbastanza.
Eppure per lei ci sono stato da sempre, ma non lo avrebbe mai ricordato.
E non doveva farlo.
Stavo per salvarla e regalarle un futuro tranquillo, sereno e felice per quanto mi fosse possibile, ed era questo quello che contava veramente.
Non potendo alimentare ulteriormente i suoi sospetti, fui costretto ad assecondarla. Così, con l'amaro in bocca, crollai a terra seduto e cominciai a raccontare...- Prima di trasferirci qui a Liberio, io e te abitavamo in un piccolissimo villaggio rurale al di là della terza collina più lontana. Le nostre famiglie hanno sempre vissuto assieme, lavorando e cooperando laboriosamente per fornire al re i migliori prodotti agricoli mai messi sul mercato. Ma le cose iniziarono a cambiare quando la popolazione si ribellò alla monarchia, dando così vita ad una piccola organizzazione Terroristica interna che diede il via ad una vera e propria Guerra Civile: partirono con l' eliminare ogni risorsa del re stesso. Il nostro villaggio venne fatto saltare nel giro di poche ore. Io e te non eravamo altro che ragazzini...E mi ricordo ancora quanto fossi disperato nel comprendere che non avevo più la tua mano nella mia, mentre cercavamo di metterci in salvo... -.
Lo sguardo di Maria era rivolto verso lo scuro paesaggio circostante, mentre poggiava il mento sulle ginocchia e teneva le braccia alle sue gambe in un auto-abbraccio. Il mio istinto mi portò a rimediare alla sua mancanza di sicurezza dopo l'ennesimo rispolvero di quella storia, leggendo nei suoi occhi il solito turbamento. Mi spostai leggermente dal mio posto verso la sua direzione, avvolgendola. Provai un senso di appagamento vedendola rilassata a contatto con me.
- Odio raccontarti questa storia per questo motivo: ti spegni totalmente...-
Rivelai a bassa voce, poggiando il mento sulla sua testa.
- Torniamo a casa. Sei troppo stanca...-******
Tirai su con la bocca ed il tabacco corrose la mia gola man mano che aspiravo. Trattenni per un po' il fiato in una apnea di qualche secondo, per poi liberarmi dal fumo con una grossissima espirazione, mentre la vista mi si annebbiava man mano coperta dalla nube grigia. L'altra mano era nella tasca della mia vestaglia nera, sentii qualcosa di ruvido all'interno di quest'ultima e, mentre ancora giocavo col mio respiro, tirai fuori quel pezzo di carta che lessi con occhi semichiusi: era un vecchio post-it con un nome, ormai illeggibile a causa dell'inchiostro sbiadito.
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Armin, All in! - Cambio le regole del gioco -
Fanfic"Non permetterò mai più a nessuno, soprattutto a me stessa, di trattarmi come se fossi l'ultima ruota del carro. Non sarò mai più passiva delle vicende e degli eventi, dopo tutti questi anni passati a starmene lì buona a farmi comandare in silenzio...